"IL RICORDO E LA STORIA" ( Seguito de "Il Leone e la Fata") - di "Lorenzo"

 

Prologo

Il tramonto era bellissimo, di un rosso intenso. Le nuvole sembravano fiamme che danzavano, sospinte dal vento. Le montagne circondavano il posto dove Lei si trovava e l’acqua purissima del lago rifletteva la luce del sole morente, mentre i pochi uccelli rientravano nelle loro tane, al sicuro...

Tramonto, un altro modo di dire fine...e fine voleva dire tristezza...

Lei lasciò finalmente la lapide di pietra, accarezzando le iscrizioni profonde con dolcezza, prima di riportare la mano sul fianco. Poi baciò con grazia il rozzo disegno sulla roccia, come se potesse darle l’affetto che mai aveva avuto da Lui.

Prima di voltarsi e guardare ad Est, con il cielo rosso del tramonto, decise un’ultima volta, ora, insieme a Lui, di ripensare sia al Ricordo che alla Storia e a come le erano sempre  stati  raccontati...

 

1. Una nuova vita

Dolore. Buio. Oscurità. Sofferenza. Dolore. Buio. Sofferenza. Sofferenza. Follia. Dolore. Sofferenza. Follia. Buio...un tunnel, sì un tunnel- dolore- ci sarà mai l’uscita? La follia, davanti a sé...ma ecco un appiglio, le loro voci, dolci, un sostegno...e poi dolore...dolore...dolor...dolo...dol...d... un dolce buio, riposante e la fine di un’insopportabile sofferenza....

-Tesoro mio, svegliati...

- Co-cosa? - chiese Rinoa, stentando a parlare. Sbatté gli occhi varie volte prima di riuscire a distinguere con chiarezza il viso del marito, seduto sul letto accanto a  lei.

- Ce l’hai fatta, è...tutto finito. Lei è bellissima.

Cos’era successo, si chiese Rinoa. Di chi parlava Squall? Poi sentì un vagito e ricordò tutto. Il Lagunarock stava correndo verso il Garden di Balamb perché il parto era cominciato all’improvviso, ma  non avevano fatto in tempo. Dio, come era stato doloroso.

Si tirò su pian piano, appoggiando le spalle al cuscino.

- No- disse Squall delicatamente- se non ce la fai, non ti stancare...

- Ce la faccio... - rispose lei con un sorriso, poi vide che il marito aveva in braccio la bambina.

- Questa volta- scherzò - l’ho vista prima io.

Era un piccolo gioco tra loro due. Poiché il  primo parto di Rinoa, quello del figlio oramai diciottenne Lorin, era avvenuto dieci giorni prima del previsto, quando Squall era in viaggio, lui era arrivato solo tre ore dopo che il figlio era nato. E Rinoa non aveva perso l’occasione, in quei dieci anni , per punzecchiarlo in continuazione sul fatto che lui l’aveva visto molto dopo di lei.

Rinoa sorrise, poi prese in braccio la bambina- la migliore neonata che avesse mai visto- e la cullò.

- Mayra...-mormorò- sei stupenda...Squall...ma la prima volta non è stato così doloroso...

- C’è stato un...un problema nel parto. Hai rischiato di morire. - Squall si coprì il volto per nascondere il dolore straziante che provava al solo ricordo- Stavi andando via  sotto ai miei occhi.

Si strinse al collo della moglie che gli accarezzò i capelli:- Non potrei vivere senza di te. E’ stato terribile.

- Io ho sofferto molto- disse Rinoa con un’espressione allo stesso tempo triste e sorridente- ma la tua voce mi ha sorretto. E poi ora abbiamo lei...e tutto il resto non conta....

Poi lei si accorse per la prima volta che, accanto alla finestra c’era un’altra figura, tetra e familiare.

- Vieni qui anche tu, Lorin.

Il ragazzo si scostò dalla finestra alla quale era appoggiato e si avvicinò ai genitori. Accarezzò il braccio della madre, ma non si unì all’abbraccio dei due.

Squall represse uno sguardo triste e baciò la bambina. Stettero per un po’ così, i due abbracciati con la bimba e il figlio seduto alla destra della madre, dopodiché la porta si aprì ed entrarono gli altri...

- Ma che bella scenetta!- rise Quistis, commossa e piena di gioia.

- E’ stupenda...-disse Zell, con meraviglia, guardando la bimba.

- Ma il nostro sarà più bello!- scherzò Irvine accarezzando la pancia appena un po’ più grande del normale di Selphie.

-Impossibile- sorrise Rinoa.

- Vedremo, vedremo...

Uno alla volta abbracciarono l’amica e baciarono la bimba. Squall all’inizio si lasciò solo stringere la mano, ma poi abbracciò anche lui i compagni.

- Uhm...- riflettè Zell- Il Lagunarock va avanti, ma CHI PILOTA?!

- ARGH!- Urlò Quistis - Irvine, inetto!

- Io? Che c’entro? Voi mi avete detto di venire da Rinoa!

Lorin si alzò e corse alla cabina di comando. Squall lo seguì con lo sguardo e sospirò. Sperava che la nascita della sorella lo avrebbe cambiato, ma non era così.

Quistis colse lo sguardo del suo antico studente e lo guardò preoccupata.

- Qualcosa che non va?

- E’ Lorin...assomiglia sempre di più a me da giovane...e non è un bene...

- Non fare così, Comandante- scherzò Zell - se verrà su con metà delle tue fortune, sarà il ragazzo più felice del mondo: bello, attraente, misterioso, con un seguito di belle ragazze... AHIO!

A quelle parole, Rinoa gli aveva dato un amichevole- e fortissimo- schiaffo sulla guancia destra.

- Lasciatemelo stare, o lo chiudo in una cripta...

 

2. Un’ossessione

 Due anni...un periodo così breve da essere già passato di nuovo da quando erano tornati da Celestia.

Eppure quei due anni erano trascorsi infinitamente più lenti di quelli passati con lei. Con Starlet.  La sua Starlet. Nessuno lo poteva capire. Nessuno poteva capire il suo dolore. Ma lui non aveva bisogno di nessuno. Solo di lei. Doveva mantenere la promessa. Doveva farla tornare umana.

Mentre prendeva tra le mani i comandi del Lagunarock, Lorin pensò per un attimo alla sorella. Era nata. Era una cosa concreta, una creatura vivente. Solo in quel momento realizzò di avere una sorella.

Si batté una mano in fronte. Non l’aveva nemmeno guardata con attenzione! Lei aveva il suo stesso sangue e lui, preso nei suoi pensieri, non aveva fatto altro che osservarla di sfuggita. Alcune lacrime gli solcarono il volto. Che gli stava succedendo? Non si riconosceva più in quello che faceva. Un tempo cercava di essere gentile e premuroso con tutti. E ora? Ora non faceva altro che scansare tutti quelli che poteva- anche il padre e la madre- e non pensava ad altro che alla sua promessa.

-Non devi angustiarti, Lorin! Non è questo quello che voglio!

Lorin sussultò. Era da tempo che non la sentiva. Starlet, in qualità di Guardiano, poteva parlargli telepaticamente.

- La tua ossessione non ha fatto che escludermi dalla tua mente, Lorin. Devi smetterla! In nome del nostro amore, FINISCILA!

No. Lui non voleva sentirla. Non POTEVA sentirla. La sua voce era come un elisir che gli riempiva il cuore di dolcezza e amore, ma allo stesso tempo lo feriva come la più affilata delle lame. Voleva e non voleva sentirla. Doveva agire. Doveva mantenere la promessa.

Lorin era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse del portello che si apriva alle sue spalle. Tuttavia, si accorse della mano amichevole che gli si era poggiata sulla spalla.

- Quistis...

- Credo di capire quello che provi, Lorin- disse la più esperta dei SeeD del Lagunarock.

- No, nessuno può capire!- urlò, scostandola con una spinta sgarbata. Poi, accortosi di quello che aveva fatto, abbassò la testa-  Nessuno può...

Lorin era infuriato. Nessuno, nemmeno uno dei suoi genitori, voleva aiutarlo davvero. Gli avevano promesso che avrebbero trovato un modo per ridargli Starlet, ma la ricerca del Garden, la nascita della sorella, i problemi del mondo erano tutti “più importanti” di Starlet, secondo loro. E, così, rimandavano. Non facevano altro che rimandare. Erano due anni che rimandavano. Lo avevano tradito. Ma la cosa che più lo faceva arrabbiare era il loro costante atteggiamento di superiorità, quella loro gentilezza mielata e falsa, quel loro continuo assicurargli che avrebbero fatto qualcosa, quel loro continuo “consolarlo”. Ma chi erano loro per consolarlo? Loro erano solo traditori...

La sua rabbia e la sua frustrazione erano tali che mai avrebbe previsto quello che stava per succedere.

- Forse ho trovato il modo, Lorin. Il modo per liberare Starlet.- disse all’improvviso Quistis, non sopportando più di vedere il giovane così afflitto. Lorin la fissò. All’improvviso sentiva caldo. Il suo cuore aveva avuto un sussulto improvviso. Credette di aver sentito male. Ebbe la certezza di aver sentito male. Cominciò ad odiare Quistis. Lei gli avrebbe detto che era solo un’idea, nulla di concreto e lui l’avrebbe maledetta per aver alimentato le sue speranze. Speranze che Lorin si sforzò di non erigere. Speranze che Lorin si accorse di aver appena eretto. Come siamo deboli, noi umani, si disse Lorin, bastano due parole per farci sperare ed altre due per distruggerci. Tuttavia Lorin sentì dentro di sé una piccola voce che lo spingeva a pensare in positivo. Egli conosceva bene quella voce. Era l’unica cosa che lo spingeva, ormai, a vivere. Era la speranza.

- Ti prego- disse a Quistis- dimmi che è vero. Dimmelo!

- Tuo padre non vorrebbe che te lo dicessi. E così tua madre, i tuoi amici, i SeeD, la legge. Tuttavia non posso vederti così, Lorin. Non riesco a vederti così continuamente frustrato e distrutto. Sappi che quello che ti dirò è illegale, immorale e, soprattutto, pericolosissimo. Ma credo che per te ciò non abbia importanza.

- Se è illegale, immorale, pericoloso e contro le idee di tutti, perché me lo dici?

Quistis assunse un’aria grave.

- Lorin. Tu sai che io...ho amato tuo padre?

Lorin non lo sapeva con certezza. Squall non gli aveva mai detto niente in proposito e, ovviamente, nemmeno Rinoa. L’unico che gli aveva accennato qualcosa in proposito era stato Zell. Tuttavia, Quistis non gli diede possibilità di controbattere e, per questo, Lorin le fu grato.

- Sai Lorin, credo di amarlo ancora. No, non fraintendermi- si affrettò ad aggiungere, vedendo il ragazzo accigliarsi- non voglio rovinare la vostra famiglia- sorrise.

- Ho riflettuto molto in questi anni- riprese- e sono giunta alla conclusione che l’amore è diverso da come lo si intende normalmente. L’amore è gioia, Lorin. Una gioia pura e incontaminata che si prova in un solo caso: quando la persona che si ama è felice. I sorrisi , i giochi, i baci, le carezze, la passione, sono tutti fronzoli, Lorin. L’amore deve avere come solo obiettivo la felicità dell’altro. Voglio bene a Rinoa perché è mia amica, ma anche se non lo fosse le sarei legata, e sai perché? Perché è lei a rendere felice Squall, la persona che io amo. Basterebbe questo a rendermi felice dell’esistenza di tua madre.

L’amore è anche e soprattutto questo, Lorin. E’ sacrificio. E io sono più che ben disposta a sacrificare me stessa per salvaguardare le persone che amo. Sarei disposta anche a morire per salvare tua madre perché è lei a far felice tuo padre. Se l’amore è inteso in maniera diversa, allora è egoismo. E’ per questo che ti illustrerò la mia idea, Lorin. Per amore. Per amore di tuo padre....

 

3.  Un progetto

 - Devi sapere, Lorin, che i Plotoni  SeeD che recentemente sono stati preparati ed aggiunti all’Esercito Unito contro Esthar, che ora è il cuore pulsante del territorio di Khythas, sferreranno un attacco alla Piana del Destino tra tre mesi e tre giorni esatti.

- So tutto- disse Lorin- Mio padre è stato nominato Comandante della Prima Forza.

- Esatto, ma non sai perché proprio tra tre mesi e tre giorni e proprio alla Piana del Destino, giusto?

- Beh, ci vuole del tempo per organizzare un simile esercito. Dopotutto si deciderà il destino di tutto il mondo!

- In realtà, Lorin, l’esercito è pronto già da un anno. Abbiamo aspettato tutto questo tempo perché il giorno stabilito coinciderà col Giorno della Caduta di Artemisia. In quel giorno, la magia scorrerà a fiotti nel mondo e le forze SeeD, che agiscono in simbiosi con le Forze Guardiane, saranno molto più potenti...

- Ma anche i nemici saranno più forti...

- No, Lorin. Essi sono mostri e creature mutate o evocate da Khythas. In loro non scorre il potere puro della magia dei Guardian Force. Tuttavia, il tuo ragionamento non è totalmente errato. In uno dei nostri nemici la magia sarà molto più forte. E quel nemico è Khythas. Recentemente alcune nostre spie ci hanno comunicato che lui ha cercato le Chiavi Gemelle di Bashram. Queste chiavi servono per aprire il grande Tempio di Odino che è nascosto  nella Piana del Destino. Basta una sola delle due chiavi per aprire la via per il Tempio. E chiunque riuscirà a sconfiggere Odino in battaglia, nel Tempio, potrà esprimere un desiderio. - Lorin sussultò- Già, vedo che comprendi. Ora, Khythas ha trovato una delle due chiavi e la userà per andare al Tempio. Poiché il suo desiderio sarà di una portata molto grande (cioè avere l’intero mondo ai suoi piedi), si recherà al Tempio il giorno della Caduta, per assicurarsi che ci siano sufficienti forze magiche per esprimere il suo desiderio.

- E io che dovrei fare? Sottrargli la Chiave?

- No, Lorin. Ti ho detto che le Chiavi sono due. Tieniti forte, perché la Seconda Chiave...ce l’ ho io.

- Cosa?!

- Sì, ma ti prego di non dirlo a nessuno. Vedi, ogni Chiave si può usare una sola volta, dopodiché svanisce e riappare in un punto a caso del mondo. Prendila, anche se potrebbe servirci per vincere. Prendila, sconfiggi Odino e riabbraccia Starlet!

Lorin rimase imbambolato per alcuni secondi, fissando Quistis come se fosse un’aliena e sperando ardentemente (per l’incolumità della bella insegnante SeeD) che non stesse scherzando.

Ma Quistis era serissima e, pian piano, frugò in una delle sue tasche, estraendo una piccola gemma verde, incastonata in un blocchetto d’oro, delle dimensioni di tuorlo d’uovo. Lorin fece appena in tempo a notare che la gemma risplendeva di una dolce aura magica che Quistis l’avvolse in un fazzoletto.

- Non lasciarla mai scoperta, Lorin. Gli incantesimi di ricerca di Khythas potrebbero trovarla, se la tieni troppo in libertà..

Lorin notò che Quistis gli stava porgendo l’oggetto e, riluttante, lo prese con cura, infilandolo nella tasca più sicura e segreta della sua tuta.

- Hai detto che ami mio padre, ma perché mi dai la chiave? Perché ? Chiunque sia dalla nostra parte userebbe il potere di Odino per sconfiggere Khythas e tu dai tale potere all’unica persona che lo userebbe per se?

- Capisco cosa vuol dire amare, Lorin...capisco la tua sofferenza...

-........

- Volevo dartela prima, ma in questo gruppo non si riesce mai a trovare un attimo di pace- disse lei, tentando di strappargli un sorriso, che però non venne. - Mi raccomando, acqua in bocca- Quistis gli rivolse un sorriso malizioso, poi aggiunse- anche...anche per quello che provo per Squall, ok?

Lorin non riuscì a far altro che abbracciarla. Voleva  stringerla, baciarla, inginocchiarsi a lei, qualsiasi cosa, pur di farle capire quanta gioia gli aveva procurato.

Invece riuscì soltanto a balbettare un - ..Grazie....

Continuò a stringerla con foga e lei non si sottrasse, sentendo le lacrime del ragazzo bagnarle il collo. Gli accarezzò i capelli. Lorin aveva il cuore a mille per la gioia e il sollievo. Finalmente avrebbe potuto mantenere la promessa. Starlet...

Ma a quegli istanti di pura felicità sopraggiunse, spietato e inesorabile, il sospetto. Il sospetto che Quistis si sbagliasse. Era sicuro che fosse sincera ma...se si stesse sbagliando...non avrebbe potuto sopportarlo...

Restarono così per molto tempo, poi Quistis si alzò.

- Sappi che i tuoi genitori avrebbero fatto di tutto per aiutarti. Devi capirli, anche se ti risulta difficile. Loro hanno scelto di prendere sulle loro spalle il destino del mondo intero. E non è la prima volta che si assumono tale fardello. Eppure sono i soli ad avere l’esperienza e il potere per farlo. Ricordalo sempre, Lorin. Amali, se lo meritano.

Torna da me più tardi, ti darò altre informazioni .E ora vai da tua sorella, Lorin. Tua sorella... 

Dopo alcuni istanti di incertezza, Lorin annuì e corse verso la camera dei suoi genitori, con foga.

E quando si fu allontanato, Quistis, preso il timone del Lagunarock, emise un sospiro di soddisfazione e autocompiacimento. Non aveva perso quel suo “tocco” da insegnante.

 

4. Una motivazione

 Cinquantasette giorni dopo, il cuore di Lorin era ancora  più  pieno di veleno. Veleno verso i suoi genitori, che da quando erano tornati a Balamb non lo avevano degnato di uno sguardo, tutti presi dalla loro nuova figlia e dagli ultimi preparativi per la guerra; veleno verso gli altri studenti SeeD, che lo vedevano come il “figlio del capo”, mostrandosi rispettosi quando lo incontravano, ma  tentando sempre di evitarlo; veleno verso Zell, Selphie e Irvine, così pieni di ottimismo e di allegria; veleno verso la sorella, alla quale attribuiva la colpa di avergli sottratto l’attenzione dei genitori; veleno verso il mondo, che gli girava attorno,  e non si curava minimamente di lui; veleno persino contro Quistis, l’unica per la quale, almeno nei primi giorni, aveva provato qualche sentimento positivo, ma che ora era diventata insopportabile per il suo continuo preoccuparsi per lui.

In realtà, Lorin non voleva ammettere a sé stesso di aver paura. Continuava a rimandare la sua visita al tempio e non trovava mai il coraggio di prendere una maledetta aeronave e raggiungere la Piana del Destino. La sua vita, le sue speranze, la sua integrità mentale sarebbero dipese dalla visita al Tempio di Odino e lui lo sapeva. Ogni mattina decideva che ci sarebbe andato quella notte e il tormento per la missione incombente lo perseguitava fino alla sera quando, sopraffatto dalla paura, giurava a sé stesso che si sarebbe recato alla Piana la notte successiva. Tutto questo lo portava a stare malissimo di giorno e a non riuscire a dormire la notte per i sensi di colpa verso Starlet.

Quel giorno era tarda sera e Lorin era entrato in quella fase in cui  sentiva troppo dura la prospettiva della missione che, secondo il programma (il solito programma), doveva cominciare a breve . E, come ogni giorno, Lorin stava per arrendersi alla sempre più forte canzone tentatrice di quella sirena che aveva nel cervello e che gli sussurrava di attendere ancora, di riposare nel dolce buio della sua stanza, rimandando la pericolosa escursione alla notte successiva. Tanto, nessuno gli correva dietro. Avrebbe sempre potuto farlo il giorno dopo...

All’improvviso, Lorin udì delle voci provenire dal dormitorio degli studenti più giovani. Nulla di strano, se non per il fatto che sarebbe stato pronto a scommettere di aver udito pronunciare il suo nome. Sapeva di essere oggetto di scherno (come i parenti di ogni professore), ma avrebbe voluto sentire con precisione ciò che veniva detto sul suo conto. Era curiosità, o più semplicemente il suo inconscio la trovava un’ottima scusa per perdere tempo e poter attribuire la mancata missione all’orologio.

Attivò un’abilità di Starlet, Passo Felpato, che gli consentì d’intrufolarsi nell’atrio del Dormitorio senza farsi sentire o vedere, nascondendosi nelle ombre. Camminò attraverso il piccolo corridoio, salì in fretta una minuscola scala e sgusciò nella sala comune delle stanze 57-73, quella da cui aveva udito il rumore. Un impressionante numero di allievi era riunito attorno ad un proiettore di ologrammi, che serviva per i compiti ma che i ragazzi stavano usando per giocare a scacchi. Altri facevano qualche partita a carte Triple Triad, ma la maggior parte discuteva e prendeva parte ad una sorta di dibattito. Con sollievo, Lorin si accorse che non stavano parlando di lui, ma del prossimo ballo della scuola che avrebbe avuto luogo tre giorni dopo. Le voci si sovrapponevano.

- Io ci vado senza i GF! Mi hanno detto che è proibito a noi allievi entrare nella sala con Guardiani in Junction!

- E vuoi rinunciare al nostro segretissimo progetto di fuochi d’artificio?

- Io ci vado con una ragazza!

- Sì, come no!!

- Che vestito metti?

- Chi sa se ci sarà Jenny...

Lorin, profondamente disinteressato ai discorsi di stupidi mocciosi su un inutile festa alla quale non aveva la benché minima intenzione di partecipare, stava per andarsene quando, all’improvviso, uno di loro, un ragazzo alto e biondo, prese la parola e scese il silenzio:

- La professoressa Quistis ha detto di mostrare al preside Cid la nostra formazione ed educazione. Perciò righeremo dritto, stavolta.

- Parli proprio tu Dewyn! Tu che sei stato sospeso cinque volte per cattiva condotta!!

Molti iniziarono a ridere, ma Dewyn riprese la parola.

- No, ragazzi, stavolta è una cosa seria. Alla festa ci saranno anche gli Eroi del Tramonto!

Una fitta rete di bisbigli si diffuse per la camera. Poi una ragazza dai capelli rossi prese la parola:

- Mi pare molto improbabile, gli Eroi non vengono mai e la sola che si mostra in giro è la Professoressa Quistis...

- Puoi non credermi, Helena, ma è così. Inoltre stamattina in Presidenza ho udito il preside parlare con Xu, prima di venire da me. Parlava del discorso che gli Eroi avrebbero tenuto.

La ragazza di nome Helena avrebbe voluto ironizzare sul fatto che Dewyn era stato portato anche quel giorno dal preside, ma le voci avevano ricominciato a riempire la stanza:

- Viene Irvine! Irvine, il mio amooore...

- Questo cambia tutto, devo mettermi il vestito nero, così Squall mi noterà.

- Lasciamo perdere la storia dei fuochi d’artificio. Non faremo brutta figura di fronte agli Eroi.

- Dici che ho qualche possibilità con Zell? In fondo, lui non è ancora sposato...

- Ho intenzione di mostrarmi al Capitano Squall. Forse, così potrei ottenere un favoreggiamento.

- Ci sarà anche Irvine...

- Che gioia....

- Se ci sono gli eroi, io non vengo! Che vergogna!

- Vedrò coi miei occhi i Vincitori di Artemisia!

- Se offro un panino a Zell, mi guarderà?

- Potrò vederli con i miei occhi...

Mentre Lorin si accingeva ad uscire, rimase del tutto colpito da ciò che disse una bambina molto piccola.

- Secondo voi verrà anche Lorin?

Il silenzio calò. Poi tutti cominciarono a ridere.

- Quel bamboccio? Dai, hai visto com’è presuntuoso?

- Quell’idiota non è capace di superare nemmeno un percorso di addestramento di livello 1 senza l’aiuto del paparino.

- Io dico che gli hanno lanciato una magia Zombie permanentemente.

- Quel tipo mi mette una tristezza. Sempre solo, sempre triste. Dicono che soffra per amore...

- Chi? Lui? E chi mai potrebbe innamorarsi di lui? Ascoltami, ne abbiamo già discusso tanto, è solo un ragazzo viziatissimo che si crede superiore a tutti e che non sa nemmeno lavarsi le mani senza l’aiuto dei genitori.

All’improvviso Lorin sentiva caldo, molto caldo. Aveva vissuto per sedici anni tra le rovine di Deiling City, tra gli stupri, gli omicidi, i furti. Aveva lottato per un po’ di pane. Aveva dovuto apprendere come usare il coltello ancor prima di saper leggere. Aveva percorso in lungo e in largo le piane di Brizatia in cerca di mostri da cacciare, dormendo tra i cespugli e lottando contro draghi e dinosauri. Il suo cuore era torturato dal dolore per la perdita di Starlet. Soffriva e aveva sofferto sempre e quei mocciosi osavano accusarlo d’inettitudine?

Il primo moto di Lorin fu quello di scatenare una magia Ultima nella sala e consegnare ai vortici interdimensionali le anime di quei piccoli insetti. Stava in effetti per evocare la magia quando la voce di Starlet gli giunse con un grido e Lorin si fermò. Sono caduto così in basso? E’ forse vero quello che dicono quei bambini? Sono forse un presuntuoso che se la prende con i più deboli e non sa uscir fuori dalle proprie paure? Corse via, senza farsi udire. Entrò nella sua stanza e cominciò a piangere. Piangeva per Starlet, per il disprezzo verso se stesso, ma, soprattutto, per la sua paura. Poi, involontariamente sentì la sua mano toccare qualcosa di duro in una delle sue tasche. Vi frugò dentro ed estrasse la Chiave di Bashram. La gemma splendeva di magia e Lorin la strinse nel suo palmo, asciugandosi le lacrime con l’altra mano e scuotendo la testa con determinazione. No, si disse, non sono un vigliacco. Ora so quello che devo fare. Radunò Pozioni e Magie, attivò nuovamente il Passo Felpato ed uscì dalla stanza.

Diede un ultimo sguardo alla sala centrale del Garden, poi corse verso l’hangar.

 

5. Un Ricordo

 La Piana del Destino era un posto sul quale , fin dagli albori del mondo, si raccontavano storie e leggende.  Si diceva fosse stato il luogo nel quale il potente  Gilgamesh aveva combattuto una terribile battaglia contro Kon-Arb, un terribile dragone d’acciaio, vincendolo a fatica. Altri raccontavano che tra le montagne che circondavano tale piana riposava un potentissimo manufatto capace di esaudire i desideri di chiunque lo trovasse. Si raccontavano storie su mostri che col passare del tempo erano divenuti sempre più inverosimili e su tesori sempre più assurdi. Gli abitanti di tale Piana, per rendere propizio il potente Guardiano Odino, gli avevano eretto un Tempio che, pur essendo rozzo e piccolo, si diceva fosse in seguito  diventato il preferito da Odino stesso . In seguito una tempesta di fuoco aveva percosso la Piana e gli abitanti delle antiche ere, nelle loro leggende, affermavano che lo stesso spirito del drago Kon-Arb aveva scatenato tale inferno.  Poi della Piana , nei manoscritti,  si era persa ogni traccia fino a pochi anni prima, quando uno studioso, un tale di nome Biggs, tramite documenti ancestrali, l’aveva ritrovata, in un luogo accessibile solo grazie alla recente Apocalisse. Quando però si era addentrato nei monti, nel luogo in cui si diceva si trovasse il tempio, non era più tornato. In un mondo affannato e distrutto dal Cataclisma, nessuno aveva mai trovato il coraggio di tornare nella Piana. Fino ad ora...

 L’aeronave scelta da Lorin era piccola e maneggevole, perfetta per un ragazzo il cui stile di combattimento si basava sulla velocità e sui riflessi. Ora i pensieri di Lorin erano concentrati sul combattimento che avrebbe dovuto affrontare. Squall e Rinoa gli avevano raccontato di essere riusciti a sconfiggere Odino in battaglia, una volta, ottenendo così il favore del potente Guardiano. Tuttavia uno dei loro nemici, il Cavaliere di Artemisia, era riuscito a distruggere quell’incarnazione di Odino, consegnando, senza volerlo, la sua spada a Gilgamesh, un altro Guardiano dagli enormi poteri, e ricacciando lo Spirito di Odino in un altra forma, spezzando il suo legame con i SeeD.  Dunque Odino era vulnerabile ed era possibile sconfiggerlo! Tali pensieri incoraggiavano il giovane a proseguire e lo inducevano a ripetersi che lui ce l’avrebbe fatta.

Arrivò alla Piana e scese ai piedi di un monte molto alto, il leggendario monte Rizoid, guidato dalla magica luce della Chiave di Bashram. A quanto pareva, la Chiave comunicava il luogo in cui si trovava il Tempio tramite telepatia. La Chiave gli proiettò nella mente l’immagine di un’ apertura nella roccia e lui la trovò. Premette una sorta di incavo nella pietra e l’ingresso di una caverna gli apparve silenziosamente davanti, mentre la roccia svaniva. La Chiave gli sussurrò una frase in mente e tornò a tacere, come qualsiasi oggetto comune. La caverna che conduceva al Tempio. Lorin si addentrò nel buio, sguainando la sua spada, la Spada di Luce, la cui lama sacra diradò le tenebre, consentendogli di vedere. Improvvisamente, la pietra alle sue spalle si richiuse. Probabilmente solo trovando il Tempio, avrebbe guadagnato la possibilità di uscire.

Proseguì per la galleria, il cuore che batteva all’impazzata. Girò per un altro tunnel e all’improvviso vide per terra un liquido violaceo, simile ad una poltiglia disgustosa. L’odore era pessimo, ma Lorin si fece coraggio. Non aveva altra scelta che proseguire.

Il liquido nel quale camminava  era viscoso e appariva fresco, mentre il soffitto era ricoperto di una sostanza solida simile solidificata, probabilmente più vecchia. Gli stivali si appiccicavano al liquido ed avanzare era molto faticoso. Dopo un quarto d’ora di marcia in gallerie sempre uguali e strette, Lorin arrivò in una catena di cave grandi, alte e piene di stretti cunicoli, sempre sporchi qua e là di liquido viola.  La Chiave gli disse di continuare a proseguire per la via larga, ma qualcosa attirò l’attenzione del ragazzo sul soffitto. Un rumore. Un getto di liquido era appena caduto dal soffitto. Lorin tirò un sospiro di sollievo, poi si rese conto di una cosa che gli gelò l’anima. Era liquido fresco!

Con una mossa fulminea, il ragazzo puntò la luce della spada verso quel punto del soffitto e lì lo vide. Il Padrone della Galleria, disse la Chiave, con una freddezza quasi sarcastica. Battilo, aggiunse poi.

Il Padrone era un’aberrazione orribile. Una sorta di enorme ragno, grosso cinque volte Lorin, con un’infinità di occhi molli sovrapposti su quella che normalmente è la parte superiore di ogni ragno. Era orrendamente mutilato: sette zampe da un lato e cinque dall’altro. Un enorme e viscida bocca non faceva altro che secernere quel liquido appiccicoso e maleodorante. Cominciò a correre verso Lorin.

La vista della creatura fu talmente ripugnante che il ragazzo non riuscì a far altro che lanciarsi dietro una roccia, in notevole ritardo rispetto al mostro, che aveva già preso la mira ed emesso un fortissimo getto di fuoco talmente intenso da fondere la pietra. Una qualunque creatura  sarebbe morta, ma Lorin era invece illeso e il primo ad esserne stupito fu lui. Mentre si lanciava nell’altro lato della stanza, deciso a contrattaccare, il ragazzo fece un attimo una verifica dei suoi GF, ma né Starlet, né Shoat erano feriti o addirittura impossibilitati a combattere. Dunque non lo avevano protetto loro dall’attacco. Probabilmente, si disse il ragazzo, il mostro mi ha mancato.

La creatura sembrava impazzita dalla rabbia e aveva cominciato a caricare un altro getto di fuoco.  Lorin le sparò un Blizzard, facendole perdere la mira. Tuttavia la magia non aveva sortito altro effetto e il giovane non voleva che uno dei suoi GF rimanesse ferito, così si infilò in un cunicolo molto stretto e attese. Ma il mostro non appariva deciso a smettere di pensare a lui, anzi cominciò a sparare sfere di liquido in ogni galleria o cunicolo. Dunque a Lorin non rimase che addentrarsi ancor di più nell’angusta apertura della roccia.

Il cammino fu tortuoso ed estenuante, tanto che fu costretto ad usare uno dei suoi tre Elisir per non svenire. Recuperate completamente le forze, notò che in un punto la roccia era sottile. Un colpo forte della lama di luce aprì il passaggio in una sala inquietante. Il nido del mostro. La stanza era enorme, immersa in una luce innaturale proveniente da una sorta di cristallo luccicante rozzamente incastrato nel soffitto. Le pareti e il soffitto erano ricoperte dalla fanghiglia viola.

Ma l’attenzione di Lorin era completamente presa da un angolo della stanza luccicante di luce propria. Una sorta di fanghiglia luminosa avvolgeva alcune figure. Uomini. Lorin si avvicinò, morbosamente attratto.  Quattro delle cinque figure erano cadaveri, coperti da quella fanghiglia luccicante che appariva però più vecchia, una era anch’essa immersa nel fango. Lorin la toccò d’impulso. Sentì freddo. Sentì caldo. Capì. Quella fanghiglia donava forza al corpo, ma drenava vita. Consentiva al mostro di aspirare forza vitale ai suoi prigionieri senza ucciderli, anzi li teneva in vita senza mangiare, bere, pensare...  Potevano solo dormire. Ma la vera cosa che spaventò Lorin fu la quinta figura. L’uomo che si trovava in piedi, di fronte a lui, ricoperto dalla melma, era vivo, immerso in un estenuante e innaturale sonno. E Lorin vide che il volto era scoperto.

Osservò la pietra accanto a lui e notò che alcune ragnatele erano istallate tra i suoi capelli e il muro. Mesi! Quell’uomo era lì da mesi! Lorin si sbagliava. Quell’uomo era lì da anni. Guardò il suo volto e gli sembrò di vedere suo padre. Era un uomo adulto ma abbastanza giovane. I capelli biondi erano cresciuti a dismisura, ma non aveva  barba. Probabilmente la linfa non donava abbastanza forza per permettere ad una  barba già di per sé rasata di crescere. Ma la cosa che aveva indotto Lorin a vedere in lui suo padre era un’enorme cicatrice sul volto, che gli passava tra gli occhi, allo stesso modo di quella di Squall. Doveva assolutamente liberarlo. Evocò un Fire molto lieve al quale diede l’ordine di  bruciare la melma. Vide che era vestito di un lungo cappotto bianco, sporco di sangue e che portava un simbolo simile ad una croce.  Nella mano, altra somiglianza col padre, stringeva un Gunblade, probabilmente l’arma che aveva in mano quando era stato catturato. Poi, quando l’uomo si accasciò a terra, gli lanciò un Elisir. Gli effetti furono immediati. L’uomo aprì gli occhi, si alzò e fece un balzo indietro, agitando l’arma che aveva in mano. Lorin fece per dire qualcosa, ma lo sconosciuto gli saltò addosso, immobilizzandolo, con gli occhi sgranati. Poi, notando che era solo un ragazzo, sempre tenendolo fermo,  gli chiese:

- Chi sei?

- Ti salvo la vita e così mi ringrazi?- La stretta si attenuò un po’.

- Ti ho chiesto chi sei! - insistette lo sconosciuto.

- E ti pare un ringraziamento?

L’uomo sogghignò, sollevandosi e lasciandolo. Lorin si sollevò, massaggiandosi le braccia e ribattendo:

- Tu piuttosto chi sei? E che facevi qui

-  La Chiave di Bashram! La persi durante il mio scontro col ragnetto. Sarà tornata in giro per il mondo...- esclamò l’uomo, non ascoltando la sua domanda, vedendo la luce fuoriuscire dalla tasca del ragazzo, poi aggiunse

- Comunque immagino che tu sia qui per il mio stesso motivo. Il desiderio di Odino. Che anno è?

Lorin rispose e l’uomo sgranò gli occhi, facendo schioccare le dita.

- Però, ne è passato di tempo! Beh, ma ora ho un’altra possibilità. Andrò da Odino e...

- Senti, non so chi tu sia- disse Lorin, esasperato- ma la Chiave è mia e...

- Potrei sottrartela in un attimo, moccioso!

- Provaci! I tuoi arti saranno terribilmente anchilosati, dopo un sonno così lungo!

L’uomo sorrise:- Sei piuttosto sicuro di te, piccolo. Mi piaci. Come ti chiami?

Lorin valutò che era meglio discutere con quell’uomo piuttosto  che affrontarlo. Dopotutto era stato drenato di vita per anni, dargli qualche informazione non poteva causare danni...

- Lorin...Lorin Leonhart.

L’uomo rimase come fulminato per molti secondi, pallido come la morte. Lo scrutava e annuiva...

-Qualche problema?-

Lo sconosciuto riprese il suo aspetto sprezzante.

- Ecco, io...

Uno schianto e un crollo di pietre lo interruppero, mentre il mostro entrava dal soffitto, urlando di frustrazione. La sua fonte di cibo era stata liberata.

- Pensavo che avessi già sconfitto il bestione!! - disse sarcasticamente l’uomo, mentre lui e Lorin si infilavano in un’apertura.

- Accontentati di essere stato liberato!

- Chissà, magari sarei sopravvissuto se fossi ancora cibo per lui!

Il mostro alitava fiamme senza alcun criterio, furioso e impazzito. Lorin gli sparò un altro Blizzard e un Fire, deciso a capire a quale elemento fosse debole. Ma la magia non sembrava ferirlo. L’aberrazione si gettò verso l’uomo, ma Lorin la colpì con la spada, facendole perdere l’equilibrio. Lo sconosciuto lanciò un terribile fulmine, un Thundaga, tra gli occhi del ragno, accecandolo. Poi afferrò Lorin per un braccio e lo condusse verso la galleria principale.

Proseguirono per la galleria, di corsa, poi si infilarono in un cunicolo e strisciarono verso l’ignoto. La Chiave di Bashram riprese a brillare.

- Siamo sulla buona strada!- disse Lorin con gioia.

Emersero in una saletta. Proseguirono nei tunnel per ore, aiutandosi a vicenda e seguendo la luce della Chiave, dimentichi di qualunque avversione tra loro. Arrivarono in una grande sala.

- Siamo molto vicini- disse Lorin.

Lo sconosciuto gli si avvicinò.

- Uno solo può entrare nel Tempio di Odino. E’ tempo che tu mi dia quella Chiave...

- Mai...

- Tu non puoi capire il mio problema, ragazzo. Tu sei stato fortunato...- si interruppe all’improvviso.

Lorin rimase interdetto. Lui, fortunato? Esplose:

- Oh, posso capire e come! Capisco la sofferenza!

- I tuoi genitori sono forse morti?- l’uomo divenne improvvisamente cupo come se l’idea che aveva formulato  lo incuriosisse e preoccupasse allo stesso tempo .

- Cosa c’entrano i miei genitori? Io ho perso qualcuno di molto più caro- si calmò- e Odino me lo restituirà.

L’uomo sorrise- Ah, il destino...una ragazza, vero?- Lorin annuì- I tuoi sanno che sei qui?

- Che ne sai tu dei miei genitori? - Lorin credette di capire che l’uomo lo stesse deridendo per la sua età- Ah, continui a prendermi in giro? Bè, se proprio vuoi saperlo, non lo sanno!

- Come immaginavo...

- Solo perché sono giovane, ciò significa che ho ottimi genitori che si preoccupano per me? Come puoi generalizzare in questo modo?- Lorin non seppe mai che lo sconosciuto non stava affatto generalizzando.

- Sai, siamo molto simili, tu ed io- aggiunse lo sconosciuto- Entrambi siamo ribelli. Ed entrambi siamo qui per riavere una donna.

- La donna che ami?

- Mia madre. O meglio- disse alzando la voce, come se quello fosse un tasto dolente- la donna che mi ha amato come un figlio. L’unica che mi abbia accettato e aiutato. La sua saggezza era infinita...e tu..tu...

L’uomo lo guardò con uno sguardo perso, lontano, come se vedesse in Lorin qualcun altro...un antico nemico, e  sollevò  il gunblade.

- Per colpa tua!! Tutta colpa tua!! La sua morte è COLPA TUA!!

- Io non ho fatto niente!- disse Lorin, indietreggiando.

- Oh, ti sbagli- disse l’uomo. Era tornato in sé e si era calmato- C’entri più di quanto pensi. Non temere. Non ti attaccher...

Un boato e un’esplosione nella roccia segnalarono l’arrivo del mostro. Stavolta, né Lorin, né lo sconosciuto avevano dove fuggire.

- Pensi che possiamo sconfiggerlo?

- I suoi punti deboli sono le zampe. Prima di essere catturato gliene ho tagliat..- corresse il tempo verbale adeguandolo al numero di anni trascorsi- gliene tagliai varie. In due potremmo avere qualche possibilità!

Cominciarono a combattere. Dodici. Al mostro rimanevano dodici zampe. L’uomo mostrava una forza enorme, pur essendo stato bloccato per anni. Lorin puntava più sulla precisione e sulla velocità che sulla potenza, come al suo solito.

 Colpire le zampe si rivelò difficile. Erano ben corazzate e il mostro le muoveva con rapidità. Lorin ne tagliò una con forza. Meno undici. Il mostro ruggì e sputò fuoco verso il ragazzo, che rotolò a terra, spostandosi al riparo. Nel farlo, però, la Chiave gli cadde di mano. Quando se ne accorse, cominciò a scrutare il terreno istericamente.

Lo sconosciuto schivò un colpo decisamente potente e parò una zampata col Gunblade. Modificò con cura la traiettoria del colpo e recise la zampa alla radice. Meno dieci.

Lorin sparò un Thunder negli occhi del mostro che rimase stordito e l’uomo ne approfittò per tagliare altre tre zampe alla bestia. Meno sette. Il mostro appariva ora orrendamente ferito. Due zampe lo sostenevano a sinistra e cinque a destra. Tuttavia non poteva desistere. Senza il suo cibo, sarebbe morto. E comunque voleva assolutamente schiacciare quei miseri mortali. Na-shas, il mostro, era stato designato da Gilgamesh in persona Padrone delle Gallerie del Monte Rizoid. Non si sarebbe arreso tanto facilmente.

Lorin, che cercava disperatamente la Chiave, ebbe un brivido: essa era nelle mani dello sconosciuto!

Sogghignando, l’uomo staccò un occhio dalla schiena del ragno e lanciò un potente Fira sul suo corpo, mandandolo a sbattere contro il muro. Lo sconosciuto si tuffò verso le zampe, chiamando Lorin. Il giovane decise in fretta che era meglio sbarazzarsi prima del mostro, poi pensare alla Chiave di Bashram.

L’uomo recise di netto le due zampe sinistre, poi passò al lato destro e aiutò Lorin a staccare le altre zampe. Con un ruggito, Na- shas si accasciò e osservò la morte in faccia.

- Un buon lavoro- constatò l’uomo.

- Ridammi la Chiave- disse invece Lorin.

- Mhmm....-sogghignò l’uomo.

Lorin gli si lanciò contro con rabbia, ma dalla mano sinistra dell’uomo fuoriuscì un getto di fuoco che spinse indietro il ragazzo. Mentre Lorin tentava di alzarsi, l’uomo si avvicinò, alzando il gunblade. Poi si fermò. Aveva già vissuto quella scena. Anni prima...

- Io...- fece per dire, rattristatosi...

Un ruggito. A Na- shas la faccia della morte non era piaciuta, così aveva deciso di portare con sé i due miseri mortali che lo avevano sconfitto. Sputò un getto di fiamme verso i due, cogliendoli alla sprovvista. L’uomo si gettò su Lorin, assorbendo tutto l’attacco al suo posto. Entrambi caddero a terra. Le fiamme aprirono nella roccia il passaggio per il Tempio.

Na- shas si diede fuoco, cominciando a rotolare verso di loro. Privo delle zampe, il mostro si muoveva come una sorta di orrenda ruota, spinta dal fuoco.

L’uomo si mise sulle ginocchia, ferito gravemente. Lorin fece per prendere l’Elisir, ma lo sconosciuto disse- No. Avrai bisogno di tutte le forze possibili per battere Odino- e così dicendo, gli mise in mano la Chiave.

- Vai!- Disse.

Na-shas si era spostato e ostruiva il passaggio.

- Vai- ripeté l’uomo- Penserò io a lui.

- Ma sei troppo debole!

- VAI!- Gridò lo sconosciuto, spingendolo- E dì a tuo padre...

Na-shas aveva nuovamente sputato fuoco.

L’uomo gli corse davanti, attirando su di sé l’attenzione. Lorin si arrampicò per il passaggio verso il Tempio. Na-shas se ne accorse e tentò di colpirlo. Ma lo sconosciuto lo ferì alla pancia, ustionandosi.

- Cosa?- Urlò Lorin- Cosa devo dire a mio padre?

L’uomo, pur potendo parlare, tacque. E Lorin non seppe mai cosa avrebbe voluto dicesse a Squall quello sconosciuto sfregiato, poichè Na-shas sputò ancora fuoco, incendiandolo. Poi rivolse la sua attenzione a Lorin. Fu un grave errore. Lo sconosciuto, pur bruciando, gli si gettò contro  usando sé stesso come sperone e, dopo averlo impalato sul suo corpo, esplose insieme a Na-shas.

Dopo molti secondi di silenzio, il giovane  si avviò per la galleria, salutando con tristezza l’eroico sconosciuto.

E se Lorin non seppe mai quali parole lo sconosciuto voleva lui riferisse a suo padre, fu solo perché, mentre stava morendo per salvare il figlio del suo più odiato nemico, sorridendo per l’ironia della sorte, Seifer preferì restare per Squall solo un ricordo. Un ricordo lontano, ma pur sempre un ricordo...

 

6. Una prova

 La navata del Tempio sotterraneo era imponente e austera, ma Lorin non si fece intimorire da quattro rocce. Sarebbe entrato, avrebbe battuto Odino e avrebbe riportato in vita Starlet. Doveva farlo. Ormai non aveva scelta: sarebbe uscito vincitore o sarebbe morto nel tentativo. Fu felice di constatare che, comunque fossero andate le cose, la sua sofferenza sarebbe finita. Ma quell’attimo di felicità fu spazzato via da Starlet. L’elfa lo rimproverava, terrorizzata da ciò che sarebbe successo. Cosa mi hai fatto, Lorin? Mi sono data per te e tu rischi la tua vita?

E Lorin, lì, nel Tempio di Odino, trovò il coraggio di fare una cosa che non aveva mai fatto per anni: risponderle.

- Io ti amo, Starlet. Non posso più vivere con i sensi di colpa. Non ora che sono arrivato fin qui.

Non è necessario, Lorin. Cerca di fuggire, puoi ancora farlo...

- No, Starlet. Questo è il mio momento. Quell’uomo è morto per darmi questa possibilità. Non posso più tornare indietro.

Non essere egoista!! Pensa a ciò che mi succederà se morirai...

- Anche tu ti sei sacrificata per me...

Ma se tu muori, io rimarrò sola!!! Mi farai del male!

- Non tentarmi Starlet. E poi, i Guardiani sono immortali. Non sarà qualche anno con me in Junction a renderti felice. Tu meriti una vita vera.

Starlet tacque, decisa ad aiutare Lorin in ogni modo le fosse possibile.

Lorin alzò la Chiave di Bashram ed essa scomparve, aprendo l’enorme portone di pietra che celava l’altare di Odino. Lo spettacolo fu incredibile. Una scala conduceva su un’enorme piattaforma sospesa nel vuoto. La sala era a cupola ed aveva dimensioni indicibili. Sotto la piattaforma c’era un mare di lava. Faceva caldo. Nell’estremità della piattaforma opposta all’ingresso si trovava Odino, seduto sul trono.

Il suo corpo era possente ed imponente come un tempo. Si alzò.

- Benvenuto, Lorin Leonhart. So perché sei qui e devo farti i miei complimenti. Nessuno ha mai superato   Na-shas, il Padrone delle Gallerie. E’ vero, sei stato aiutato da... un ricordo- sogghignò, trovando quel vocabolo divertente, considerando gli ultimi pensieri del defunto- ma il tuo viaggio è valido.

- Allora non perdiamo tempo- disse Lorin, deciso a mostrarsi spavaldo.

- Bene, allora! Formula la tua richiesta!

- Credevo dovessimo batterci...

- La Prova di Odino è differente. Formula la tua richiesta e io ti darò una prova da superare. Se lo farai, la tua richiesta sarà soddisfatta.

Lorin era stupefatto. Che trucco era questo?

- Coraggio, giovane leone. Parla pure.

- Io...io desidero che Starlet, la donna che amo e che amerò per sempre, riguadagni il corpo e l’esistenza che aveva abbandonato per salvarmi...

Odino udì, la richiesta e sorrise, pronunciando il rito.

- Amore all’amore, potere al potere.

La vita ritorna dove si perde la vita.

Passione alla passione, sacrificio al sacrificio.

La felicità costa dolore.

Sofferenza alla sofferenza, follia alla follia

Una scelta ben dura porta a conseguenze dure. - Così concluse, poi sentenziò:

- Per soddisfare la tua richiesta ho bisogno del sangue della tua stirpe. Ho bisogno del sangue...del sangue  di tua sorella..

Lorin trasalì. Quella era la cosa più assurda che avesse mai immaginato. Era pronto a battersi con Odino. Era pronto a rischiare la sua vita mille volte, ma quello! Uccidere sua sorella! Come avrebbe potuto fare una cosa del genere? Quale mostro doveva essere? Fece per parlare.

- Silenzio, Lorin. La tua richiesta è dura e duro è il costo. Questa è la tua scelta. Tornerai qui il giorno della Caduta della Strega mi dirai cosa avrai deciso. Ti basterà entrare dall’ingresso della galleria e ti ritroverai nel Tempio.

- Ma...

- Così sarà...

Lorin si trovò all’aperto, vicino all’aeronave.

Durante il suo viaggio di ritorno, pianse come non aveva mai fatto. Non aveva scelta. Aveva giurato sulla sua anima che avrebbe fatto tornare umana Starlet e doveva farlo...a qualunque costo...

Mayra...

 Quando rientrò al Garden, incontrò Quistis. Fu colto da un impeto di rabbia. E così, lei lo aveva sorvegliato ogni notte! Non si fidava di lui! Per fortuna aveva riparato i vestiti con la magia! Non si sarebbe accorta di niente!

- Che è successo?

- Nulla...-la spinse via- non sono andato al Tempio di Odino, non preoccuparti! Vado a dormire...

E scappò via. Ma Quistis non era nata ieri. Sapeva ancora riconoscere quando uno studente le diceva una bugia.

Specie se era una bugia grossa...

 

7. Una scelta

 Quistis entrò nella stanza di Lorin qualche ora dopo, mentre il ragazzo, sopraffatto dalla fatica, era crollato dopo ore di tormento interiore. La donna si avvicinò al ragazzo e richiamò Ifrid dal Junction.

La professoressa aveva temuto che Lorin avesse  potuto trovare qualcosa che non voleva riferirle, così gli aveva messo segretamente in Junction Ifrid, il GF del fuoco, per proteggerlo. E spiarlo.

Era stato Ifrid a proteggere Lorin dal primo getto di fiamme di Na-shas e lo aveva osservato per tutto il tempo, pur avendo esaurito subito tutte le sue energie per proteggere il ragazzo da quel primo attacco.

Così, Quistis rientrò nella sua stanza con calma per ascoltare il completo rapporto di Ifrid, completamente ignara delle terribili rivelazioni di cui il GF sarebbe stato latore...

 Se a Lorin i giorni prima del viaggio al Tempio erano sembrati i peggiori della sua vita, quelli successivi furono un  inferno. Un inferno di sensi di colpa, controversie, dolore, preoccupazione...

Il male nel suo cuore  gli diceva che la sorella era appena nata, non pensava nemmeno, quindi poteva morire. Il mondo non sarebbe cambiato se l’avesse sacrificata. Poi si schiaffeggiava, vergognandosi di sé. Ma aveva una promessa da mantenere.

Una sera, però, il padre entrò nella sua camera, sedendoglisi accanto. Quistis, completamente terrorizzata dal pericolo che correva la bambina, certa che Lorin sarebbe stato capace di sacrificarla a Odino, aveva abilmente instillato preoccupazione nei cuori di Squall e Rinoa verso i loro figli. Si era autonominata protettrice della bimba e non la perdeva mai d’occhio. Squall, lungi dall’associare l’ansia di Quistis a Lorin, si era però accorto dell’infelicità del suo ragazzo.

- Lorin, se vuoi dirmi qualcosa...

-...

- Ti capisco, sei triste. Pensi a Starlet?

-...

- Tu non hai colpa per lei. Faresti qualunque cosa per lei. E saresti sempre nel giusto. L’amore è la giustizia suprema, Lorin. Troveremo un modo...

Squall, pur mosso da ottime intenzioni,  non aveva la minima idea dell’effetto che avrebbero avuto quelle parole sul figlio.

 Era il giorno della battaglia. I plotoni SeeD provenienti dai Garden di Balamb, Galbadia, Esthar (dove un Garden era stato creato prima del Cataclisma) e Trabia avevano viaggiato ed erano arrivati alla Piana del Destino, pronti a combattere. I mostri di Khythas erano schierati in file disordinate e aspettavano i SeeD. Tutto era pronto, mancavano solo i generali. Il bene e il male si sarebbero scontrati. Di nuovo.

E lei ce l’aveva quasi fatta. Aveva protetto Mayra dalle grinfie di Lorin per giorni ed ora era quasi finita. Sapeva che il ragazzo avrebbe tentato quel giorno di prenderla , ma era felice in quanto lei e Rinoa, che non prendeva parte alla battaglia, avrebbero potuto vegliare sulla piccola.

 Lorin sapeva cosa doveva fare. Ignorava le urla di Starlet, i moniti di Shoat. Ricordava le parole del padre “Faresti qualunque cosa per lei. E saresti sempre nel giusto. L’amore è la giustizia suprema, Lorin”. Quelle parole gli erano state fondamentali per capire e scegliere. E, finalmente, i sensi di colpa erano spariti. Si avviò. Aveva scelto e scelto nel giusto. Odino avrebbe avuto la vita che voleva...

Padre, madre, perdonatemi...

 La battaglia era cominciata. I Garden costeggiavano il campo di battaglia per aiutare i SeeD con la loro artiglieria.

- No, non piangere, piccola- disse Rinoa, cullando sua figlia.

Quistis sorrideva, mascherando la sua preoccupazione. All’improvviso vide una figura sgusciare al di fuori della porta della stanza. Poi, un’esplosione.

- Rinoa, resta con la bambina!

Quistis corse. Avrebbe preso Lorin a tutti i costi e gli avrebbe fatto una bella lavata di testa! La figura, ammantata di ombre, corse verso un altro corridoio, spargendo fuoco ed esplosioni ovunque. Quistis le lanciò una magia Stop e le corse incontro. L’effetto della magia finì.

La figura le lanciò magie a raffica, colpendola. Non sapeva che fare. Non voleva ferire Lorin.

- Smettila, Lorin!

Schivò una magia Ade e castò una magia Shell. Il Dispel della figura fu puntuale e Quistis venne travolta da un Flare e un Meteor. Si sentiva perduta.

All’improvviso, Angelo, il vecchio cane di Rinoa, si scagliò verso l’ombra, mentre la padrona lanciava Energiga verso Quistis.

La battaglia fra Angelo e Lorin fu dura e Quistis fu addirittura portata a lanciare Morfeo su Rinoa e sull’animale, per evitarle il dolore di vedere il figlio in veste di nemico.

All’improvviso, però, l’ombra scagliò Ultima verso il povero Angelo. E il cane, dopo anni di amicizia con Rinoa, dopo anni di battaglie, biscotti, Lune Silenti e vittorie, scoprì cos’era la morte e da cosa aveva protetto la padrona per tanto, tanto tempo.

Sopraffatta dall’ira, Quistis scagliò una potentissima Onda Cosmica, dimenticando che il suo nemico era Lorin. O forse no? L’Onda scalfì la barriera d’ombra della creatura, rivelandone il vero aspetto: un uomo-drago, come Khythas e servo di Khythas, che si accasciò al suolo, morto. Rinoa si avvicinò  al corpo di Angelo, decisa a battersi per la sua vita, a suon di Areiz. Quistis non ebbe il tempo di preoccuparsi del cane. La nave di Lorin, a quanto diceva la spia che vi aveva messo a bordo, era partita.

Corse alla camera dove prima si trovavano e l’anima le si accartocciò dalla paura. Mayra era sparita.

 Arrivò al monte ed entrò nella caverna. Il cuore non batteva, o almeno così gli sembrava. Camminava macchinosamente. Si presentò a Odino e, quando lo Spirito lo guardò dall’alto al basso, lui tenne alto lo sguardo. - Ho scelto- disse- Ho scelto Starlet.

 Squall entrò correndo nella stanza in cui Quistis aveva convocato tutti i membri rilevanti del Garden

- TROVATELA!! Trovate Mayra...

- Dobbiamo pensare alla battaglia- iniziò Cid, il preside.

- Ma non capite?  Morirà! Lui la sacrificherà a Odino!

- Calmati- urlò Squall, allarmato- CHI la sacrificherà? Dimmelo, Quistis.

Qualsiasi difesa di Quistis cadde- Lorin... lo farà per riavere Starlet- Squall impallidì.

- Cosa...cosa stai dicendo?

- Avevo..avevo una delle Chiavi di Bashram. L’ ho data a Lorin per esprimere il desiderio di Odino e...

All’improvviso, la porta si aprì. Entrò Xu, una ragazza di alto livello tra i membri del Garden, cara amica di Rinoa.

- Rinoa, ti ho cercato in lungo e largo. Bella madre! Lasciare la bambina sola, con tutte quelle esplosioni! Ecco, tienila, si è calmata, ora.

Quistis era esterrefatta.  La bimba era lì, sana e salva. E nelle sue fasce era infilato un fiore, un bocciolo di rosa. Il fiore preferito di Lorin. Dunque aveva scelto di non sacrificare la sorella. Ma perché il ragazzo era andato lo stesso da Odino? Poi pensò alle parole del Guardiano e capì. Lorin non avrebbe offerto Mayra. Avrebbe offerto...

 - ...te stesso?? Come sarebbe a dire?

- Sarebbe a dire che non ho intenzione di sacrificare mia sorella, capito? Vuoi il sangue della mia stirpe? Allora  prenderai il mio!

Odino gli si avvicinò, sogghignando.

- D’accordo, allora. Dammi la mano...non hai paura di morire?

- Non ora- disse Lorin, afferrando saldamente la mano del Guardiano.

- Bene, allora, così sia. Che l’amore vinca.

All’improvviso, la mente di Lorin si alleggerì. Il Junction con Starlet si era finalmente sciolto. In una cascata di luce, cristallo e vento, il corpo di Starlet, un corpo che Lorin sognava da anni, si materializzò e, pian piano, sotto gli occhi dell’attonito ragazzo, ricominciò a vivere.

 La battaglia infuriava, ma Ka-Phor sapeva che il suo padrone, Khythas, aveva una carta da giocare. Il mostro ghignò al pensiero di ciò che attendeva i suoi nemici e, purtroppo per lui, il suo ghigno gli rimase impresso per sempre, dopo che un cannone del Garden di Trabia gli distrusse metà corpo.

 

8. Una separazione

 Lorin abbracciò Starlet, sapendo di aver poco tempo. La baciò e quel bacio cancellò per sempre tutti i dubbi e il dolore. Starlet lo stringeva. Non voleva lasciarlo andare. Non sapevano che dirsi, non dopo che  avevano vissuto così tanto tempo condividendo gli stessi pensieri.

Poi Lorin la respinse, sorridendo.

- Un giorno saremo di nuovo insieme. - le disse, poi si guardò intorno.

Rimase di stucco. Non erano più nel Tempio di Odino, ma nelle caverne in prossimità dell’uscita dal monte.

E Lorin capì. Aveva superato la prova di Odino e non doveva più nulla al Guardiano. L’amore aveva vinto. Abbracciò di nuovo Starlet.

 La terra tremò. Il momento era arrivato. Squall, Rinoa e il resto degli Eroi del Tramonto si affrettarono verso il Monte Rizoid, sede del Tempio di Odino e luogo in cui si trovava attualmente Khythas.

 - Ti ho sempre amato..-disse Lorin, mentre i due, mano nella mano camminavano verso l’uscita.

- Sshh..lo so. Non lo dimenticherò mai- rispose Starlet. Lorin la abbracciò e la baciò ancora, poi ripresero il cammino. Si trovavano in una sala di pietra molto grande che Lorin non aveva notato all’andata. Ma non vi fece caso...

I loro pensieri erano carichi di vera gioia, vera felicità. Sarebbero tornati al Garden. Lorin avrebbe presentato Starlet ai suoi, anche se lei già li conosceva. Sarebbero partiti, tornati ai loro boschi. Avrebbero avuto tanti bambini e sarebbero stati sempre felici...

E le stelle piansero quando tutti i loro progetti, i loro sogni e i loro desideri si infransero come una sfera di cristallo, quando Kabras- Ri, il Pugnale Assassino, il pugnale di Khythas, si conficcò nella schiena dell’elfa, trafiggendola.  Starlet si accasciò dolcemente, mentre la morte la salutò, leggermente irritata per come lei fosse riuscita a ingannarla, quando si era volontariamente trasformata in GF, salvando sé stessa e Lorin dal Mostro della Giungla.

Khythas, l’uomo-drago, Signore di tutti i mostri, Padrone di Esthar, cominciò a ridere. Poi scagliò una sfera di energia verso Lorin, per distruggerlo. La sua risata non si fermò neppure quando il Lionheart di Squall bloccò e distrusse la sfera di energia. Erano tutti lì. Avrebbe avuto la sua vendetta.

 

9. Un vero eroe

 Lorin non si rese conto di nulla. Aveva solo visto la sua felicità svanire in un istante. Grato per la presenza dei genitori che gli permetteva di non preoccuparsi di Khythas, si inginocchiò accanto a Starlet.

- Che ti ho fatto? Il nostro amore ci ha distrutto. Perdonami...

- No..Lorin...il..il nostro amore è quanto più di prezioso abbiamo...Io...devo ringraziarti. Senza di te la mia vita non..non avrebbe avuto senso. No, non piangere...

- Torneremo al Garden, troveremo il modo di salvarti. Avremo..avremo i nostri bambini...- Mentiva e sapeva di mentire. Non si poteva sopravvivere a un colpo del leggendario Kabras-Ri

-Proteggili, Lorin...proteggi i tuoi genitori. Apri loro il tuo cuore. Non disperarti per me...lo hai detto tu stesso..presto ci rivedremo. Io ti aspetterò , amore mio........

- Starlet, NO! NOOO!

In quel momento persino Bahamut il Grande, orgoglioso e fiero, chinò il capo in segno di rispetto per quella che era stata una grande GF, un’abile guerriera e un’innamorata meravigliosa...

 - Staccati da quel cadavere, ragazzino e osserva la mia ascesa!!- urlò Khythas

- Lascialo stare, mostro- ribatté Rinoa- lo hai già ferito a sufficienza.

- Mentre lui e quella stupida elfa cercavano di uscire IO ho espresso il mio desiderio a Odino. O, più semplicemente, l’ho costretto a esaudire il mio desiderio. E ho desiderato il mondo!! Osservate i poteri di Artemisia, Adele, le streghe dei tempi andati e venturi...

Una sorta di portale si materializzò alle spalle di Khythas, emettendo una luce fortissima che gli donò potere. La cava cominciò a crollare, senza però ferire nessuno dei presenti che si ritrovarono all’aperto, in una sorta di piattaforma sospesa, nel mezzo della Piana del Destino. Squall agitò il Lionheart- Non ti permetteremo di vincere, mostro!

- Ma io ho già vinto! I miei poteri sono infiniti, così com’è infinito il tempo stesso. Mirate...

Agitò una mano e un’esplosione fragorosa apparve tra le fila dei SeeD, uccidendone all’istante decine.

- Questo è solo un briciolo del mio potere

Il portale tornò a investire Khythas, che si fece improvvisamente più grosso.

- Mwahahahahaha- rise l’uomo-drago- arrendetevi e vi ucciderò senza troppo dolore. Anzi, ho un’idea... Lorin, ragazzo mio, alzati e uccidili. Ti prometto che te li lascerò uccidere rapidamente, permettendoti di risparmiar loro le atroci sofferenze che io infliggerei.

Lorin non si mosse, stringendo ancora il cadavere di Starlet. Nella sua mente stava parlando una voce. Il drago si spazientì. Fu allora che i SeeD attaccarono. Squall sfoderò il miglior Cuore di Pietra della sua vita, Rinoa lanciò un poderoso Flare e gli altri eroi usarono tutte le loro capacità per colpire la crudele creatura.

Fu tutto inutile. Il portale continuava a dispensare energia a Khythas. Irvine sparò un colpo al portale stesso, ma il proiettile lo attraversò. Il portale esisteva solo per Khythas. E a Khythas donava potere.

 -Starlet perdonami. Il mio amore ti ha ucciso due volte. La mia vita non ha senso senza di te. Sono grato che Khythas ci ucciderà tutti. Il dolore finirà. Per sempre. Avrò quello che merito e torneremo insieme...

E’ questo il modo di comportarsi, ragazzo? Arrendersi e buttare tutto al vento?

Odino!! Il Guardiano era venuto a lui spontaneamente. E non era solo.

 Eroe. Per molto tempo lo avevano chiamato eroe. Ma che poteva fare, ora? Vedere il mondo piegarsi al male senza potersi opporre, ecco cosa poteva fare! Cos’era l’eroismo? DOVE era l’eroismo? L’abilità con la spada non poteva aiutarlo. Quando aveva ucciso Artemisia aveva capito che l’eroismo era solo uno.

E a Squall ora quell’eroismo non serviva a nulla. Cos’era un eroe? Poi si diede una risposta. Eroi erano Irvine e Selphie, che lo avevano seguito, rischiando di morire, pur aspettando un bambino.  Ora si tenevano per mano, dandosi calore con il proprio amore. Ma dunque cos’era l’eroismo?

 - Coraggio, Lorin. Se li uccidi, ti lascerò vivo. Già una volta ti ho fatto questa proposta. Unisciti a me e riavrai Starlet. Personalmente, non posso farlo, ma ti lascerò libero di cercare un qualunque potere per resuscitarla. Ci sono potenti manufatti, al mondo. Ne troverai qualcuno sufficientemente forte da darti questo potere.

Lorin rimase bloccato. Starlet giaceva ai suoi piedi e lui avrebbe dovuto resuscitarla. Era il minimo che potesse fare per lei. Le si chinò vicino. E pianse.

 Squall bloccò un fendente del pugnale di Khythas mentre Rinoa lanciava un potente Sancta nel tentativo di ferire il drago. Irvine sparava raffiche di proiettili negli occhi del mostro. Ma il drago era troppo potente. Fece un gesto e un’esplosione di fuoco travolse gli Eroi del Tramonto, che ne uscirono illesi al costo, però, di molti Junction. Il mostro lanciò un’altra sfera verso Lorin, ma questa si dissolse, respinta dal potere dei Guardiani. Khythas si stava chiedendo cosa fosse successo, quando, con tutte le sue energie, Squall gli conficcò il Lionheart nel petto, impalandolo.

- Io non posso morire, Squall! Mwahahahahaha!

Il portale cominciò a lampeggiare, preparandosi a dare nuova forza vitale al suo padrone.

Khythas fu investito dalla sua forza e colpì Selphie, Irvine e Quistis con un agghiacciante getto di magia oscura. I tre caddero, devastati, ma non uccisi, dal tremendo colpo.

La piattaforma scese a livello del terreno e i mostri di Khythas la circondarono, pronti a dare man forte al loro padrone. Khythas si spostò nell’estremità sinistra, per fronteggiare Squall e Rinoa. I suoi due più odiati nemici. Zell gli si frappose, deciso a proteggerli. Dagli occhi del drago fuoriuscirono sfere di fuoco che lo travolsero, gettandolo lontano. Infine, Khythas si trovava faccia a faccia con loro. Il Leone e la Fata.

- Prima di morire, voglio che sappiate che alleverò la vostra bambina, come...come mia figlia. Ahahahaha!! Diventerà malvagia e crudele...come me! Lui?- disse, indicando Lorin-  Lo schiaccerò! Schiaccerò quel ragazzino e il suo orribile e ripugnante amore...

Squall si pose davanti a Rinoa, per farle scudo.

- Cos’è mai questa forza debilitante che voi chiamate amore?- gracchiò Khythas- E’ una debolezza, che spinge gli uomini a perdere la testa- Creò una potentissima sfera d’oscurità, pronta per distruggere i due SeeD- Prima di morire, dimmi, Squall. Cos’è l’amore?

All’improvviso, Khythas urlò di dolore. Qualcosa si era frapposto tra lui e il portale. Ma il portale si trovava in un’altra dimensione! Com’era possibile? Si girò. E capì.

Usando tutta la forza del suo amore, le sue energie e la sua determinazione,  Lorin si era scagliato contro il portale, trascinandolo con la propria volontà in quel piano dimensionale. Era completamente illogico, ma stava succedendo.

Dolorante per l’inaspettato ostacolo, Khythas urlò:

- Sciocco, il potere del portale ti distruggerà!

Lorin si immolò al centro del portale. Nella sua testa parlavano Odino e altre voci. Anzi, cantavano.

 La forza del tuo amore è grande. Grande come mai prima d’ora abbiamo visto. Meriti una possibilità, giovane Leonhart. Una possibilità di aver voce in capitolo in quest’esistenza.

Una canzone. Una canzone che non si udiva da epoche ancestrali. La canzone dei Guardiani.

Essa risuonava nella sua testa, composta da parole arcane e incomprensibili.

Poi, sovrapponendosi al canto, alcune voci parlarono:

 Io sono Ifrid e domino il fuoco. Ricevi il mio potere...

Io sono Shiva, Spirito dei ghiacci, e ti dono la mia forza...

Ricevi da noi, Ramuh e Quetzal, il potere del tuono...

Io, Alexander, ti dono il potere della luce...

Dagli inferi ricevi la mia forza. Ecco il potere oscuro di Diablos...

L’indistruttibile roccia ti è amica grazie al potere di Shoat, Seclet, Minotaur e Titan...

Dagli abissi profondi giunge il potere turbinante di Leviathan...

Io, Bahamut, ti dono l’ancestrale potere della mia stirpe...

Eden, il Guardiano della Giustizia, ti investe con la sua forza...

Incrociando le spade, Gilgamesh e Odino, i Guardiani supremi, ti donano il loro potere. Sii degno...

 Pervaso da tale potere, al centro del portale, Lorin si girò verso Khythas e disse:

- Cos’è l’amore? L’amore è sacrificio...

- E tu cosa sacrifichi? - Chiesero in coro i Guardiani, in modo che tutti potessero udirli.

E Lorin con voce ferma, pensando a Starlet,  disse - ....me stesso!

L’esplosione di luce che ne conseguì fu tremenda. L’energia dei Guardian Force, protettori del mondo, si liberò con un boato e il portale cominciò a svanire, mentre Khythas tentava invano di richiamarlo. Il drago chiamò a sé tutto il potere possibile attraverso la faglia dimensionale ancora aperta. Il potere scorreva a fiotti. Ma Khythas non era un dio. Il potere lo pervase, privo di ogni controllo, e lo distrusse.  E a Khythas il volto della morte sembrò molto simile ad Odino, il guardiano che lui aveva costretto a ubbidirgli. Resosi conto della morte della propria guida, i mostri di Khythas si diedero alla fuga.

 Quistis, Irvine, Zell, Selphie, Rinoa e Squall, gli Eroi del Tramonto, i vincitori della Strega osservavano attoniti la forza dell’amore distruggere i poteri delle Streghe malvagie, ricacciandoli lontano.

E in quell’istante, mentre suo figlio svaniva assieme al portale oscuro e raggiungeva Starlet in un altro luogo e in un altro tempo, Squall capì cosa fosse l’eroismo. L’eroismo era l’amore. E l’amore era sacrificio. Fu rasserenato. Forse, la gente che lo aveva chiamato “eroe” per anni non si sbagliava troppo. Lui amava Rinoa. Forse erano davvero eroi. Ma non sarebbero mai stati eroi come il figlio.

Con qualche ultimo sprazzo, l’immensa cascata di luce svanì dalla Piana del Destino, lasciando al suo posto, nel centro della Piana, un lago, che rifletteva la luce del sole.

 Gli Eroi del Tramonto non sostarono molto nella Piana. L’esercito di Khythas c’era ancora e molte altre generazioni di SeeD dovevano essere educate.

Ma, nei loro ricordi, tutti i SeeD, primi fra tutti gli Eroi del Tramonto, avrebbero giurato di aver visto, nel lasciare la Piana, delle sagome nell’acqua del lago, e di aver udito un sussurro... Ti amo...

 

Prologo

Così terminavano i capitoli di Storia che parlavano di Lorin. Tuttavia lei preferiva pensare alle imprese del ragazzo in maniera meno oggettiva, ascoltando i ricordi di chi l’aveva conosciuto.

Era stato una persona profonda, Lorin. L’avrebbe tanto voluto conoscere. Chissà, forse ora lui sarebbe stato orgoglioso di lei. Lei, che brandiva la Lama di Luce e che guidava gli eserciti SeeD contro i mostri di Khythas perché, sì, la lotta tra il bene e il male non era ancora finita.

Si asciugò una lacrima e depose, vicino alla piccola lapide col suo nome, in prossimità del lago, un mazzo di boccioli di rose, lo stesso fiore che lui, tanto tempo prima, le aveva regalato.

Poi guardò le acque del lago, nelle quali si rifletteva la luce del tramonto. E finalmente, anche lei vide  delicate onde assumere la forma di due giovani che si abbracciavano.

Dopotutto, ad un tramonto, ad una fine, sarebbe sempre sopraggiunto un inizio. E a questo pensiero confortante, Mayra sorrise...

 

Desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto e incoraggiato nella creazione di questo seguito, in particolare Roberta e Christian, ma anche  Samantha, *Ariel*, Vincent (il vostro entusiasmo mi è stato fondamentale)  e tutti gli altri che mi hanno scritto. Ringrazio inoltre Zell per aver pubblicato il mio primo racconto. Se qualcuno volesse scrivermi per comunicarmi le sue impressioni ( e mi farebbe molto piacere) o fosse intenzionato a scrivere qualcosa usando qualcuno dei miei personaggi , come hanno fatto già altri (ne sono onorato) può trovarmi all’indirizzo LorenzoMeol@jumpy.it  o Claloma@libero.it. Io ho fatto del mio meglio e vorrei sapere cosa ne pensate. Chissà, forse un giorno ne scriverò un terzo, di racconto. Grazie a tutti e Lunga vita a FFVIII!!

 

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LE STRATEGIE DI ZELL
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