GEOSTIGMA MADNESS
di Aeris-Rinoa
Cloud camminava avanti e indietro per la stanza, e l'occhio gli cadde sulla foto
di gruppo sul suo comodino, scattata due anni prima. Tutti insieme, anche Aeris.
Improvvisamente si rese conto di quanto era successo in quel poco tempo. Midgar
distrutta, il terrore di Jenova, la Geostigma. Geostigma, una malattia
degenerativa del corpo e della mente, che uccideva in breve tempo chiunque ne
fosse contagiato. Guardò quasi con pietà il braccio sinistro, coperto da una
manica lunga, per nascondere il morbo che avanzava. Sentiva Tifa, di sotto,
lavare i piatti, e Marlene e Denzel, un bambino malato che aveva preso con sé,
discutere nella loro camera in cima alle scale. Tutti se ne erano andati da
Midgar, dopo Meteor, e lui era rimasto da solo con Tifa, e aveva fondato
quell'impresa di consegne per avere di che vivere. La Shinra s'impegnava per
rimediare ai suoi errori, la gente si aiutava vicenda. Perché solo lui era
cambiato in peggio? Il rumore cadenzato dei suoi stessi passi lo aiutava a
riflettere, ma non giungeva comunque da nessuna parte. Si sfregava il braccio
infetto, come se volesse lavare via dalla pelle quella macchia nera che era il
suo certificato di morte. Poi il cellulare squillò. Rispose: Barret era di
ritorno in città per le ferie, così pregava che Marlene venisse avvertita.
Chiuse il telefono, e fece per metterlo via, ma il dolore gli procurò una fitta
lancinante, e il telfono gli cadde di mano, finendo a terra. Lui cadde in
ginocchio, faticando a trattenere le urla che gli esplodevano dentro; il braccio
bruciava come acido, la testa gli doleva, e non vedeva più nulla. Tutta colpa di
Sephiroth...
Sephiroth riaprì gli occhi in riva ad un lago, in mezzo ad un bosco dagli alberi
candidi come la neve, la luce del sole che pallida illuminava le cristalline
acque del bacino.
-Bentornato tra i vivi- gli disse una voce alle sue spalle
Sephiroth scattò in piedi, pronto a difendersi, ma si accorse di non avere nè
pastrano nè spada. Si volse per vedere chi aveva davanti, e incontrò lo sguardo
di Vincent Valentine, uno degli avversari che lo avevano sconfitto liberandolo
da Jenova.
-Sono là- disse Vincent, inclinando la testa verso un punto dietro Sephiroth;
lui se ne riappropriò e li indossò.
-Hai detto 'Bentornato tra i vivi'. Come mai sono sopravvissuto?-
-Lo devi chiedere a lei-
-Aeris...- Sephiroth ebbe una fitta di rimorso nei confronti della bella Aeris,
l'unica che lo avesse veramente capito, l'unica che lo aveva perdonato -Avresti
potuto uccidermi prima che mi svegliassi. Cosa te lo ha impedito?-
-Io non distruggo ciò che il Lifestream impone-
-Quanto tempo sono stato...morto?-
-Due anni. E devo dire che sono stati due anni intensi. Meteor ha praticamente
distrutto Midgar, che solo ora comincia a riprendersi, e le cellule di Jenova
presenti nel tuo corpo hanno avvelenato il Lifestream. La Geostigma, una
malattia che uccide corpo e mente, la porta il Lifestream, e uccide tutti coloro
che la contraggono-
Sephiroth rimase sconvolto. Due anni? Così tanti? Lo guardò in viso: non
mostrava sentimenti, il volto serio e apatico.
-Come se non avessi già commesso abbastanza crimini orrendi...- abbassò lo
sguardo
-Dove...sono?-
-Sei alla Forgotten Capital, la città degli Antichi-
A Sephiroth tornarono subito alla mente orrendi ricordi, tinti del sangue di
Aeris e della rabbia di Cloud.
-Come sono arrivato qui?-
-Sei emerso dall acque del lago, dove Aeris ha la sua ultima dimora. Il
Lifestream ti ha riportato in vita-
-Mi domando cosa ci faccio ancora su questo mondo... Con tutto il male che ho
fatto-
-Non è stata una tua scelta. Ora hai l'occasione di chiedere perdono per i tuoi
peccati-
-Si può perdonare un peccato così grave?-
-Non ci ho mai provato-
Sephiroth stette in silenzio per alcuni secondi, poi si volse a guardare il
cielo azzurro appena velato di nubi. Mosse alcuni passi in avanti, e si voltò a
guardare Vincent negli occhi.
-Provato, dici? Se ci riesco ti telefono- si avviò -Midgar, arrivo-
Sentiva che qualcuno lo scuoteva, urlava preoccupato il suo nome. Sembrava
Tifa... La testa gli doleva, il braccio sembrava incandescente... Troppo caos,
troppo dolore... Sferrò un colpo all'aria, udì un gemito, e un colpo sordo
contro la parete. Uscì dalla casa barcollando, stringendosi la spalla, e prese
la moto, ma entro breve dovette fermarsi, perché continuava a sbandare, e non
vedeva la strada. Non avrebbe voluto, ma il dolore era talmente lancinante che
vi fu costretto. Si accorse di essere arrivato davanti alla sua spada, che aveva
conficcato nel terreno due anni prima, a monito di una promessa che ora non si
sentiva in grado di mantenere. I ricordi presero ad affollarglisi in mente, e il
dolore aumentava, saliva lungo il braccio e il collo. La rabbia s'impadronì di
lui, voleva distruggere tutto ciò che gli ricordava il passato. Le foto, le
persone...quella spada. Stringeva il pugno destro nella furia, e quando aprì la
mano un lampo verde acqua ne scaturì, mandando in frantumi il metallo, e
spargendone i frammenti a terra. Non ebbe nemmeno il tempo di spaventarsi,
perché il dolore gli impedì qualunque pensiero, e cadde a terra, gemendo e
agitandosi, rotolando nella terra arida. Sgranò gli occhi azzurri, e la pupilla
si restrinse, le iridi si colorarono di turchese, e svenne, senza sapere che una
volta sveglio non sarebbe più stato lo stesso.
Sephiroth fece il suo ingresso a Midgar che il sole aveva appena posato i suoi
raggi sulla griga città. Ma, non appena ebbe messo piede all'interno del
perimetro, si accorse che qualcosa non andava: fragore di crolli, stridere di
metallo accartocciato e altri rumori tutt'altro che tranquillizzanti provenivano
dalla piazza, e la gente fuggiva in preda al terrore. Corse fino al centro, e
vide Cloud, che faceva a pezzi il monumento in metallo che decorava la piazza,
firmato Shinra. Non fece a tempo a muovere un passo che Cloud posò lo sguardo su
di lui, uno sguardo truce, negli occhi identici ai suoi. Stava per aprire bocca
che Cloud gli piombò addosso, ad una velocità sovrumana, con un ghigno feroce in
viso.
Si scatenò una lotta senza esclusione di colpi, ma Sephiroth era debole, e
ferite si aprivano continuamente sul suo corpo, strappandogli urla e spruzzando
schizzi di sangue sul viso del suo avversario, che li accoglieva con sguardo di
trionfo, e li leccava con gusto. Poi l'errore fatale: Sephiroth non si accorse
della finta di Cloud, che gli aprì un enorme ferita nel petto, scagliandolo tra
le macerie del monumento. Il buio calò sui suoi occhi.
Si svegliò a letto, in una casa che non conosceva, ma gli era familiare. Si
alzò, e lo sguardo gli cadde sulle foto che stavano sul comodino. Foto di Cloud
e del suo gruppo. Era forse a casa sua? Ma chi ce lo aveva portato? Si accorse
che le ferite erano guarite, e che qualcuno gli aveva cambiato i vestiti, mentre
i suoi giacevano a brandelli, sporchi e insanguinati, su una sedia lì accanto.
Sentì la porta che si apriva, ed entrò Tifa che, dapprima, nel vederlo sveglio,
lo squadrò con sguardo ostile e diffidente, poi abbassò lo sguardo, per posare
sulla scrivania dei vestiti con sopra un cellulare, e andarsene. La udì inveire
contro qualcuno una volta che fu giunta al piano di sotto.
Infilò i vestiti puliti, e si dette un'occhiata allo specchio: un completo di
giacca e pantaloni neri in stoffa, in stile motociclista, e una maglietta rosso
cupo senza maniche, della sua esatta misura: trovò che gli stessero davvero
bene, nonostante tutto. Sul comodino trovò un elastico rosso scuro, e lo usò per
legarsi gli ingombranti capelli lunghi. Poi prese in mano il cellulare, lo
squadrò un attimo, e ci trovò sopra un biglietto adesivo: 'Come fai a
telefonarmi senza un telefono? Spero che ti serva - Vincent'. Un sorriso gli
inarcò le labbra.
Poi, sentendo un'animata discussione svolgersi al piano di sotto, si affrettò a
scendere le scale.
Il silenzio calò non appena ebbe messo piede nella stanza, subito seguito da
sguardi irati e carichi di odio e disprezzo.
-Ne abbiamo già parlato- disse Vincent, gelido come non mai, la voce carica di
autorità; c'erano proprio tutti, tutti tranne due... Red XIII, che stava
accucciato a terra accanto alla poltrona di Vincent, con Caith Sith in groppa,
alzò la testa, per squadrare con aria di disapprovazione tutti i presenti.
-Amico, io mi fido di te- disse Cid, dimostrandosi effettivamente molto meno
convinto di quanto volesse far sembrare -ma stiamo parlando di Sephiroth!-
-Io non potrò mai fidarmi di lui!- sia accalorò Barret
Red e Vincent si scambiarono uno sguardo d'intesa. Caith Sith però intervenne
prima che potessero profferire parola.
-Oh, per tutti i dadi, non siate stupidi! Se lo dice Vincent c'è da fidarsi!-
Vincent rivolse uno sguardo grato seppur un po' ironico a Caith Sith, e Red
annuì piano, accodandosi agli altri due.
Cid e Barrett borbottarono, poco convinti, qualcosa di non meglio identificato,
ma poi il silenzio cadde ancora quando Tifa si alzò di scatto.
-Io non credo di potermi fidare di Sephiroth, ma di certo mi fido di Vincent-
-Ho riflettuto a lungo- Yuffie emerse da non si sa dove, dopo aver attentamente
osservato la scena -e ne ho concluso che Vincent è sufficientemente affidabile e
privo di umorismo perché gli si possa credere-
Vincent per tutta risposta la guardò con un sopracciglio ironicamente alzato, ma
lei tornò a sedersi come se niente fosse, dopodiché presero tutti a discutere su
di lui come se non fosse presente.
-Io...- cercò di parlare, ma Cid lo interruppe bruscamente, furente e aggressivo
-Sta' zitto, non ci interessa minima...- si zittì all'improvviso: Sephiroth gli
aveva lanciato uno sguardo furibondo, come e peggio di quelli che lanciava
quando era ancora un SOLDIER, che zittivano perfino i cani affamati, e aveva
tutta l'aria di volerlo ridurre in brandelli seduta stante.
-Voi, che parlate come se sapeste tutto del mondo, credete di conoscerlo
davvero?- urlò -Siete ridicoli, patetici e odiosi! Voi non avete idea di cosa ho
passato, ho perso i miei amici, la mia famiglia, la mia casa, tutto... Ho ucciso
e massacrato, mi sono sporcato le mani di sangue, e non lo volevo! Sono stato
costretto a guardare, senza poter fare nulla per oppormi! Sono morto nella
disperazione! L'odio, la colpa, il rimorso, sono sempre stati miei... Ma voi
cosa potete saperne, voi che siete nati e cresciuti con l'affetto dei vostri
cari? Voi che ne volete sapere di cosa significa passare l'infanzia nei
laboratori, tra dolori atroci e persone che ti trattano come se fossi un
oggetto!- smise di urlare, per abbassare lo sguardo, e le lacrime presero a
cadere a terra, e i singhiozzi a scuotergli le spalle -Voi che ne sapete del mio
dolore? Della mia pena, del mio senso di colpa? PER VOI SONO SOLO UNO SPORCO
ASSASSINO! Ma, in fin dei conti, non è quello che sono...?- sussurrò piano, e si
voltò per abbandonare la stanza, lasciando l'assemblea in un costernato
silenzio, e un sorriso di soddisfazione ad illuminare i volti di Vincent e Red.
Sephiroth si chiuse in camera, e affondò la testa nel cuscino, come faceva
quando era piccolo, sfogando con le lacrime la rabbia, il dolore e la
frustrazione. Li odiava così tanto... Eppure avrebbe voluto che lo accettassero.
Se solo Aeris fosse ancora qui, pensò, lei saprebbe aiutarmi...
"Io sono qui, Sephiroth. Non ti abbandono..."
Sephiroth alzò stupefatto la testa dal guanciale, ma la voce si era spenta tanto
rapidamente quanto si era manifestata. Uno strano senso di sollievo lo pervase,
come se sapesse che da quel momento in avanti le cose sarebbe andate meglio; si
asciugò le lacrime, e si biasimò per la scenata infantile che aveva fatto di
sotto, ignorando il devastante effetto che aveva avuto sui presenti, effetto
che, a conti fatti, volgeva in tutto e per tutto a suo favore. Si ricompose e
decise di tornare giù per affrontare una discussione civile, ma non appena entrò
gli sguardi di tutti si volsero altrove, colpevoli, pieni di rimorso, e tutti,
tranne Red, Caith e Vincent, si alzarono e se ne andarono, a disagio. Sephiroth
ne rimase un po' deluso.
-Volevo scusarmi...-
-Sono loro che devono scusarsi!- si accalorò Caith battendo i pugni sulla testa
del povero Red
-Per questo se ne sono andati- disse Red, calmo nonostante tutto
-Non sopportano nemmeno l'idea di doverti chiedere scusa. Hai ferito il loro
orgoglio eroico- un sorriso si allargò sul viso di Vincent
-Non ne avevo intenzione...-
-Non dispiacertene- gli disse Red
-La cosa ci da un certo vantaggio- continuò Vincent -Quella scenata ha messo a
nudo la tua umanità, e soprattutto la differenza con il Sephiroth di due anni
fa, e questo ti ha decisamente fatto guadagnare punti-
-Grazie del cellulare- disse Sephiroth cercando di evadere l'argomento
-Figurati. E poi se ti perdo non potrò mai sapere come va a finire- gli sorrise
ironico, si alzò, e nell'ondeggiare del mantello color sangue lasciò la stanza.
Anche Red fece per andarsene, ma prima gli parlò:
-Preparati, è una dura prova quella che ti aspetta. Domani mattina ne parleremo
con più calma. Comunque sappi che sei la nostra unica speranza; sarai il nostro
eroe-
La parola eroe lo scosse dentro: un eroe? Lui? Si ritirò nella sua stanza senza
dire una parola, e vi riflettè sopra steso sul letto, finché non si addormentò,
ancora vestito, disteso supino.
Il mattino dopo sentì bussare alla porta, e si accorse di essersi addormentato
senza nemmeno sciogliersi i capelli, e di avere perciò un gran mal di testa, ma
si alzò e andò ad aprire, e trovò Caith con la sua solita aria gioiosa ad
attenderlo.
-In piedi, bell'addormentata, è ora di lavorare!- si dileguò entro un secondo,
lasciando un Sephiroth alquanto perplesso fermo sulla porta della stanza. Ancora
stupito scese le scale e trovò una riunione di gruppo in pieno svolgimento nel
soggiorno al piano di sotto; un'accesa discussione stava avendo luogo in quel
preciso momento.
-Io non ne voglio sapere, comunque stiano le cose!- urlava Cid, con Tifa e
Barrett dietro di lui a sostenerlo annuendo
-Maledizione a te, Cid! Sei sempre stato un testardo!- ribatteva Vincent,
accalorato una delle poche volte in tutta la sua vita
-Qui i sentimenti non c'entrano un'accidenti- s'intromise Yuffie -Qui si tratta
della cosa oggettiva, signori miei: non c'è nessuno qui in grado di fermare
Cloud a parte il già più che abbondantemente menzionato Sephiroth. E' un dato di
fatto-
-MA...!- obbiettò Tifa battendo un pugno sul tavolo
-'Ma' un corno! Sarò anche un pupazzo, ma non sono così idiota da non capire che
il Sephiroth che abbiamo davanti non è lo stesso di due anni fa!-
-Potrebbe recitare, sa farlo così bene! Andiamo, vi aspettate che accettiamo
bonariamente di collaborare con un folle genocida?!-
-Veramente- si intromise a bella posta e sonoramente Sephiroth, con una certa
fiducia in sé stesso -il folle genocida sarebbe qui perciò le cose potete
dirmele direttamente in faccia. Sempre se ne avete il coraggio-
Il silenzio cadde come un sudario; Tifa arrossì violentemente e scappò via,
mentre Cid e Barret digrignarono i denti e lasciarono la stanza in un modo che
conservasse la poca dignità che rimaneva loro, mentre un sorriso soddisfatto
illuminava i volti di Caith, Red e Vincent, e Yuffie lanciava un'esclamazione di
trionfo accompagnata da un balzo.
Sephiroth rimase piuttosto perplesso dall'insieme degli eventi occorsi nei circa
5 minuti nei quali aveva presenziato alla discussione, in primis dal fatto che
Vincent si era arrabbiato con qualcuno. Anzi, che si era in qualche modo
accalorato.
-Io non so cosa sia, ma di certo non ci capisco più nulla. Prima ritorno in vita
due anni dopo la mia morte, poi incontro Cloud che cerca di farmi fuori con in
viso un'espressione completamente folle, poi mi dite che devo essere il vostro
eroe in questa battaglia, che chiaramente ha da essere contro Cloud, e adesso
trovo Vincent che litiga con qualcuno? Decisamente penso sia normale se non ci
capisco più un'acca, e dovrebbe essere sottinteso che dovreste essere voi-
sottolineò il 'voi' -a spiegarmi chiaramente come stanno le cose. Qui e adesso-
-Beh, di certo sai quello che vuoi- replicò allegro come sempre Cait Sith
-Penso, in effetti, che sia ora di spiegarti come stanno realmente le cose-
-Non dirmelo- lo anticipò -La Geostigma ha trasformato Cloud con i miei geni, e
adesso lui sta cercando quello che resta di Jenova. E voi siete gli
organizzatori del contrattacco- si portò le mani ai fianchi, per sottolineare
quanto fosse stato semplice capire tutto senza che gli venisse dato nessun
indizio da loro, e li guardò con gelida ironia, come per sottolineare la loro
incompetenza nel nascondere le loro intenzioni -E' questo il problema di voi
buoni- si sedette a gambe incrociate su una poltrona, a piedi scalzi e senza la
giacca -Non andate mai contro le regole, così non siete capaci di nascondere le
vostre mosse, nemmeno vi importa-
-Perché, tu non sei uno dei buoni?- chiese serio Red
Sephiroth, dopo aver sentito la voce di Aeris, e in seguito al discorso di
quella mattina, era molto sicuro di sè, e sentiva che non gli importava più di
tanto del giudizio degli altri, per fermare Jenova qualsiasi condizione era
concessa.
-Vedi- sorrise beffardo -io non amo considerarmi schierato. Io sto nel mezzo, e
agisco secondo la mia convenienza. L'ho sempre fatto-
-Non è vero- disse semplicemente Vincent; Sephiroth lo fulminò con lo sguardo,
intimandogli di tacere, e Vincent parve afferrare e in effetti tacque.
-Mandate a chiamare gli altri-
Gli altri entrarono nella stanza molto di malavoglia; la discussione di prima, o
meglio la sua conclusione, li aveva molto infastiditi. Si sedettero intorno a
Sephiroth, Vincent e Red, con aria ostile.
-Non capisco perché ci hai mandati a chiamare- disse Cid seccato -Non vedo
ragione di riunirci di nuovo, per oggi- fingeva di non vedere Sephiroth, che
emerse dallo schienale della poltrona con sguardo severo
-Anche se fai finta di non vederlo il motivo è qui- si indicò -Perciò possiamo
pure cominciare-
Un borbottìo generale di malcontento riempì la stanza.
-Statemi bene a sentire!- Sephiroth balzò in piedi di scatto, battendo
rumorosamente il pugno sul tavolo e inducendo un silenzio totale -A me non va di
stare qui a parlare con voi più di quanto non vada a voi di stare qui a parlare
con me. Perciò vediamo di risolvere la cosa nel vostro interesse (dato che io
non ne ho) e finiamola con queste polemiche-
-Ben detto!- lo acclamò Yuffie, ricevendo in cambio sguardi fulminanti
-Parla- disse brusca Tifa
-Dunque- esordì Sephiroth potendo finalmente parlare -Io so quello che Cloud sta
cercando- gli sguardi di tutti si abbassarono, a disagio: a nessuno piaceva
pensare che era Cloud il loro nemico -Lui vuole la testa di Jenova, che
renderebbe la sua trasformazione stabile e più potente. Ma, da quanto ho
capito,la testa in questione è andata perduta dopo la mia sconfitta la Northern
Crater, giusto?- tutti annuirono mesti -Beh- un sorriso diabolico gli si dipinse
in viso -Mi sa che è ora di andare a parlare con Rufus-
Sephiroth bussò alla porta della Healing Lodge, residenza attuale di Rufus. Gli
fu detto di entrare, e trovò Reno pronto ad aggredirlo: lo schivò facilmente e
lo chiuse fuori dalla casa. Pochi attimi dopo comparve Rude, ma prima che
potesse muovere un solo passo Sephiroth lo aveva steso, senza nemmeno dover
estrarre la spada. Dall'ombra alle spalle del Turk emerse una carrozzella a
rotelle, il cui occupante era coperto da un telo bianco per buona parte del
corpo.
-Ciao, Rufus. Ti ricordi di me?-
Sembrò che l'uomo stesse per avere un infarto, nel vederlo, e, se avesse potuto,
di certo sarebbe stramazzato a terra per il terrore.
-T-tu...Cosa diavolo ci fai qui? Non ho nulla per te-
Sephiroth rispolverò i suoi vecchi metodi intimidatori, e si avvicinò con passo
cadenzato alla carrozzella, che prese ad indietreggiare. La bloccò con un piede,
avvicinò il viso a quello di Rufus, e gli sussurrò:
-Lo sai cosa voglio. Dov'è la testa di Jenova?-
-Non ce l'ho più io. E' andata dispersa dopo l'incidente al Cratere. Attualmente
due mie uomini sono scomparsi dopo essersi recati lì-
Si allontanò, e riprese un'aria tranquilla.
-Non hai niente da temere da me, anche se non mi crederai. Puoi chiederlo a
parecchie persone di tua conoscenza. Il nemico è Cloud adesso-
-Infatti non ti credo-
-Fai come vuoi. La pelle è tua-
La porta sfondata, Rude e Reno k.o. Era solo, e quel che era peggio, LUI aveva
ragione.
-Dimmi dove hai nascosto la Madre-
-Ti ho detto che non lo so-
I capelli biondi ondeggiarono nei luminosi raggi di sole che filtravano dai
pochi spiragli sulle coperture delle finestre, gli occhi verde acqua brillavano
nella penombra.
-Non mentirmi, presidente-
-Non mento- cercò di allontanarsi da quel viso che insistentemente restava
vicino al suo, facendogli sentire il suo respiro calmo e minacciandolo.
Si allontanò.
-Questi- tirò fuori dalla tasca due tesserini -Sono per te- glieli lanciò. I
tesserini di Tseng e Elena, i due turk scomparsi, macchiati di sangue
-Considerali un ringraziamento-
Uscì dalla stanza, lasciandolo solo con il suo terrore e il suono del suo stesso
respiro, affannoso e spasmodico.
-Dobbiamo trovare Jenova prima di lui- Sephiroth camminava avanti e indietro, in
ansia -Ma come?-
Si sentirono dei passi di corsa giù per le scale, e Marlene e Denzel entrarono a
precipizio nella stanza, probabilmente giocando ad acchiapparella, ma si
fermarono non appena incrociarono lo sguardo di Sephiroth.
-Tifa- chiese Denzel -Chi è quel signore con i capelli lunghi?-
-Un amico- rispose Vincent, mentre Marlene, felice di vederlo, era accorsa a
dargli una degna accoglienza; le diede un buffetto sulla testa.
-Come ti chiami?- chiese Marlene a Sephiroth, avvicinandosi tranquilla e
sorridente; Barret cercò di gridarle di stargli lontano ma fu fermato da un
calcio negli stinchi di Yuffie, che lo ammutolì.
Sephiroth, pur titubante, la prese in braccio e se la mise sulla ginocchia.
-Sono un amico di Cloud, mi chiamo Sephiroth-
-Non ti avevo mai visto prima-
-Sono appena arrivato-
La stanza era pervasa da un tetro silenzio, e Marlene non capiva perché, così
optò per lasciarli stare, scese dalle ginocchia di Sephiroth e si unì a Denzel,
che era rimasto per tutto il tempo sulla soglia.
-Ciao, Sephiroth- gli sorrise
Sephiroth non ebbe nemmeno tempo di respirare che Barret e Tifa gli piombarono
addosso, e Barret lo prese per il collo della camicia e lo tirò su da terra.
-Tu prova a toccarla un'altra volta- disse -E giuro che ti riduco in una maniera
tale che non penseranno nemmeno sia un cadavere umano-
-E stai lontano anche da Denzel, altrimenti ti ammazzo- aggiunse Tifa
Barret lo mollò di peso sulla poltrona, che per poco non si rovesciò. Vincent
era furibondo, gli occhi ardevano di rabbia.
-Cosa diavolo...- Sephiroth lo interruppe posandogli una mano su una spalla
-Lascia stare. Non posso pretendere che si fidino di me-
Vincent tacque, e si rimise seduto, pur squadrando ostile i due.
-Dove eravamo?-
-A Jenova- disse Yuffie -Come trovarla prima di Cloud-
-Ti ho detto di non dire il suo nome!- la sgridò Tifa
-Tifa- Sephiroth la guardò dritto negli occhi -Fuggire la realtà non serve a
niente-
-Taci, non mi servono consigli da te-
-Non mi interessa, io da ora in poi lo chiamerò sempre per nome-
Tifa fece per alzarsi, ma Cait Sith la squadrò severo e lei si rimise seduta,
digrignando i denti per la rabbia.
"Le Materia...Non deve usarle. Dovete fermarlo"
La dolce voce di Aeris giunse alle orecchie di Sephiroth con la leggerezza dei
campanelli.
-Dove...dove teneva le Materia?-
-Non lo so...- rispose Tifa -Non me lo ha mai detto...-
"TI ricordi quel fiore che ti regalai?" Sentì che sorrideva.
-Accidenti! La chiesa!- si alzò e si precipitò fuori, prendendo la sua moto
-La chiesa? Non dirà...quella dove viveva Aeris?-
-Forza, muoviamoci-
Spalancò il grande portone, e lui era lì. Ma delle Materia non vi era traccia.
-Era anche ora- gli voltava le spalle, guardando la grande vetrata coperta che
una volta sovrastava l'altare -TI stavo aspettando-
-Dove sono le Materia?- gli gridò; sentiva la rabbia emergere e ribollire
-Sei arrivato tardi temo. Le ho già portate via- un baule giaceva vuoto in un
angolo
-Dannazione!-
-Vuoi giocare, fratellino?- si volse, un ghigno malefico in volto, in mano la
Buster Sword assemblata di tutte e sette la lame in cui era divisa. Sarebbe
stata dura.
Sephiroth gli si lanciò contro, e in breve l'aria fu satura del clangore delle
lame, che continuamente cozzavano una contro l'altra, in una lotta senza
esclusione di colpi.
Sephiroth schivò un affondo con un salto, ma Cloud lo raggiunse a mezz'aria,
lanciandolo contro la vetrata. Sephiroth vi atterrò contro, facendo volare
dovunque petali dei fiori che coprivano il pavimento divelto. Spingendosi contro
il muro spiccò un balzo contro Cloud, che parò con la lama, e fu lanciato
direttamente fuori dal portone aperto, atterrando tranquillamente e scappando
con le materia a bordo di una moto che era lì vicino.
-Maledizione!- quando riuscì ad uscire dalla chiesa Cloud era già lontano.
Gli altri lo raggiunsero alcuni minuti dopo, sulla Shera di Cid.
Sephiroth restò incantato dallo spettacolo che la nave offriva, atterrando nella
luce rossa del tramonto nello spiazzo deserto di fronte alla chiesa. Era davvero
bellissima.
Vincent scese per primo e gli corse incontro.
-Va tutto bene?-
Si accorse che gli doleva la parte sinistra del viso, e quando vi posò la mano
si accorse di sanguinare.
-Credo di sì-
-Diiiio!- esclamò Yuffie non appena lo vide -Tieni qua, per l'amor del cielo
pulisciti sei uno spettacolo davvero disgustoso- Vincent la squadrò ironicamente
Sephiroth si pulì la guancia con fazzoletto bagnato che Yuffie gli aveva dato,
ma presto prese a bruciare come acido. Gli scappò un gemito.
-E' un antisettico- gli rispose semplicemente la ragazza; una volta che la
ferità si fu asciugata un po' vi mise un cerotto -Con questo sei a posto-
-Grazie, ma non sarebbe servito comunque-
-Perché?-
-Beh...per colpa dei geni di Jenova le mie ferite si rigenerano da sole-
-Ah, anche quelle di Cloud!-
Sephiroth sgranò gli occhi. Anche Cloud era...no, non era possibile. Eppure i
suoi occhi... il Mako... Scossa la testa: non era il momento di mettersi a
pensare a questo. Ora Cloud aveva le Materia, e avrebbe anche potuto distruggere
tutta Midgar, se solo avesse voluto.
Ma non era finita, lui sarebbe tornato. Voleva solo nascondere le Materia, poi
sarebbe tornato per finire di battersi, il suo folle orgoglio glielo imponeva.
Conosceva bene quel tipo di orgoglio...
-Via di qui- disse Sephiroth -Salite sull'aeronave e aspettate un mio segnale-
-Andiamo- intimò Vincent
Sephiroth si sedette, aspettava lui, sapeva che sarebbe arrivato. E infatti
entro pochi minuti sentì i suoi passi, e lo vide.
-Sei arrivato, ti aspettavo-
Cloud mosse la testa in modo innaturale, sorridendo sadico -Oh, vuoi finire la
partita?-
-Forza, vieni a prendermi- si voltò e si rifugiò dentro la chiesa, nascondendosi
tra i banchi. poco dopo i passi di Cloud risuonarono sul pavimento di legno;
Sephiroth balzo fuori dai banchi e lo colpì con violenza, scaraventandolo verso
i fiori, ma lui scagliò un Thundaga dritto in mezzo alle piante, creando un
enorme foro nel terreno e atterrando indenne su quello che una volta era stato
l'altare. Poi uno sciacquio leggero, e il buco cominciò a riempirsi d'acqua, che
dapprima scorreva lentamente, poi prese a zampillare in un getto sempre più
alto, e alla fine arrivò a toccare anche Cloud. Il suo viso si contorse in una
smorfia di fastidio, e corse via, lungo i tetti, già lontano prima che Sephiroth
potesse muovere un solo passo.
"Io non ti abbandono, Sephiroth"
-Grazie, Aeris- disse lui, coprendosi gli occhi con una mano e volgendo lo
sguardo verso il cielo. Mentre rifletteva sul da farsi un ruggito riempì l'aria,
le nuvole si addensarono oscurando il sole, e nel cielo comparve Bahamut Omega.
Da un grattacielo non lontano dalla piazza Rufus osservava Midgar.
-Presidente, dov'è la Madre?-
-Ti ho detto che non lo so-
-Bene, allora- piegò il gomito, strinse la mano a pugno, e scosse elettriche blu
presero a percorrergli l'avambraccio, poi lo distese di colpo, e il cielò si
oscurò di nuvole e vi comparve Bahamut Omega. Rufus doveva calcolare bene ogni
mossa.
Cloud lanciò un fugace sguardo alla Shera e al monumento semidistrutto nella
piazza, e Bahamut si gettò in picchiata.
-Ti ho detto che non ne so nulla-
-Molto bene-
La furia di Bahamut esplose un enorme attacco Megaflare.
La Shera atterrò in mezzo alla piazza centrale di Midgar, proprio vicino al
monumento, che Bahamut stava sventrando alacremente.
-Ultima!- la magia di Sephiroth giunse a destinazione, attirando l'attenzione
del gigantesco drago.
-Coprite Sephiroth!- ordinò Vincent, e il gruppo si sparpagliò per la piazza,
arrampicandosi sulle strutture in metallo che la circondavano per poter meglio
colpire l'enorme creatura volante.
Sephiroth svolgeva invece il suo duello personale con il drago, colpendolo
ripetutamente con la sua Masamune, e tenedolo sempre alla portata della lama.
Con grandi balzi teneva dietro ai suoi spostamenti, mentre i compagni lo
colpivano dai lati e da dietro, ma poi il drago si diede alla fuga e prese a
volare verso l'alto: se non avessero fatto qualcosa subito sarebbe uscito
irrimediabilmente dalla loro portata.
-Sta preparando un Megaflare!- esclamò preoccupata Yuffie
Sephiroth spiccò un enorme balzo verso l'alto.
-Aiutetelo!- ordinò Vincent; senza il suo ordine Sephiroth si sarebbe trovato
solo, o almeno così sembrava
Barret lo afferrò per un polso e lo scagliò in aria, ma un colpo lo fece
precipitare di nuovo. Atterrò sull'asta di Cid, caricata per lanciarlo di nuovo.
-Sei l'unico che può farlo!- gli disse prima di scagliarlo in alto
Red lo afferrò per le spalle e lo spinse: -Sei il nostro eroe-
Poi fu il turno di Yuffie, che incorciò le dita delle mani e lo spinse
facendoglici poggiare il piede sopra: -Vai!-
Vincent lo attendava più alto; gli prese la mano.
-Sei tutti noi-
Tifa era in cima ad aspettarlo, e gli si lanciò incontro: -Credo in te- gli
sorrise leggermente, e con una capriola gli diede la carica finale.
Si avvicinava inesorabile a Bahamut, sul punto di lanciare il Megaflare. E
l'attacco partì, gli veniva dritto contro; si ritrovò dentro la sfera di fiamme,
e rallentava sempre più, se non avesse fatto qualcosa sarebbe precipitato con
essa. Poi un suono, uno scampanellio, e una luce davanti ai suoi occhi: Aeris
era lì davanti a lui, e si rifletteva nei suoi occhi, gli tendeva la mano, e lui
la prese.
"Andiamo!"
Fuori, attraverso la sfera, ormai dietro di lui, strinse la spada con fermezza,
e colpì il drago.
Spiccò la corsa sulla sua schiena, spingendo la lama nel suo corpo e aprendovi
un enorme taglio. Arrivò alla coda e spiccò un salto nel vuoto, mentre il drago
precipitava, dissolvendosi in nebbia blu.
-Non è divertente?- Cloud si mise a ridere osservando la scena che si consumava
nella piazza e i vani attacchi che venivano scagliati contro l'evocazione.
Rufus si alzò in piedi, e la cappa bianca gli cadde di dosso, rivelando un
contenitore nero di metallo, con la scritta 'sigillato'.
-Madre?!- Cloud era stupito e sconvolto
-A te cosa sembra?- sul volto di Rufus si dipinse un sorriso, e con un rapido
gesto scagliò il contenitore dabbasso.
-Madre!- esclamò Cloud vedendo l'oggetto cadere; lanciò un urlo furibondo e
scagliò un Thundaga contro Rufus, tagliando la benda che portava sull'occhi
sinistro: Rufus aveva schivato il colpo buttandosi oltre il parapetto. Cloud si
gettò alle sue spalle, superandolo ben presto, ma quasti prese a sparargli. Una
volta che ebbe afferrato il contenitore metallico, Cloud atterrò agilmente e si
dileguò in moto, mentre Rufus veniva raccolto dai suoi Turks con una rete, e
Bahamuth, sconfitto, andava dissolvendosi.
Sentì la moto nonostante fosse lontana, e quando gli sfrecciò accanto era già in
sella. Cloud stava scappando, e aveva qualcosa con sé. L'inseguimento,
difficoltoso, finì al vecchio edificio Shinra, dove Cloud abbandonò la moto. Lo
attendeva al varco, appollaiato sui resti di una strada divelta qualche metro
più alto.
-Cosa pensi di fare adesso?-
-Sarà la Madre a dirmelo-
-Alla fine...tu non sai nulla-
-Sono solo una marionetta...Proprio come lo eri tu!- gli scagliò contro un
Blizzaga, ma Sephiroth lo schivò e gli piombò addosso, Masamune sguainata: i
colpi si susseguivano rapidissimi, con secco clangore metallico. Poi Cloud tentò
un affondo più potente degli altri, e Sephiroth, prevedendo la mossa, lo disarmò
e lo mandò oltre il parapetto. Lui stringeva saldamente Jenova, tenendosi con la
mano libera. Gli si avvicinò.
-E' finita- gli disse
Non gli rispose, ma mollò la presa e si buttò di sotto, stringendo Jenova. Aprì
il contenitore, e si premette il suo contenuto contro il petto: un lampo lo
avvolse, sparì più in basso. Sephiroth si gettò all'inseguimento, e, parecchi
metri più sotto, atterrò: era solo.
-Ciao, fratellino-
Si volse, il petto stretto dall'ansia. Lì, davanti a lui, Cloud era in piedi a
guardarlo: i capelli argentei fluttuavano al debole ansito del vento, gli occhi
verde acqua luccicavano nella penombra, la frangia gli ricadeva sulla fronte,
come sempre, ma sulla su schiena i capelli lunghi si muovevano leggermente, e
una grande ala nera, spiegata, lo incorniciava a sinistra.
-Mio dio...- sussurrò Sephiroth, sconvolto nel vedere Cloud così, nello scorgere
in lui l'esatto riflesso della sua follia, nel sentirsi egli stesso davanti ad
uno specchio.
Un sorriso inarcò le labbra di Cloud.
-A noi!-
Lo assalì con un colpo di enorme potenza, che fu parato e ribattuto, e ad un
ritmo vertiginoso i due presero a scambiarsi affondi e parate, schivate e
contrattacchi, che li portarono a spostarsi per tutto l'edificio Shinra.
Sephiroth balzò sul tetto, Cloud dappresso, si squadrarono, fermi.
-Non lo posso sopportare...Non ti lascerò fare quello che vuoi!-
Gli corse incontro, preparandosi ad un affondo, ma all'ultimo momento Cloud
separò le lame, con una parò il suo colpo, e scagliando l'altra lo colpì ad una
spalla e lo inchiodò ad una parete di metallo alcuni metri più dietro.
-Rassegnati- gli disse Cloud -Senza la Madre sei debole!- afferrò la spada e
gliela rigirò nella ferita, facendolo gemere -Sei finito- fece per vibrargli il
colpo di grazia, ma Sephiroth afferrò con due mani la spada conficcata nella
spalla, la estrasse e la usò per far perdere l'equilibrio a Cloud, che con un
balzo si allontanò da lui e servendosi dell'ala spicco il volo.
-Preparati a morire-
Sephiroth sfruttò una colonna per spiccare un salto molto alto e raggiungerlo,
cogliendolo di sorpresa.-
-OMNISLASH!- urlò, quando gli fu abbastanza vicino; lo colpì, atterrò e balzò di
nuovo in alto per colpirlo ancora, e avanti così, infinite volte. Poi scese a
terra, atterrando in ginocchio, e si rialzò in piedi, mentre alle sue spalle
Cloud agonizzava, ancora sospeso in aria. Sia avvolse nell'ala, e poi cadde,
steso a terra.
Gli si avvicinò: lui si alzò rantolando.
-Io muoio, ma tu vieni con me!- lo colpì all'improvviso, infilandogli una lama
nel petto e finendogli addosso. Entrambi caddero a terra privi di vita.
-Cloud!- gridò Tifa -Lo ha ucciso...Lo ha ucciso!- batté un pugno sul vetro
dell'osservatorio della Shera, le lacrime le scendevano dagli occhi -Sephiroth!-
si accasciò in ginocchio, Yuffie la prese per le spalle e la aiutò ad alzarsi, e
lei si mise a piangere fra le sue braccia.
-Per chi piangi?- le chiese Yuffie
Tifa alzò lo sguardo pesto e arrossì appena.
-Per tutti e due...- si asciugò le lacrime, e si gettò verso il portello,
saltando giù.
-Muovetevi!- urlò agli altri -Hanno bisogno di noi!-
Una luce tiepida, una mano sulla fronte...
-Madre...?- chiese Sephiroth, ad occhi chiusi
-Smettila di chiamarmi Madre, Sephiroth. Non hai più bisogno di lei-
-A...Aeris?- il tocco sulla fronte si fece più gentile, percepì una carezza
-Non ti ho richiamato tra i vivi perché tu morissi oggi. Ti attende una vita
felice, non è ancora il momento di unirti a me. Vai-
-No, aspetta...- ma prima che finisse il tocco era sparito, e anche il tepore e
la luce non vi erano più.
Si ritrovò a galleggiare nell'acqua, nel prato dei fiori di Aeris, nella chiesa,
circondato da tantissimo bambini, che si erano immersi nell'acqua e poggiavano
le mani su di lui.
-Dove...sono?- si rimise in piedi
-Nostra sorella ci ha detto che vi avremmo trovato qui-
Sephiroth si volse, per vedere Cloud, anche lui privo di sensi, galleggiare
nell'acqua lì accanto. Si precipitò vicino a lui.
-Cloud!- gridò, in ansia -Cloud!-
Lui aprì piano gli occhi, Sephiroth lo aiutò a mettersi in piedi.
-Sephiroth...tu...-
-Ssh, non serve-
-...Grazie...- teneva lo sguardo basso, si vergognava; davanti a lui c'era quel
Sephiroth, quello che aveva sempre ammirato e amato, quello che lo aveva spinto
ad entrare nel SOLDIER, quello che lo aveva reso felice ricordandosi il suo nome
tra i tanti e che aveva combattuto insieme a lui.
I bambini sguazzavano nell'acqua, e alcuni, malati, videro le macchie nere
sparire dalla pelle per merito di quell'acqua, sgorgata dal Lifestream.
-Cloud!- esclamò Sephiroth -Guarda, la Geostigma...guarisce!-
Prese un po' d'acqua e gliela versò sul braccio infetto dopo avergli tolto la
manica, e la macchia che gli deturpava la pelle si dissolse in piccoli bagliori
verdi. Cloud alzò uno sguardo sollevato verso Sephiroth.
Il gruppo al completo li osservava, e tutti sorridevano, mentre versavano
l'acqua guaritrice sulle macchie causate dalla Geostigma e le facevano così
dissolvere. Poi, alzando lo sguardo, la videro, vicino al portone: Aeris, china
su una bambina, la stava confortando. Poi si alzò, e con passo calmo si diresse
verso l'esterno, attraverso il vano brillava una luce abbagliante, e, appoggiato
allo stipite, Zack, a braccia incrociate ad aspettarla. Lei si volse e li guardò
entrambi negli occhi.
-Voi due...non avete più bisogno di perdono. Avete una vita da vivere,
recuperate il tempo perduto- sorrise -Va meglio, adesso, vero?- sparì nella
luce, mentre Zack li salutava con un fugace cenno della mano e la seguiva.
Un sorriso si accese sui volti di Cloud e Sephiroth, che si scambiarono uno
sguardo finalmente felice, e si strinsero la mano.
Uscirono dall'acqua, per essere accolti entrambi a braccia aperte dagli altri.
-Sei stato grande- Cid si congratulò con Sephiroth, battendogli una sonora pacca
su una spalla
Barrett gli strinse la mano vigorosamente, Red si complimentò e Caith lo
acclamò. Ma la cosa che più lo colpì era lo sguardo di approvazione di Vincent
che, accompagnato con un sorriso, lo raggiunse da dietro gli altri. Non capiva
perché, ma era importante per lui, forse più importante di tutto il resto...
-Ho avuto ragione a fidarmi di te- gli sorrise Tifa; poi prese un espressione
preoccupata -Ho creduto che fossi morto!- gli si gettò contro e lo abbracciò:
lui arrossì leggermente, e la scostò. Cloud gli si avvicinò.
-Mi hai salvato- gli disse -Ti devo la vita-
-Non c'è problema- gli sorrise Sephiroth -Due anni fa tu hai salvato la mia,
perciò ora siamo pari-
-Sei...davvero tu?-
-Sì...Dopo sette anni, finalmente, sono di nuovo io-
Adesso so cosa vuol dire sentirsi prigionieri di sé stessi, e ora che sei di
nuovo qui con me, non voglio perdere un solo istante.
Adesso finalmente posso dirti quanto sei importante per me...
FINE