UN TUFFO NEL BUIO
di Aeris-Rinoa
Ristette un momento. Era davvero giusto quello che stava facendo? La mano rimase
ferma in aria mentre esitava. Ondeggiò leggera sul pulsante... poi si ritirò.
No, non era giusto. Si voltò per tornare sui suoi passi e percorrere la strada
alla fine della quale qualcuno lo attendeva.
Alla fine, dopo aver sconfitto la strega, si ritrovarono. Rinoa stringeva con
sollievo visibile uno Squall esanime, ma vivo e, pareva, in buona salute. Ma
decisamente non erano più nel castello di Artemisia, e forse neanche più sullo
stesso pianeta. Attorno a loro non vi erano altro che metallo, elettricità, tubi
e macchine che emettevano vapore. Si trovavano su di un pontile di metallo al
centro di quella che sembrava una centrale energetica. Quattro file di cabine di
conservazione rosse circondavano una scala, in cima alla quale una figura dai
lunghi capelli argentei esitava, la mano sospesa su di un pulsante.
Sephiroth si fermò. Non era solo, di questo era certo. Rimase voltato, in
attesa: neanche un suono. Allora ritirò la mano da sopra il pulsante e gettò lo
sguardo ai piedi delle scale, e per poco non cadde oltre la ringhiera: un gruppo
di sei totali sconosciuti si guardava disorientato intorno. Cercò di muovere un
passo, ma inciampò maldestramente e cadde dalle scale, dritto in contro al
gruppetto.
La figura in cima alle scale, che ora sapevano essere un uomo, li fissava con
sguardo tanto meravigliato da sembrare incantato. Quando tentò di muovere un
passo inciampò miseramente, scendendo le scale a rotoli, e si fermò a un paio di
centimetri dal viso cinereo di Rinoa, ancora rigato delle lacrime che aveva
pianto per il suo Squall. Lei lo guardò con stupore profondo riflesso negli
occhi, ma non appena Squall accennò un movimento perse interesse per quel viso
affascinante quanto sconosciuto.
Si fermò a un pelo dal viso di una ragazza, pallido e rigato di lacrime, che
stringeva tra le braccia un ragazzo, probabilmente il suo compagno, stravolta
dallo shock. Lei lo guardò per qualche attimo come si guardano gli animali allo
zoo, poi il ragazzo si mosse, emise un gemito e lei si voltò fulmineamente per
badare solo a lui. Sephiroth si alzò.
-Ehm, chiedo scusa, tu sai dove siamo?- una ragazza vestita di giallo con i
capelli castani girati all'insù gli saltellava davanti con l'aria spensierata di
una bambina.
-E... eh?- le rispose lui, sempre più confuso
-Ti ho chiesto dove siamo, ci senti? Non sarà che non parli la mia lingua? Oh,
che disastro!- e cominciò a gesticolare come una disperata, cercando di rendere
la domanda in gesti, e peraltro non riuscendo a fare altro che dimenarsi come
un'anguilla.
-Selphie, ti vuoi calmare? Ma non lo vedi che è confuso quanto noi?- la
rimproverò un ragazzo con i capelli biondi, a cresta.
Si udì un gemito sonoro provenire dalla figura stretta tra le braccia della
ragazza.
-...Rinoa, sei tu?- chiese il ragazzo con voce flebile
-Sì, sono io. Abbiamo vinto- disse lei con voce carica d'amore
-Ma dove siamo?- si mise seduto
-Questo è il problema; non lo sappiamo- rispose una ragazza bionda che finora
aveva passato il tempo gironzolando in silenzio per il reattore.
Il ragazzo si alzò, e solo allora il resto del gruppo si accorse della sua
presenza, sempre più confuso.
-Ma... Ma voi chi diavolo siete- non era una domanda quella che Sephiroth pose
al gruppo, era un ordine, molto simile a quelli che dava alle reclute durante le
missioni.
-Ehm....- fu l'imbarazzata replica
In quel momento due figure entrarono trafelate dalla porta di metallo.
-Sephiroth... cosa... stai...fa... cendo...?- disse ansimando un ragazzo dai
corti capelli scuri, piegato a metà per riprendere fiato
-Ge... ne... rale... che... succe... de?- disse l'altro, in divisa militare, con
il volto nascosto sotto il casco, nelle stesse condizioni del suo commilitone
Sephiroth ebbe un sussulto; lo avevano seguito fin lì? Ma perché? Eppure era
partito in piena notte proprio per evitare loro dei guai nel caso fosse successo
qualcosa.
-E voi cosa diavolo ci fate qui?- sbottò, a metà tra il felice e l'arrabbiato
-Io avrei potuto essere stato fatto a fette e digerito da una di quelle cose-
indicò le cabine rosse -e adesso voi stareste facendo la stessa fine! Idioti!-
era arrabbiato: Zack e Cloud erano gli unici amici che aveva, e rischiava in
ogni istante di perderli... Però era anche felice che avessero messo la vita a
repentaglio per venire a cercarlo, significava che a lui tenevano, almeno un
po'...
-Suvvia, Seph, ti pare che se fosse riuscito a mangiarsi te noi avremmo avuto
qualche possibilità di salvarci?- disse Zack con un sorrisetto beffardo stampato
in faccia.
-Sei un idiota lo stesso- disse Sephiroth, non sapendo cosa altro dire
Zack si mise a ridere, ma subito smise perché si accorse degli ospiti.
-E questi chi sono?- chiese stupito -Amici tuoi?- proseguì poi tagliente.
-Oh, sta zitto- rispose seccato Sephiroth; si volse verso gli sconosciuti -E ora
voglio una risposta, subito, e che sia chiara e sincera- disse perentorio.
-Forse sarebbe il caso di spiegarci, in effetti, ma il punto è che neanche noi
abbiamo capito un granchè della faccenda, perciò non so quanto potremo essere
chiari in proposito- si fece avanti la ragazza con i capelli biondi
-Voi provateci comunque-
In breve, anche se con qualche difficoltà, Quistis riuscì a spiegargli tutto ciò
che era loro chiaro, e poi lei e Zack si occuparono delle presentazioni.
-Il vero problema è che non sappiamo come abbiamo fatto a finire qui- concluse.
-Mmmhh... - fece Sephiroth pensieroso -Non fa niente. Intanto venite giù a
Nibelheim con noi. Mangerete e riposerete, e poi proveremo ad andare a fondo
della faccenda-
Dopo che tutti si furono lavati e cambiati ed ebbero mangiato, si riunirono nel
salotto della Shinra Mansion, che Sephiroth aveva provveduto a ripulire e
ristrutturare nei giorni precedenti.
Parlarono per più di tre ore, ma non vennero capo di nulla. Nemmeno consultando,
con grande shock di Sephiroth, i diari contenuti nel laboratorio sotterraneo
riuscirono a cavare qualcosa da tutta quella confusione di avvenimenti. Esausti
e sconfortati, tornarono su per quelle lunghissime scale, e si accasciarono
ognuno sul proprio letto, angosciati e depressi.
"Perchè non mi hai liberato? Non vuoi forse avere una tua libertà? Scoprire la
verità su te stesso?"
"No, non lo voglio. Vivo bene così e anche se un giorno dovessi pagare questa
mia ignoranza con la vita non mi interessa."
"PAZZO CHE NON SEI ALTRO! ME LA PAGHERAI! TROVERÒ
QUALCUN ALTRO CHE MI LIBERI, E ALLORA TE NE PENTIRAI! VEDRAI!"
"Finché tu sarai chiusa lì dentro il mondo potrà vivere tranquillo, Madre."
L'ultima parola la disse con tono di scherno.
"GIURO SUL MIO NOME CHE DISTRUGGERÒ TE E TUTTO CIÒ
CHE DI PIÙ AMI! IL MIO MESSO PORTERÀ
SVENTURA E DISPERAZIONE, ANGOSCIA E DISTRUZIONE, INCUBO E MORTE! E TUTTO PESERÀ
SULLA TUA STUPIDA INUTILE COSCIENZA, FIGLIO!"
"Taci e non disturbarmi più, fantasma. Io sono ancora vivo."
La notte tacque e con lei la voce di Jenova. Finalmente riuscì a prendere sonno.
La mattina dopo il morale non si era alzato granché, ma tutti sembravano non
volerci pensare e facevano del loro meglio per mostrare di essere più allegri
del giorno prima. Zack sembrava l'unico veramente allegro della compagnia.
-Zack, ma che hai stamattina?- gli chiese Sephiroth curioso.
-Ho che viene a trovarmi la mia ragazza!- rispose lui raggiante.
-Ah, non sapevo che tu avessi una ragazza-
-Ma come fa a non avere la ragazza un tipo affascinante come me?-
-Oh, santo cielo-
Proprio mentre Sephiroth esalava un sospiro di disperazione, Zack uscì dalla
porta con la velocità di una saetta.
Tornò per l'ora di pranzo, con al braccio una splendida ragazza vestita di rosa.
Gli occhi erano verdi come le foglie fresche di primavera, i capelli di un
castano acceso di luce erano raccolti in una treccia legata da una fascia di
stoffa rosa annodata, lasciando fuori due ciocche lunghe che le cadevano con
grazia infinita sulle spalle, mentre alcuni capelli più corti le incorniciavano
il viso dai tratti delicati e femminili. Portava un vestito di seta rosa, e
sopra una giacca di jeans rossa, ai piedi un paio di semplici scarpe. Tutti gli
uomini nella stanza rimasero fulminati dalla splendida visione. Poi Zack parlò:
-Signori, vi presento la mia fidanzata, la splendida Aerith Gainsborough-
La ragazza rispose, sottovoce, timida -Non mi hai detto che c'era tutta questa
gente... Fa lo stesso. poi si volse verso il numeroso gruppo -Piacere, il mio
nome è Aerith- poi guardò Sephiroth con curiosità -Ma tu devi essere quel
Sephiroth di cui Zack va parlando tutto il giorno!- Zack divenne paonazzo e si
nascose nell'ombra -Zack ti è molto affezionato, parla continuamente di te-
continuò imperterrita -Un giorno vorrebbe poter salire ancora di grado per
poterti stare accanto più spesso- Zack desiderò che la terra lo inghiottisse, ma
quando Aerith sorrise a Sephiroth si riprese un po'.
-Non potrebbe fare meglio di così neanche volendo- rispose Sephiroth, il volto
illuminato da un sorriso.
Poi le presentò tutti gli altri, i misteriosi nuovi arrivati, anche se fece
finta che fossero sue conoscenze venute in vacanza alla villa che lui aveva
ristrutturato.
-Noi dobbiamo andare- disse Zack.
-Mi raccomando divertitevi- sorrise Sephiroth senza chiedere spiegazioni.
Zack sorrise: non c'era augurio migliore.
Sparirono oltre la soglia e fino a tarda notte non li rividero.
Zack tornò a notte fonda, sobrio d'alcool ma ubriaco di felicità. Sephiroth lo
aveva aspettato alzato. Guardò l'orologio: erano le due e mezza. Ma cosa avevano
fatto finora quei due?
Zack oltrepassò la soglia, e vide Sephiroth che, in maglietta e pantaloni di
pigiama, lo aspettava seduto sul divano.
-Seph, ma che ci fai ancora alzato? Non occorreva mica che mi aspettassi!-
-Dov'eri finito? Non puoi aver fatto così tardi solo portandola in giro- sapeva
che Zack non era il tipo frettoloso, perciò escludeva anche che avessero dormito
insieme, anche perché né lui né lei avevano casa a Nibelheim.
-Non so dirti cosa è successo. Verso le dieci Aerith mi ha chiesto di andare a
visitare il reattore, con una faccia strana, come spiritata...-
Sephiroth sbiancò: -Ma tu non ce l'hai portata, vero?- quasi urlò
-Potevo dirle di no?- fece Zack con la faccia sognante
-E poi che è successo? PARLA!-
-Ma che hai da agitarti tanto? È solo uno stupido
reattore! Comunque quando siamo entrati si è fermata, muta come una tomba, in
mezzo al reattore, guardando verso la cima delle scale. E' rimasta lì ferma per
circa un'ora. Poi mi ha detto, come se fosse in un altro mondo con la mente:
"Cosa c'è lassù?"; io le ho risposto che non lo sapevo, che nessuno lo sapeva,
ma lei ha detto di no, ha detto che il traditore lo sapeva. Ormai non la capivo
più. Le ho chiesto se voleva che l'accompagnassi a casa, e lei ha detto di no,
che voleva restare ad ammirare le stelle sul promontorio davanti al reattore e
che io potevo andare a casa senza sentirmi in colpa. Seph, ma che hai? Sei
bianco come un lenzuolo. Non è che stai male?- Sephiroth era infatti di un
colorito talmente cinereo che avrebbe fatto invidia ai cadaveri all'obitorio, ma
non per i motivi che credeva Zack; tremava da capo a piedi, e guardava a terra
con lo sguardo tanto pieno di terrore da far pensare che stesse delirando per la
febbre. Infatti Zack gli mise una mano sulla fronte.
-Ma sei gelido!- esclamò
-Quanto tempo fa è successo? QUANTO TEMPO FA È
SUCCESSO?- Sephiroth lo prese per le spalle e lo scosse con forza per ottenere
una risposta.
-Ah.... Non so, mezz'ora, forse tre quarti d'ora-
-Forse facciamo ancora in tempo! Se non sa come aprire la porta forse riusciamo
a fermarla!- si tuffò nella sua stanza, e, facendo un rumore tale da rasentare
una mandria di bufali in corsa, inciampando duvunque e facendo cadere tutto il
possibile, e di conseguanza svegliando tutti, si vestì in tutta fretta. Gli
altri si affacciarono alle stanze con aria sonnolenta.
-Ma che diavolo succede...- chiese sbadigliando Zell.
-Già, vi pare l'ora di fare tutto questo baccano? Io voglio DORMIRE! HO SONNO!-
si lamentò Selphie.
-Non mi pare il momento di dormire- disse Sephiroth, infilandosi in piedi gli
stivali; se non fosse stato per la sua faccia, sarebbe stato da riderci: era
talmente pallido da vedersi nel buio, spettinato e con i vestiti scomposti, e
stava facendo una maledetta fatica a mettersi gli stivali, finendo per
saltellare per il corridoio su una gamba sola (molto umano secondo me NdA). Ma
non c'era bisogno di chiedere cosa stesse succedendo, la sua espressione parlava
da sola: terrore e disperazione. Squall stesso aveva avuto altre volte la stessa
espressione: qualcosa di catastrofico stava accadendo. Rispondendo ad un
riflesso condizionato dopo mesi a combattere, tutti si tuffarono nelle
rispettive stanze e si vestirono e presero le armi a tempo di record.
Ricomparvero sulle porte pronti, svegli e con le armi alla mano. "Si vede che
sono più abituati di me a situazioni come questa" pensò Sephiroth; infatti, pur
mettendoci meno tempo di lui non avevano fatto neanche un rumore, e poi lui
stava per dimenticarsi la Masamune in camera. Una volta che si fu messo il
secondo stivale corse a prenderla, non accorgendosi che le ragazze ridacchiavano
di come era conciato, dicendo che perfino Zell era meno scomposto, il che era
tutto dire. Dopo se li trascinò dietro su per la montagna, di corsa, ma ben
presto li distanziò, pur non avendo nemmeno un po' di affanno, e li perse di
vista. Non aveva tempo di aspettarli, Jenova non doveva essere risvegliata,
assolutamente non doveva! Arrivò al reattore molto presto e trovò l'ingresso
aperto; vi si tuffò dentro con la forza del terrore più oscuro.
Aerith era lì, ferma che si guardava intorno con aria assente, cercando,
immaginò Sephiroth, il pulsante per aprire la porta.
-AERITH! GUARDAMI!- cercò di distrarla dalla voce che sapeva le stava parlando
nella mente, incessante e ipnotica.
Aerith si voltò, lo sguardo vuoto come lo spazio, in viso un'espressione
spaventosa.
-La Madre mi ha detto che saresti venuto a cercare di ostacolarmi, Figlio
Traditore- disse con una voce tanto piena di odio da spezzare anche il più
coraggioso degli uomini -E mi ha anche detto di non ascoltare ciò che mi avresti
detto, perché avresti cercato di fermarmi. E aveva ragione. Ma non sarà il tuo
sciocco tentativo di distrarmi dalla Sua voce a impedirmi di ascoltarLa- poi si
fermò, fece una faccia contrita e disse, dispiaciuta: -Mi dispiace, Madre, ma
non trovo il pulsante. Aiutami a liberarti, io da sola non ne sono in grado-
qualche secondo dopo diresse lo sguardo verso i tubi che scorrevano accanto ai
suoi piedi. Il pulsante accanto alla porta serviva per aprire il rivestimento.
Non c'era più tempo, gli altri non sarebbero mai arrivati in tempo. Lanciò la
Masamune, che sfiorò il viso vuoto di Aerith, graffiandolo, per poi conficcarsi
in profondità nel metallo della parete. Aerith lo guardò con astio.
-Tu, non riuscirai ad ostacolarmi, Figlio Indegno. Ti ucciderò con la tua
spada!- ciò detto staccò la spada dal muro e la brandì come se fosse un
ramoscello di legno.
"Ma non è possibile!" pensò con terrore Sephiroth "Soltanto io sono in grado di
impugnare quella spada!"
-Bene, e ora muori, traditore della Madre!- con una velocità sovrumana prese la
corsa, e una volta che ebbe raggiunto il bordo del pianerottolo spiccò un balzo
tale che la portò all'altezza delle travi del soffitto. Poi, a testa in giù,
puntò i piedi su una trave e si gettò su Sephiroth senza che questi potesse fare
nulla. Lo infilzò da parte a parte, e lo inchiodò a terra, sanguinate,
conficcando la spada nel suo corpo e poi nel pavimento fino al manico. Sephiroth
cominciò a tossire sangue, la spada gli aveva trapassato un polmone.
-Cough...cough...-
-E ora tormentati nella lenta agonia che ti aspetta, mentre io libererò la Madre
sotto i tuoi occhi sofferenti- un ghigno malvagio le inarcò le labbra, il viso e
i vestiti schizzati del suo sangue, la mani bagnate di esso, le suole delle
scarpe che lasciavano impronte rosse e tiepide sul freddo metallo.
Premette il bottone.
Zack correva con il cuore che gli stava per scoppiare. Sephiroth si era
allontanato dal gruppo quasi subito e lui era preoccupato da morire. Gli altri
lo seguivano, preoccupati alla stessa maniera, pochi passi addietro. Giunsero al
reattore ben dopo che Sephiroth vi era entrato, e una scena orribile si mostrò
ai loro occhi: Sephiroth giaceva sul pavimento, la Masamune, di cui si vedeva
solo il manico, conficcata nel petto, steso in una pozza rossa, tossendo e
sputando sangue, in una lunga e dolorosa agonia.
-SEEEEEEEEPH!- urlò Zack, la gola chiusa dall'angoscia e dalla paura, e si gettò
e terra, cercando disperatamente di sfilargli la spada dal petto. Cloud era
troppo sconvolto anche solo per muoversi.
-Fatemi spazio, forse posso fare qualcosa- Rinoa si fece avanti con aria seria,
si chinò nel sangue accanto a un Sephiroth sfibrato e sull'orlo del baratro.
-No... non... bisogna... fermarl... aaaaagggghh- gemette, cercando di parlare,
la voce non più di un sussurro.
-Zitto- continuò lei -LEVITA!- la spada si alzo pian piano, tra le pietose grida
di Sephiroth, e finalmente si sfilò dalla ferita.
-E ora.....ENERGIGA!- le ferite, seppur gravi, cominciarono subito a guarire.
-Resto io a guarirlo- si offrì Quistis, calma -Voi andate a vedere cosa succede
lassù- indicò, il viso rannuvolato, la cima delle scale, la porta aperta. Dalla
stanza proveniva rumore di metallo che cozza contro metallo. Salirono le scale
di corsa, pronti a combattere.
Quistis si chinò su di lui con fare apprensivo.
-Come va?- aveva fatto del suo meglio, e a forza di Energiga, Sephiroth era
guarito in poco meno di un minuto.
Lui si alzò.
-Bene, confronto a prima- si concesse un sorrisetto sarcastico -ma loro come se
la passano?-
-Non lo so. Vuoi combattere?-
-Sì. Se questo è accaduto è solo colpa mia. Devo fare qualcosa oppure morire nel
tentativo-
-E allora andiamo- impugnò la frusta e insieme salirono le scale
-Aerith, cosa diavolo stai facendo?- urlò Zack per l'ennesima volta, ormai
sull'orlo di un attacco di nervi; Aerith stava cercando di aprire quello
stranissimo macchinario, che conteneva una figura femminile, indefinita e
coperta di metallo, e per farlo lo stava facendo a pezzi. Sephiroth entrò allora
dalla porta, la Masamune stretta in mano, lo sguardo fermo e determinato, dietro
le sue spalle si intravedeva Quistis.
-Seph, devi fare qualcosa, non mi ascolta!- Zack era disperato, non sapeva
proprio più che fare.
-Spostati, vedrai che ascolterà me- disse con voce dura: levò la spada e gliela
abbassò sul viso, ferendola in profondità.
-Seph, ma che fai?- non ci poteva credere: la sua dolce, sincera Aerith, quel
mostro senz'anima? Eppure la scena che gli si parava davanti era la realtà:
Aerith, il taglio che lasciava vedere l'osso bianco e sanguinava, con gli occhi
pieni d'odio, li guardava come si guardavano gli scarafaggi che infestano una
casa. Si rese improvvisamente conto dell'inevitabile conclusione, e la
consapevolezza gli diede un inaspettato senso di sicurezza: Aerith sarebbe
morta. Come l'illusione di determinazione dei sogni, una strana calma lo
riempiva, mentre il dolore covava dentro di lui, lontano, inudito e inudibile.
La spada alla mano, si portò accanto a Sephiroth.
-Zack, sei sicuro?-
-No, ma va bene lo stesso-
-Come vuoi-
-Voi, insetti, come osate ostacolare il risveglio della Madre? Vi schiaccerò
come si schiacciano le mosche!- tese la mano, e Sephiroth provò una strana
sensazione, come di fluttuare. Poi chiuse pian piano le dita, e con esse si
chiuse la sua gola. Sempre più forte, sempre più stretto... Si portò le mani al
collo, lasciando cadere la Masamune a terra, con un gran clangore metallico.
-Ghhhhhhh...- soffocava, gli occhi gli si chiudevano...
-Cuore di Pietra!- il grido di Squall squarciò l'aria, più vivo e forte che mai,
e lui si gettò su Aerith, eseguendo la sua tecnica più potente: la ragazza mollo
la presa e Sephiroth poté tornare a respirare appena prima di perdere
conoscenza.
-SLOT: ENERGIGA x 3!- Selphie gli lanciò le magie energetiche e lui subito si
rimise in piedi, la spada impugnata salda nella destra.
-Grrrrrrrrrr... ME LA PAGHERETE!!!!!!! ULTIMA!!!!!!-
Sephiroth allungò la mano, e la magia si spense senza essere nemmeno stata
scagliata.
-Ma cosa...- si stupì lui.
Aerith lanciò un'altra magia Ultima, che Sephiroth estinse, come la precedente.
Poi Sephiroth pensò: "Se solo si potesse salvarla.... Se lei morisse Zack
morirebbe con lei....." poi gettò uno sguardo alla cabina, per metà demolita da
Aerith, dove riposava Jenova, ancora prigioniera.
-SPOSTATEVI! SUBITO!-
Nonostante nessuno avesse idea di cosa Sephiroth volesse fare, tutti si
scansarono rapidamente dalla traiettoria, e lui si lanciò verso la cabina dove
Jenova era conservata, la mano tesa in una magia Ultima, strappata ad Aerith.
-Madre, NOOOOOOOOOO!!- urlò lei disperata non appena si accorse di ciò che
l'altro stava per fare, ma Zack la trattenne per le spalle, insieme a Rinoa e
Squall, e Sephiroth ebbe il tempo di scagliare l'incantesimo: subito la cabina
esplose in mille pezzi, alcuni dei quali dovevano appartenere al corpo di Jenova,
che schizzarono dovunque, mentre rimaneva un vuoto enorme nella parete di
acciaio spessa un metro.
Immediatamente Aerith smise di agitarsi e svenne, tra le braccia di Zack, che
cadde in ginocchio e si mise a piangere.
-Seph- disse tra le lacrime -grazie! Io temevo che avremmo dovuto ucciderla, e
invece tu... GRAZIE!- scoppiò a piangere a dirotto, la testa posata sul corpo di
Aerith, buttando alle ortiche ogni dignità.
-....-
Sephiroth sedette sotto il platano a riflettere, alla luce della luna. Nulla era
cambiato, eppure.... Eppure tutto era diverso. I capelli legati a coda si
mossero all'ansito del vento, un ansito calmo e tiepido. Dei passi risuonarono,
e Quistis gli si sedette accanto.
-Sai, ricordo ancora la tua prima entrata in scena- ridacchiò -una bella caduta
dalle scale!-
Sephiroth arrossì.
-Ridici anche, sai?- disse impermalito
-È passato tanto....-
-Troppo-
-E io... io non ti ho ancora detto ciò che avrei dovuto-
-Cosa?- si voltò incuriosito verso di lei. Che fosse...
Senza parlare lei lo colse di sorpresa e lo baciò.
Sephiroth pensò che adesso davvero non gli importava nulla di sapere chi
fosse.... Lei lo amava per come era....
Dedicato a chi vede la verità nascosta dietro alle maschere. Perché abbia sempre
il coraggio di rivelarla... Perchè possa sempre sostenerne il peso...
Voi, che portate i più grandi fardelli, chiedete aiuto alle stelle... Guideranno
chi vi ama.
FINE