IL SONNO NEL DESERTO - di "Clecle-chan"
Il deserto pareva senza fine e gli occhi di Squall scrutavano tristemente l'orizzonte sperando di intravedere, da qualche parte, la sagoma dell'Orfanotrofio, la sua salvezza.
Là, lo sapeva, tutti i suoi amici lo aspettavano e anche Rinoa; se lo erano promesso:
"Sarò qui, se verrai mi troverai"
Allora perché lui era ancora disperso nella desolazione di un deserto infinito?
Dove erano tutte le persone che dicevano di volergli bene?
Non poteva credere che l'avessero abbandonato nuovamente, non dopo che lui aveva aperto il suo cuore, non dopo che aveva permesso loro di fare parte della sua vita! Non poteva essere così!
Invece lì con lui non c'era nessuno.
Era solo.
"Perché?" - si chiese sentendo una rabbia imponente crescergli dentro - "Ho passato tutta la vita da solo, cercando di cavarmela con le mie forze, senza farmi avvicinare da nessuno, tramutando il mio cuore in ghiaccio. Pensavo finalmente di aver trovato in Rinoa, Zell, Quistis, Irvine e Selphie quel calore necessario a sciogliermi e invece li ho persi!
È questo il mio destino? Dover perdere tutti quelli a cui mi affeziono? Dover combattere da solo, affannandomi dietro un'utopia?"
Squall scosse la testa scoraggiato e prese a camminare senza meta, trascinando stancamente un piede davanti all'altro, stringendo ogni tanto il ciondolo che portava al collo, come se potesse attingere da quell'immagine la forza necessaria ad andare avanti.
Procedette per un tempo indeterminato, il ragazzo non avrebbe saputo dire se si trattava di secondi o secoli, sempre accompagnato da un silenzio impenetrabile.
Ormai giunto allo stremo delle forze, Squall sollevò il volto e vide di fronte a sé un burrone immenso e senza fondo; spaventato si voltò per tornare indietro ma si accorse di essere su un piccolo pezzo di roccia sospeso nel nulla, come una nave alla deriva nell'Oceano.
Rimase agghiacciato da quella visione e l'ultimo barlume di forza che aveva in corpo svanì.
Cadde.
Immobile.
Davanti agli occhi vedeva scorrergli freneticamente le immagini dei suoi amici e poi Rinoa…
Cercava di catturare la sua figura, ma i lineamenti della ragazza si facevano sempre più sbiaditi, come se non l'avesse mai conosciuta veramente, come se non fosse riuscito a salvarla, come se nello spazio non fosse riuscito ad afferrarla, come se il suo casco si fosse rotto.
Nella testa di Squall rimbombò amplificato migliaia di volte il rumore del vetro infranto, e con una sconvolgente veridicità vide il viso di Rinoa fin nei minimi dettagli: freddo, bianco, senza vita.
Fu come una pugnalata nel cuore e il ragazzo giacque privo di sensi.
Si sentì scivolare, attratto verso il basso da una forza misteriosa. Attorno a lui tutto era di un bianco candido e aveva la sensazione di non avere peso, come una piuma.
Dopo qualche minuto toccò il fondo, senza avvertire nessun dolore. Si mise in piedi e si accorse di avere di fronte un'immensa porta argentata, con fini intarsi che andavano a formare delle parole di cui non conosceva il significato:
Inwiar Tulime Linsonte Oden.
Osservò la scritta per alcuni secondi, poi lentamente stese una mano e sfiorò gli enormi battenti che si aprirono silenziosamente, come per magia. La porta aperta rivelava un lunghissimo corridoio illuminato da candelabri a tre braccia, posti a distanze regolari; sulle pareti si alternavano arazzi preziosi e porte argentate. Tutto dava l'impressione di essere sempre stato così, di non poter mai venire alterato e suscitava un forte rispetto e una sorta di muta ammirazione nel ragazzo.
Squall avanzava titubante, osservando i grandi drappi che rappresentavano esseri magici mai visti sulla terra, forse esistiti un tempo, ma ormai caduti nell'oblio. Provò ad aprire le porte, ma per quanto sforzasse le maniglie quelle rimanevano serrate, come se non volessero svelare ciò che era celato dietro di esse.
Ormai stanco di camminare, Squall si lasciò scivolare sul pavimento prendendosi la testa fra le mani, sentiva che la disperazione si stava nuovamente impadronendo di lui.
Era solo, in un luogo sconosciuto che pareva fuori del tempo e non sapeva come fare per tornare dai suoi amici.
Ma ormai incominciava a pensare che fosse stato tutto un sogno, tutte le avventure vissute con loro, tutte le battaglie vinte, tutti i discorsi fatti…
Forse erano stati solo una sua fantasia, anche Rinoa, anche il sentimento nuovo e stupendo che l'incontro con quella ragazza dolcissima aveva fatto nascere in lui. Forse era questo posto la realtà e lui si era appena svegliato da un magnifico sonno.
Mentre era immerso nelle sue riflessioni sentì una dolce melodia provenire dall'alto, si alzò e si accorse che di fronte a lui era comparsa un'ampia scalinata, non molto lunga, che conduceva ad una porta socchiusa.
La musica proveniva da lì.
Squall corse su per le scale, attratto dalle note, speranzoso che oltre a quella soglia ci fosse qualcosa in grado di dissipare i suoi dubbi.
Spalancò la porta con irruenza e venne accecato da una folgorante luce bianca. La stanza era enorme e circolare, pavimentata da lastre di zaffiro che riflettevano un soffitto riccamente affrescato, le pareti invece erano coperte da specchi che al loro interno sembravano racchiudere fuochi fatui danzanti.
Al centro della sala c'era un piedistallo di diamante che sorreggeva uno strano catino, dal quale si levavano fiamme viola e bianche.
Il ragazzo si avvicinò al bacile, quando fu a pochi passi di distanza si fermò e istintivamente pronunciò le parole lette all'entrata:
"Inwiar Tulime Linsonte Oden"
Appena il suono della sua voce si spense, le fiamme si alzarono improvvisamente, emanando una luce intensissima per alcuni secondi, poi si estinsero.
Squall, allora, si sporse sul catino e vide riflessa la propria immagine in un fluido che pareva insieme fuoco e ghiaccio.
"Salve a te, Squall Leonhart!" - disse una voce eterea.
Il ragazzo si voltò e vide uscire dagli specchi le entità che tanto l'avevano aiutato durante le battaglie più impegnative: le sue Guardian Force gli si stavano lentamente avvicinando, prendendo consistenza ad ogni passo.
"Finalmente c'incontriamo fuori di una battaglia!" - disse Shiva, sorridendogli." - "Era da tanto tempo che speravo di avere l'occasione di conoscere il mio Evocatore, per sentire la sua voce dire qualcos'altro, oltre a POLVERE DI DIAMANTE"
Squall era così stupito che non riusciva nemmeno a muoversi, figurarsi a parlare.
La risata cristallina di Shiva lo scosse: non c'era proprio niente da ridere!!
"Ecco" - intervenne Ifrid" - Questo sguardo lo riconosco; c'è la stessa determinazione di quando lo vidi per la prima volta nella Caverna di Fuoco! Avanti ragazzo, sputa il rospo. Lo sappiamo benissimo che hai delle domande da fare!"
Ora il ragazzo capiva perché Zell avesse tanta affinità con Ifrid, quei due avevano lo stesso temperamento. Si bloccò, stupito di aver pensato ad una persona di cui aveva messo in dubbio l'esistenza solo pochi minuti prima.
Alzò lo sguardo. "Dove mi trovo?" - chiese - "Perché sono qui? Come faccio a tornare dai miei amici e da Rinoa, sempre ammesso che esistano davvero?"
"Il luogo in cui ti trovi è la parte più profonda della tua anima, dove risiediamo noi assieme ai ricordi che ti abbiamo sottratto per entrare a fare parte della tua vita.Il perché del fatto che ti trovi qui, con la possibilità di parlarci, lo puoi capire dalle parole che hai appena pronunciato. Hai messo in dubbio l'esistenza dei tuoi amici e della ragazza che ami e così hai finito col perderti.
Ti abbiamo portato qui perché tu possa ritrovare i ricordi necessari per tornare da loro e anche per restituirti una parte delle tue memorie, che da troppo tempo hai dimenticato." - Questa volta era stata Siren a parlare.
"Non tutti tra noi hanno il potere di restituirti qualcosa, ma sono lo stesso qui per assicurare che non ti succeda niente di male. In fondo il nostro compito è proteggerti, persino dentro te stesso." Alle parole di Shiva, i Brothers, Carbuncle, Kyactus, Bahamut, Tomberry e Eden si disposero ai lati della sala.
Gli altri invece si misero in fila di fronte al ragazzo.
"Ora avvicinati a turno ad uno di noi e toccaci, i ricordi fluiranno direttamente nella tua mente. Non ti accadrà nulla, noi ti sorreggeremo. Sei pronto?" - chiese sempre Shiva.
Squall annuì, non si sentiva spaventato, solo era un po' confuso.
Si avvicinò a Leviathan, per primo, scrutando quei profondi occhi blu. Alzò una mano e la poggiò delicatamente sul muso umido del GF. Immediatamente tutto divenne buio.
Si trovava nel castello d'Artemisia, faccia a faccia con la Strega che scrutava i sei ragazzi con occhi pieni d'odio. Si voltò da una parte e dall'altra e vide tutti i suoi amici, scorgendo sui loro volti una traccia di paura, subito sostituita da una forte determinazione.
Sentì la mano di Rinoa stringere la sua e la voce della ragazza sussurrare: "Insieme ce la faremo!"
E così era stato, insieme avevano lottato, qualcuno si era sacrificato ma alla fine avevano vinto: Artemisia era sconfitta e finalmente sarebbero potuti tornare, tutti insieme, al Garden!
L'immagine svanì e lui si ritrovò davanti al Drago d'acqua. Lo ringraziò per ciò che aveva mostrato. Poi si spostò di fronte a Diablos, il quale lo squadrò con i suoi occhi scarlatti e gli tese un'ala.
Squall l'afferrò e nuovamente cadde nell'oscurità.
Era nell'infermeria del Garden, inginocchiato accanto al letto su cui era distesa Rinoa, svenuta. Il viso della ragazza, solitamente colorito, era pallido e freddo. Guardando i suoi occhi chiusi il ragazzo capì per la prima volta quanto veramente tenesse a lei, quanto disperatamente ne avesse bisogno e quanto avesse paura di perderla.Lo sguardo di Squall si posò sulla catenella alla quale Rinoa aveva appeso la copia del suo anello: si sentiva impotente; avrebbe voluto salvare la ragazza ma non sapeva cosa fare. Strinse le mani di Rinoa, appoggiò il capo sul suo petto e cullato dal respiro regolare di lei chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, si trovava di nuovo nella sala circolare, Diablos lo stava osservando comprensivo. Il ragazzo si inchinò come segno di ringraziamento e passò a Siren, che senza aspettare prese la mano del ragazzo e se la pose sul petto.
La Sala Grande del Garden era affollata da studenti e professori che festeggiavano i nuovi SeeD. Squall osservava il cielo fuori della grande vetrata sul soffitto, quando,seguendo la scia di una stella cadente, il suo sguardo si posò su una ragazza vestita di bianco. Questa gli sorrise dolcemente indicandogli la stessa stella, poi si avvicinò a lui senza esitazioni e lo trascinò sulla pista da ballo. Dopo un tragico inizio, Squall si accorse che non gli dispiaceva per nulla danzare stringendo tra le braccia quella bella ragazza. Sul finire del walzer esplosero i fuochi d'artificio e i due si fermarono ad ammirarli…
Siren allontanò la mano di Squall e gli sorrise. Con un cenno del capo lo invitò a proseguire e il ragazzo si spostò di fronte a Quetzal. Il grande Uccello di Tuono abbassò il capo, per permettere alla mano di lui di sfiorargli il becco.
La pioggia fredda stava inzuppando Squall, che non accennava ad andare a mettersi al riparo; le lacrime si mescolavano alle gocce e gli correvano lungo le guance.
Era disperato, perché pochi attimi prima lo avevano separato dalla sua amata sorellina, gliela avevano portata via per sempre.
Ormai era solo.
"Sorellina" - gridò" - Sorellina. Perché te ne sei andata?"
Questa volte fu Squall a staccarsi velocemente, non aveva assolutamente voglia di rivivere ancora quel dolore. Ringraziò Quetzal e si mise davanti ad Ifrid, il quale mise le sue possenti mani sulle spalle del ragazzo.
L'infrangersi delle onde faceva da sottofondo alle urla dei bambini, che correvano sulla spiaggia dietro l'Orfanotrofio.
Irvine cercava di prendere Quistis e Selphie, mentre Zell scappava da Seifer. Squall invece sedeva in disparte vicino a Ellione e alla Madre, che stava narrando una favola, finché stuzzicato da Seifer si alzò per scagliarsi contro di lui.
Quando tornò cosciente nella sala, Ifrid gli sorrise dicendogli: "Eri già un bel tipetto all'epoca, eh? Sempre pronto a batterti con Seifer, mai una volta sei scappato! È questo che ti rende speciale: la gran forza di volontà che hai e che ti sostiene in ogni pericolo."
Il ragazzo si stupì del complimento, sapeva di essere testardo ma non l'aveva mai preso come un fatto positivo.
Strinse la mano immensa del GF, ringraziandolo.
Si spostò di qualche passo e si mise davanti all'ultima Guardian Force, la sua preferita, quella con cui aveva più affinità: Shiva.
Guardò intensamente negli occhi azzurri della Donna dei Ghiacci, i quali invece di freddo gli trasmisero una dolce e piacevole sensazione di calore e tranquillità. Esitò ancora qualche secondo, perché sentiva che Shiva, così simile a lui, gli avrebbe rivelato qualcosa di molto remoto e profondo; non era così sicuro di voler conoscere quest'ultimo ricordo.
Shiva si accorse della titubanza del ragazzo e dolcemente gli sussurrò "Non temere, i ricordi sono preziosi. Io te ne voglio restituire uno lontanissimo, il più bello che abbia mai trovato nella tua mente. È il mio legame con te, per questo abbiamo tanta affinità." Poi gli prese entrambe le mani e intrecciò le sue fresche dita con quelle del ragazzo.
Ancora una volta Squall vide tutto diventare buio.
Era piccolo, molto piccolo.Si reggeva a malapena sulle gambe ed era aggrappato ad una sedia. Fissava incuriosito un vaso di fiori bianchi su un bancone lungo, come quelli dei bar; dietro di esso una giovane donna dai lunghi capelli scuri tenuti indietro da una fascia, era impegnata a sistemare delle bottiglie.
Squall cercò di raggiungerla, ma dopo aver fatto pochi passi cadde all'indietro con in tonfo e cominciò a piangere.
"Piccolo mio!" disse dolcemente la donna, avvicinandosi e prendendolo fra le sue braccia. Squall si ritrovò ad osservare due grandi ed espressivi occhi blu cielo, allungò una mano e accarezzò dolcemente la pelle liscia del viso di sua madre.
"Devi stare attento. Camminare è una piccola, grande impresa. Chissà come sarà felice il tuo papà appena ti vedrà!" A quelle parole la donna divenne molto triste, i suoi occhi si riempirono di lacrime. "Chissà quando potrà vederti, chissà quando tornerà! Non sa nemmeno che esisti, è partito prima che potessi dirglielo, per andare a salvare la tua sorellina. Temo che non lo rivedrò mai più"
La donna strinse il piccolo al suo petto singhiozzando.
Anche Squall piangeva, abbracciando Shiva che gli accarezzava dolcemente i capelli cercando di calmarlo, ripetendogli che il sapere di aver avuto una madre così dolce lo doveva confortare.
"Aggrappati sempre alla sensazione di calore che quell'abbraccio ti ha trasmesso, vedrai che nei momenti di disperazione ti sarà d'aiuto!" Strinse più forte il ragazzo che aveva smesso di piangere, poi si scostò e gli sorrise.
"E' il momento" - disse, e tutte le G.F. si avvicinarono - "ormai hai capito che tutto ciò che hai vissuto non era fantasia, ma realtà. E' ora che tu torni tra le braccia di chi ti ama. Ascolta…"
In quel momento sentì la voce disperata di Rinoa chiamare il suo nome.
"Ti sta aspettando, proprio come vi eravate promessi! Addio Squall, ci rivedremo durante un'altra battaglia."
Tutto attorno divenne sfolgorante e il ragazzo chiuse gli occhi.
Quando li riaprì era stretto tra le braccia di Rinoa, disteso su un verde prato con petali di rosa che fluttuavano tutto intorno.
La ragazza aveva il volto sollevato verso l'alto, le guance rigate di lacrime. Squall si mosse impercettibilmente e Rinoa si voltò di scatto, appena lo vide sveglio iniziò a piangere e lo strinse forte." Credevo di averti perso!" - riuscì a sussurrare tra i singhiozzi - "Eri freddo non mi rispondevi. Ho avuto così tanta paura!"
Squall accarezzò dolcemente i capelli della ragazza e le disse "E' tutto finito, sono qui! Non ti abbandonerò mai! Sono il tuo cavaliere, ricordi?"
La ragazza non rispose, ma lo abbracciò ancora più stretto.Rimasero così per alcuni minuti finché non sentirono delle voci chiamali. Con l'aiuto di Rinoa, Squall si alzò e vide gli altri ragazzi correre loro incontro."Squaaall!" urlò Selphie, fermandosi a pochi passi di distanza "Sei un bruuutto cattivone, lo sai? Ci hai fatto spaventare a morte!"
"L'ho sempre detto io che sei uno degli allievi più problematici del Garden!" rise Quistis.
" Si, ma è anche un grande comandante" disse Irvine "E poi non potresti essere un po' più gentile con lui? In fondo ha appena rischiato di morire!"
"Ooh! Ha la pellaccia dura questo!" disse Zell, dando una pacca sulla schiena a Squall, talmente forte che per poco il ragazzo non cadde.
"Piano Zell" gli urlarono tutti quanti.
"Forza andiamo all'orfanotrofio!" disse Quistis" La Madre e il preside Cid, ci aspettano lì." Avevano appena cominciato a camminare, quando Squall si fermò.
"Aspettate ragazzi!" - esclamò - "devo dirvi una cosa, in realtà è tanto che devo dirvelo… be'… ecco.. Devo ringraziarvi, senza di voi non avrei fatto tanta strada e…Vi voglio bene!"
Tutti lo guardarono stupiti, poi Zell esclamò "Ragazzi sbrighiamoci! Dobbiamo portare al più presto Squall in infermeria, perché non credo si senta molto bene!"
E tra le risate di tutti, i sei ragazzi si incamminarono, lasciandosi dietro tutte le paure e le ansie, sapendo che tra loro si era istaurato un forte legame che niente avrebbe più sciolto.
Attorno a loro i petali continuavano a volteggiare e una piuma candida si staccò dai capelli di Rinoa, volteggiando sempre più in alto, fino a sparire.
FINE
=====
LE STRATEGIE DI ZELL
www.zellfantasy.it