LA SAGA DEI "DESTINI
ALTERNATIVI": OSCURO DOLORE, IL CAPOVOLGIMENTO DI UN MONDO
di Aeris-Rinoa
Non sarebbe dovuto succedere. Era questo che ognuno pensava fissando la bara,
chi piangendo, chi chiedendosi come fosse potuto accadere. La pioggia cadeva
come se anche il cielo volesse piangere quella spaventosa perdita, quel vuoto
nei loro cuori, e loro, appena coperti da tre ombrelli, osservavano la bara
calare nel terreno, mentre la lapide quasi sembrava attirare i loro sguardi per
rigirare il coltello nella piaga che già da sola li straziava.
E quando scorrevano le lettere sulla lapide con lo sguardo, si rifiutavano di
crederlo, leggevano di nuovo, ma la cosa non diventava reale. No, solo vedere la
bara aperta con dentro il suo viso luminoso era in qualche modo riuscito a far
loro rendere conto di quello che era successo. Era stato il vestito nero sulla
pelle bianca, erano stati i capelli raccolti per la prima volta, il trucco
pesante e la sua immobilità a far loro realizzare che era accaduto davvero.
Quistis si chinò per raccogliere la prima manciata di terra, ma Squall la
precedette, i capelli lunghi raccolti in una coda e la divisa da SeeD in
perfetto ordine, la cicatrice sul viso più evidente che mai sulla pelle pallida,
le bende che coprivano metà viso, quella parte che era rimasta devastata dalla
battaglia. Allungò la mano e buttò la terra sopra la bara, ma l'acqua quasi
subito la trascinò con sé in basso, al di sotto della cassa. Poi toccò a Quistis.
Squall si volse e gettò una rosa blu come il cielo sereno dentro la fossa senza
nemmeno voltarsi. Uno scroscio, la stampella di Quistis era caduta in una
pozzanghera. Irvine aiutò la compagna a rialzarsi, poi la riportò con sé vicino
agli altri due. Squall era andato, e tutti sapevano bene il perché. Le lacrime
di Selphie si mescolarono all'acqua che già permeava il terreno, mentre Zell la
stringeva. Nessuno riusciva a capacitarsi di quello che era palesemente davanti
ai loro occhi, e le lacrime davano manforte alla pioggia nel bagnare la terra.
Quando ebbero finito di riempire la fossa, gli operai delle pompe funebri, prima
di andarsene, pulirono con cura la lapide di marmo dall'acqua e dal fango, in
particolare le lettere infossate del nome Rinoa Heartilly.
I passi risuonavano sul sentiero lastricato che ormai era in rovina, invaso
dalle erbacce, le mattonelle piene di crepe e mancanti di diversi pezzi. La
pioggia cadeva violenta, le gocce frustavano il viso del ragazzo, rigato di
lacrime, gli bagnavano i lunghi capelli castani legati, infradiciavano i vestiti
e portavano sollievo alle ferite bagnando le bende. Ma non solo la pioggia
rigava il volto di Squall mentre camminava lungo il piccolo sentiero del
giardino del Garden, anche amare lacrime scendevano dall'unico occhio che era
rimasto alla luce del sole. Osservava il giardino, gli alberi malati, i recinti
sfasciati, le lamine delle pareti che si staccavano e cadevano pian piano fino
ad infilzarsi nel terreno fangoso e molle, a testimoniare la rovina che ormai si
era impossessata del Garden. A neanche due anni dalla sconfitta di Artemisia, il
mondo era precipitato nel caos. I Garden, asserragliati con i loro studenti,
avevano in breve visto affievolirsi fin quasi a svanire i rifornimenti di
carburante, cibo e merci, e avevano cominciato a cadere in rovina. Qualunque
trasporto veniva distrutto o saccheggiato, e la gran parte dei luoghi di
produzione e raccolta delle risorse erano andati perduti nel caos che vi era
fuori dalle città e dai Garden. Soltanto Esthar manteneva una certa autonomia,
ma da mesi aveva smesso di cercare di aiutare gli altri territori. Parte del
ponte su cui sorgeva Fisherman's Horizon era crollata, e la traversata non era
più possibile. La gente era stata decimata dalla mancanza di cibo, perché i
campi non venivano più coltivati, mentre, dal canto loro, a Balamb lottavano per
riuscire ad acquistare una certa autosufficienza, se non altro il minimo
indispensabile per non morire di fame. Le comunicazioni erano pressoché
interrotte da mesi, tranne che a volte via radio, i trasporti completamente
sospesi, le città saccheggiate, i tunnel ferroviari crollati. Le malattie
avevano preso a diffondersi, la gente si armava e si uccideva per un pezzo di
pane o una pianta da frutto. Ma no, non era questo che passava davanti agli
occhi di Squall mentre osservava la desolazione del Garden, dimezzato nei suoi
studenti e ora governato da un consiglio. No, a scorrergli davanti agli occhi
erano i sorrisi di Rinoa, i suoi sguardi felici, a farlo soffrire erano le
risate di lei che gli tornavano in mente, le sue parole dolci, il suo tocco
delicato. Si sfiorò il lato del volto bendato: era guarito da molto, ma quella
benda serviva a nascondere le orrende cicatrici che ormai gli avrebbero
deturpato il volto per sempre. Le tolse, e quella poca luce che filtrava dalle
nuvole rivelò degli enormi e profondissimi tagli, la pelle segnata di ferite più
piccole e segni di gravi ustioni. L'occhio era aperto, ma una cicatrice correva
anche sopra di esso, la palpebra separata in due e visibilmente cicatrizzata con
complicazioni. L'iride, anche se ancora azzurra in molti punti, era rossa in
altrettanti altri, poiché il sangue della ferita vi era entrato e nessuno era
stato in grado di rimediare. Il bel viso del ragazzo non esisteva più. Squall si
sfilò il guanto che portava sulla mano sinistra, e anche lì la luce rivelò il
medesimo stato: tagli profondissimi che avevano scoperto l'osso, e segni di
forti bruciature. Quello che la divisa nascondeva era che tutta la parte
sinistra del suo corpo era ridotta in quello stato orrendo. Nient'altro, solo la
sua pelle era rimasta danneggiata. Ci aveva messo sei mesi solo per potersi
muovere senza urlare. Rinoa invece era morta dopo due anni di terapia intensiva,
due anni nei quali era riuscita a malapena a sussurrare, la gola squarciata e il
corpo devastato. Quistis ci aveva rimesso la gamba, ora l'impalcatura metallica
stava realizzando il patetico tentativo dei medici di far ricrescere l'osso
polverizzato. Selphie non aveva segni sul corpo, ma la sua mente era anche più
compromessa: non sarebbe mai più stata la bambina di sempre. Irvine aveva una
manciata di pallettoni in una spalla e avrebbe dovuto portare un supporto in
metallo per il resto dei suoi giorni. Ma Rinoa era morta. L'Apocalypse di
Artemisia aveva preso in pieno Rinoa, e lui solo per metà, mentre gli altri
erano rimasti coinvolti solo di striscio. Ma Rinoa era morta. Urlò, e lo sguardo
che si accese nei suoi occhi non era più quello di Squall, ma quello di qualcuno
che non aveva più un motivo per vivere.
Proseguì lungo il sentiero fino ad arrivare all'ingresso del Garden e si recò
nella sua stanza, dove si asciugò i capelli e si cambiò. Appese la divisa ad
asciugare sopra dell'acqua calda; il riscaldamento da mesi era un lontano
ricordo.
Per alcuni minuti restò solo con la biancheria, poi infilò i vestiti sgualciti e
consunti che erano abbandonati in fondo al letto: una maglia nera di stoffa con
degli strappi al torace, una giacca nera di pelle, pesante, con le mezze
maniche, i guanti a mezzo dito di pelle. Si legò i capelli in maniera tale che
la parte sinistra del viso rimanesse scoperta, lasciandoli sciolti dietro e a
destra e fermandoli a sinistra in modo che rimanessero indietro. I pantaloni di
pelle nera con la cerniera lungo la parte esterna della gamba avevano il fondo
aperto, per permettergli di indossare i pesanti stivali dalla suola spessa. Ora,
con le cicatrici bene in vista, era pronto per la riunione del consiglio del
Garden.
Quando i passi risuonarono nel corridoio metallico ancora in buono stato,
l'intera assemblea si zittì come colpita da un fulmine, ben sapendo chi stava
per entrare da quella porta. Squall piombò dentro con la forza di un tornado, e
tutti distolsero lo sguardo dalle ferite bene in vista alla luce elettrica che
illuminava la sala. Non erano proprio ferite da nulla, e non tutti in consiglio
avevano lo stomaco per reggerne la vista. Ma naturalmente era su questo che
Squall contava.
-Comandante Leonhart, devo chiederle di coprire... le sue cicatrici- disse uno
dei professori più anziani -Sta recando disturbo all'assemblea-
-Sai quanto me ne frega, vecchio imbecille- Squall si volse di scatto
rispondendogli, e alzando la mano sinistra con il dito medio alzato
-Comandate!- Quistis, che era presente, si mise una mano sulla bocca per coprire
le risatine -La avverto...-
Squall sfoderò una pistola semiautomatica potenziata a quattro canne, e la puntò
alla testa dell'uomo, togliendo la sicura -Mi avverti di cosa, nonno?-
-Questo è il consiglio del Garden di Balamb! Non è concesso introdurre armi!- si
indignò un altro
Squall rinfoderò la pistola -Cosa dicevate prima che io arrivassi?- ghignò
Un professore più giovane rispose, balbettando -Di-discutevamo- deglutì -del
programma di utilizzo delle risorse agricole della regione e della possibilità
di chiedere a Balamb alcuni rifornimenti-
-Cazzate- lo interruppe Squall -A Balamb sono nella nostra stessa situazione e
sono meno duri di noi. Se ci facciamo vedere ci uccideranno a vista per
saccheggiare il Garden-
-E allora cosa propone di fare, comandante?- chiese l'uomo che lo aveva
rimproverato per primo, con evidente sarcasmo
-E' semplice- ghignò Squall -li buttiamo fuori da Balamb e ci prendiamo tutto
quello che troviamo-
-Ma... questo comportamento è inaccettabile! Dobbiamo pensare alla gent...-
-Stronzate!- urlò Squall interrompendo il consigliere -Dobbiamo pensare agli
studenti! La gente di Balamb non è affare nostro. Con questo dichiaro chiusa
l'assemblea; le operazioni per occupare Balamb avranno inizio domattina alle ore
6:00- si avviò verso la porta
-Lei non può farlo! Non senza l'approvazione del consiglio-
Squall si fermò, estrasse la pistola e la puntò all'indietro dritta contro la
testa dl consigliere -Io posso per un semplice motivo, consigliere: perché se io
dicessi agli studenti di uccidersi loro lo farebbero, mentre per lei non
muoverebbero un solo dito. E' fortunato ad essere ancora al suo posto e non
nelle celle del sotterraneo di Norg. Quindi non mi costringa a destituirla in
maniera...brusca- sorrise, e tutta la sala se ne rese conto -Arrivederci- uscì e
si avviò lungo il corridoio.
-Ah, sei stato grande!- Quistis gli corse dietro con le stampelle
-No, ho solo detto quello che bisognava dire-
-Quei vecchi idioti non hanno idea di cosa sia meglio per il Garden-
-E neanche io. Io voglio solo che gli studenti sopravvivano. E se dovrò uccidere
gli abitanti di Balamb per questo, lo farò-
Quistis rimase interdetta dalla risolutezza di Squall, ma non sorpresa né
indignata. Se avesse potuto, anche lei avrebbe fatto lo stesso. Lo osservò
ammirata mentre si allontanava, ma allo stesso tempo anche preoccupata per la
persona che era diventato.
Le operazioni ebbero un ottimo esito, e il Garden reperì molte risorse oltre a
terreni coltivabili. Alcune settimane più tardi il Garden aveva accumulato
provviste e carburante a sufficienza per mesi, non in abbondanza ma almeno non
avrebbero sofferto fame e freddo, come invece accadeva in altri luoghi ai
sopravvissuti.
Ma alcuni dei delinquenti che erano rimasti a Balamb presero di mira Garden e
studenti, e quando il terzo studente venne trovato sgozzato per rapina, Squall
si decise all'azione. Con la pistola Griever e un Lionheart dalla lama rossa
come il sangue uscì dal Garden e si avventurò per le pianure.
Dopo poco un delinquente tentò di assalirlo, ma Squall lo bloccò, e l'uomo vide
le cicatrici.
-Oddio, ma ti hanno messo nell'olio bollente e poi affettato? Che cazzo ti è
successo?!-
-Volevi rapinarmi- disse Squall in risposta
-E allora? Lo fanno tutti, per sopravvivere-
-Non dovevi sgozzare quei ragazzi-
-Oh, andiamo, che gliene frega a uno come te di tre ragazzini troppo sprovveduti
per arrivare da Balamb al Garden?-
-Tu devi essere nuovo di qui- sorrise Squall, diabolico
-Sì, perché?-
-Perché se no sapresti che quelle come te, da queste parti, mi chiamano Dolore!-
con la mano libera puntò la Griever all'addome dell'uomo e sparò. L'uomo urlò e
si contorse a terra, Squall si allontanò, lasciandolo a dissanguarsi tra i
lamenti.
Quistis aveva perso la testa per l'alchimia. Nel tentativo di far ricrescere
l'osso che l'Apocalypse di Artemisia le aveva disintegrato aveva cominciato a
leggere trattati, riempirsi di reagenti e fare esperimenti, ed era diventata una
vera esperta in materia, dimostrando il suo genio. Stava lavorando
all'invenzione di una formula per un Elisir potenziato e finora aveva trovato
tutto tranne quella, anche se ci stava andando vicino. Usava i suoi potenti
composti sulla gamba, ma questa guariva comunque con estrema lentezza. La sua
unica speranza era riuscire nell'intento.
Quando Squall entrò nella sua stanza, per poco non inciampò in un alambicco:
tutto era completamente sommerso di fiale, bottiglie, alambicchi, barattoli,
libri, sacchetti, annotazioni, scatolette etichettate.
-Quistis!- chiamò -Ci sei?-
Si sentì una piccola esplosione più dietro, Quistis tossicchiò.
-Arrivo!- la ragazza si presentò con una stampella sola -Dimmi tutto- gli
occhiali spessi le caddero sul naso e lui glieli rimise a posto -Senti, ho
bisogno che mi trovi una formula di clonazione delle molecole. Dobbiamo far
durare più a lungo possibile i rifornimenti che abbiamo recuperato-
-Oh, certo. Tieni- gli allungò una fialetta con una quantità esigua di liquido
rossiccio -Usalo e raddoppierai in 24 ore la quantità del materiale sul quale
l'hai usato. Stai attento, però: se cambi la quantità base il materiale
originale marcirà subito dopo essersi duplicato e diventerà velenoso. Questa
quantità la produco in 3 o 4 giorni quindi usalo con cura- gli sorrise
-Grazie- si volse per andarsene
-Ehi, non sorriderai mai più?-
-Mai-
Una volta che ebbe versato il liquido sulle provviste nelle officine, Squall
andò a sedersi su una delle poche panchine rimaste intere che si trovavano
attorno alla fontana. Guardò l'acqua putrida che ristagnava nei canali
metallici, ne sentì l'odore pungente. Ma non appena chiuse gli occhi i ricordi
di Rinoa ripresero a tormentarlo. Sentiva la sua voce, le sue risate, vedeva il
suo viso. Con una sorta di ruggito tirò un pugno alla panca con forza inumana,
ammaccandola. Nessun dolore. La parte sinistra del suo corpo ormai era
completamente insensibile. Soffermò per un secondo lo sguardo sui muscoli che
gonfiavano il braccio, tesi. Decisamente non era più lo stesso ragazzo, anzi lo
stesso uomo, che Rinoa aveva conosciuto. Ma in fin dei conti, come avrebbe
potute rimanerlo? Non dopo tutto quello che era successo. Artemisia era
sconfitta, ma a quale prezzo? Il crollo del suo castello aveva oscurato per
sempre il cielo con delle nubi grigio piombo, aveva reso i mari tempestosi e
aveva fatto cadere fulmini neri che avevano distrutto buona parte delle città e
dei territori, e ucciso i due terzi della popolazione del pianeta. Era stato
definito un eroe... Ma che eroe era colui che non era riuscito a proteggere né
la persona che amava né il mondo a cui teneva? I suoi amici erano praticamente
impazziti dopo il combattimento, e probabilmente lui avrebbe potuto fare da capo
alla banda di matti. Udì dei passi, non intervallati da clangore metallico,
quindi non di Quistis, e si volse. Si ritrovò davanti una ragazza con i capelli
castani, due ciocche lisce attorno al viso, gli altri girati all'insù, la
frangetta che appena scopriva le sopracciglia. Ma la cosa interessante veniva
quando si guardava più sotto: una generosa scollatura era messa bene in vista da
un reggiseno push-up di cui si vedevano le spalline, nient'affatto coperta da
una camicetta a maniche corte bianca da studentessa che sembrava stare per
scoppiare e che metteva in forte evidenza le forme della ragazza; una minigonna
a pieghe, giallo canarino, lasciava intravedere più o meno da tutte le direzioni
la biancheria intima della ragazza, mentre un paio di reggicalze emergevano da
sotto la gonna a tenere un paio di calze a rete bianche alte fino a mezza
coscia, per terminare in un paio di scarpe col tacco a spillo, gialle anch'esse.
Il trucco, pesante e molto audace, completava il quadro, gli occhi contornati di
eyeliner e ombretto neri, le labbra rosso sangue, scure e piene. In quel momento
la ragazza stava gustando un lecca lecca alla fragola in maniera pesantemente
allusiva all'indirizzo del comandante. Avanzò facendo suonare i tacchi sul
metallo per poi sedersi in braccio a Squall e guardarlo negli occhi con sguardo,
se così si può dire, allegro.
-Buongiorno, signor comandante!- trillò la ragazza, non senza perdere i modi
allusivi né lo sguardo invitante
-Buongiorno, Selphie- rispose Squall, del tutto apatico -Ti spiacerebbe scendere
dalle mie ginocchia?-
-Sì, mi spiacerebbe- la ragazza piantò una mano esattamente sul cavallo dei
pantaloni del ragazzo, l'altra attorno al collo, e si mise a cavalcioni delle
sue ginocchia -Andiamo, picchiami!- disse, quasi spasimando; avvicinò il viso a
quello di lui, nel frattempo muovendo ad arte la mano che era in basso -Sai che
non aspetto altro-
Squall si sgranchì il collo, ma quando Selphie cominciò a muovere la mano le
tirò uno spintone, facendola volare a terra -Ti ho detto di non farlo!- le urlò,
scattando in piedi
-Oh, così mi piace- la ragazza si passò un dito in bocca
-Vattene-
-E' divertente proprio perché sei apatico...- rise lei -Comunque ora vado, ho
altro da fare- raccolse il lecca lecca che era volato a terra e lo gettò
nell'acqua putrida della fontana, poi, passando accanto a Squall, si volse e gli
accarezzò la parte devastata del viso; lui rabbrividì -Ricordati che sono
l'unica che riesce a fare questo...- gli leccò la guancia per poi andarsene,
gridando al colmo della gioia -Non puoi fare a meno di me!-
Squall si risedette, e tirò un sasso nella fontana. Fino a che punto sarebbero
dovuti precipitare ancora?
Quistis piombò in biblioteca, quasi urlando.
-Mi serve il manuale di Gervas Lore!-
Zell emerse da dietro una libreria: i capelli biondi, lunghi, erano raccolti a
coda dietro, ma alcuni più corti era sfuggiti e incorniciavano il volto. Gli
occhiali dalla montatura sottile gli erano caduti sulla punta del naso. In mano
reggeva un libro piuttosto voluminoso, indossava una maglietta a maniche corte
color azzurro cielo e un paio di modesti e normali jeans.
-Calma, non si urla in biblioteca-
La biblioteca cadeva a pezzi. Librerie sfasciate, libri impilati dovunque nel
tentativo di salvarli dalle infiltrazioni di umidità, scartoffie sparse, rottami
di metallo. Il bancone era ormai un vago ricordo, ridotto ad una massa di
lamiere taglienti come rasoi.
Quistis afferrò il collo della maglietta di Zell -Tu non capisci!- urlò, gli
occhiali le scivolarono sulla punta del naso -Ci sono quasi! Ora dammi
immediatamente quel manuale!- lo lasciò, e il ragazzo ricadde sulla sedia a
rotelle da cui era stato sollevato; si sentì uno scricchiolio, Zell si lamentò.
-Fai un po' di attenzione, accidenti! Quante volte ti devo dire che non posso
subire urti troppo forti? Comunque eccotelo...- gemette mentre tirava giù il
volume da una libreria
-Scusami....- gli allungò una boccetta molto piccola con del liquido verde -Con
questo ti sentirai meglio per un po'-
-Grazie- lo bevve, poi sorrise -Non ti preoccupare, so che ti fai prendere la
mano. Buon lavoro!- la salutò
Quistis si allontanò.
Ognuno aveva avuto la sua dose di dolore. Squall le ferite, Quistis la gamba
polverizzata, Irvine il proiettile nella spalla, Selphie il crollo psicologico,
e lui questo: le sue ossa erano talmente fragili che addirittura camminare gli
sarebbe potuto costare caro. Aveva deciso di mettersi a fare il bibliotecario,
dato che ormai il combattimento, la vocazione della sua vita, gli era stato
negato. Aveva appreso ad usare la magia meglio di chiunque, mentre invece Squall
vi aveva rinunciato del tutto, in seguito al coma di Rinoa. Chi poteva
biasimarlo? Girò la carrozzella nella direzione opposta e si mise a riordinare i
libri.
-Eureka!- l'urlo risuonò per tutto il Garden
Squall si precipitò in camera di Quistis -Ce l'hai fatta?-
-Sì!- trillò la ragazza saltellando su una gamba sola -Ecco, adesso posso dire
addio alla mia invalidità!- verso il contenuto della pozione sulla gamba
fratturata
-Ferma! Non sei sicura di cosa...- l'urlo della ragazza lo interruppe: come
acido quello che avrebbe dovuto essere un Elisir miracoloso le penetrò nella
pelle, arrivando all'impalcatura di metallo e saldandosi ad essa. La trapassò e
ricostruì l'osso polverizzato, il tutto di fronte agli occhi di uno sconvolto
Squall, che a causa dell'enorme apertura nella carne della gamba dell'amica
poteva vedere ogni punto dell'interno dell'arto. Quistis urlava, era caduta in
terra tenendosi la gamba. Alla fine l'osso venne ricostruito, e piccole schegge
di metallo cominciarono ad essere espulse dallo stesso Elisir, ma le venature
metalliche che percorrevano la tibia e il perone di Quistis non erano un buon
segno. La ferita si chiuse, e Quistis stramazzò a terra esausta.
-Ce l'ho fatta...- bisbigliò, madida di sudore
-Sta' ferma- Squall la inchiodò a terra mettendole una mano sullo stomaco, per
impedirle di cercare di alzarsi; prese tra le mani la caviglia della ragazza e
le fece flettere il ginocchio, fece pressione con la mano sotto la pianta del
piede, ma Quistis non dava segni di soffrirne.
-Tutto ok?- le chiese
-Egregiamente!- strillò lei, scostò Squall e si alzò, mettendosi a saltellare
per la stanza. Quando però di avvicinò al macchinario per l'alterazione
magnetica dei composti, la gamba prese a dolerle. Gemette.
-Un po' di quel metallo si è saldato all'osso. Stai lontana dai magneti-
l'avvertì secco Squall. Poi, in un moto di solidarietà, l'abbracciò e le disse:
-Sono felice per te-
Quando la lasciò la ragazza gli sorrise mostrando la boccetta di liquido
trasparente luminoso:
-Possiamo usarlo anche sulle tue ferite!-
Squall si passò sconvolto una mano sulla parte devastata del viso.
-No. A me va bene di restare così-
-Ma...-
-Niente ma!- urlò Squall, quasi psicotico -Non voglio che mi curi!-
-Va bene...- la ragazza fece un passo indietro con aria da gattino spaventato
-Io vado a farlo bere a Zell...- gli passò accanto con circospezione, ma lui la
bloccò proprio quando era sulla porta, interrompendo il ticchettare dei tacchi
che finalmente poteva indossare di nuovo.
-Quistis, voglio un innesto-
-Che cosa?!-
La prese per le spalle -Voglio un innesto, ne ho bisogno!-
-Sei matto! E' troppo pericoloso! C'è una possibilità di fallimento del quaranta
percento!-
-Sono troppo debole-
-Ma se fallisce, sai cosa ti succederà?! Diventerai un "remnant"! Non posso
permetterti di ridurti ad un animale sanguinario e in preda agli istinti!-
-Quistis, non posso difendere il Garden in questo stato!-
La ragazza tacque fissando il fuoco che ardeva nello sguardo dell'altro.
-Quistis!-
-Va bene va bene- disse la ragazza, senza pause tra le parole -Ti spiace?- con
due dita gli prese i polsi e si staccò le mani di lui dalle spalle -Ti preparerò
qualcosa a breve. Non disturbarmi, ti contatterò io. Ora, se permetti, vado a
portarlo a Zell e Irvine-
-A Selphie non servirà-
-Lo so anche io-
Squall era seduto in giardino quando Zell, Irvine e Quistis lo raggiunsero.
-Come va, ragazzi?- chiese Squall, sentendoli arrivare e sapendo bene che erano
loro
-Mai stato meglio!- Zell fece un salto mortale con avvitamento sopra la testa di
Squall per atterrargli di fronte con l'agilità di un gatto
Da dietro si sentì scricchiolare -Fa ancora male ma ho di nuovo le mie ossa-
disse Irvine pacato -Adesso possiamo tornare a renderci utili-
Squall tacque per diversi secondi, fissando il terreno.
-Proprio in tempo- disse
-Che...- Zell si interruppe, capendo al volo
-Oh, mi dispiace...- disse Quistis -Non è colpa mia...-
-No, non lo è. Evidentemente era destino- rispose laconico Squall -Ora per
favore lasciatemi solo-
-Certo- risposero i tre in coro, e se ne andarono
Poco dopo Squall si alzò, diretto alla stanza di Quistis. Si mosse in silenzio e
con circospezione. Mentre camminava si toccò il volto deturpato. L'offerta di
Quistis gli martellava il cervello.
"Possiamo usarlo anche per le tue ferite.." le sue parole gli echeggiavano nella
mente, facendolo quasi impazzire. Sì, voleva che quelle orrende cicatrici
sparissero per sempre. Doveva farle sparire, non riusciva a più a sopportare il
calore che sentiva sempre sotto la pelle, l'insensibilità al dolore, e il
ribrezzo che provava al tatto. Non riusciva più a conviverci. Entrò nella
stanza-laboratorio di Quistis, cercò le fialette col liquido trasparente e
brillante e nè portò via una. Si avviò verso il giardino, perche nessuno lo
vedesse o lo sentisse. Sapeva che il processo sarebbe stato doloroso. Ma,
avviandosi in profondità nel giardino, si accorse di essere arrivato alla tomba
di Rinoa. Ci si sedette davanti e fece per far gocciolare l'Elisir sulle ferite,
ma si bloccò nel vedere la lapide dell'amata. A che gli sarebbe servito riavere
il volto di prima? A che gli sarebbe servito, se lei non sarebbe più stata lì ad
accarezzarlo? Se non avrebbe potuto avere lei lì ad apprezzarlo? Ogni volta che
si fosse guardato allo specchio si sarebbe ricordato di lei, delle sue mani e
della sua voce. No, sarebbe stato mille volte peggio che morire. Abbassò la mano
con la fialetta, e fissò la lapide. Dopodiché poggiò la fialetta sulla terra
della tomba.
-Consideralo un regalo d'addio- sussurrò, quasi piangendo, e se ne andò.
Il caso volle che una folata di vento, poco dopo, rovesciasse il contenuto delle
fiala sul terreno della tomba.
-Prima di tutto devo spiegarti una serie di cose- disse Quistis, avendo
ritrovato il suo fare da maestrina -L'innesto genetico, com'è il suo nome
completo, è una procedura estremamente delicata, dolorosa e pericolosa-
sottolineò l'ultima parola -Ogni cento tentativi trenta subiscono un
danneggiamento delle cellule cerebrali adibite al pensiero razionale e al
controllo degli istinti, quindi non è cosa su ci scherzare o da fare
avventatamente-
-Taglia corto- disse Squall sbuffando -Già mi annoio-
-Ma fammi finire! Comunque, il liquido contenente l'alterazione del DNA viene
introdotto nel midollo spinale da un'iniezione speciale praticata direttamente
nel midollo da un macchinario, e poi si diffonde prima nei nervi e poi nelle
cellule del corpo, alterando il patrimonio genetico e aggiungendo alleli alla
catena del DNA, ma causa l'infertilità sia maschile che femminile nel cinquanta
per cento dei casi, in quanto il DNA non è più adatto alla riproduzione.
L'innesto ha un limite di alleli che si possono aggiungere, oltre il quale si
corre il rischio di mutazioni fuori controllo e addirittura di involuzioni.
L'unico segno e una leggera cicatrice a forma di foro che rimane nel punto in
cui è entrato l'ago chirurgico. Tutto chiaro?-
-A-ha- assentì Squall
-Sei ancora deciso?-
-Assolutamente-
-Bene allora che DNA sintetico ti devo preparare?-
-Sensi affinati, forza fisica e agilità, rigenerazione dei tessuti. Il "potere
speciale" lo lascio a te-
-Lo sai che ne puoi avere al massimo due, vero? Oltre si rischia di diventare
remnant nel settanta percento dei casi-
-Allora mettimene due-
-Devi decidere quali-
Squall si fece pensoso, e rimase in silenzio per alcuni minuti.
Rispose a Quistis e se ne andò.
Quistis si mise subito al lavoro con fiale, fialette e boccette.
Le gocce cadevano dal legno sulla stoffa, e dalla stoffa alla sua bocca. Plic,
ploc, plic , ploc...
Aprì gli occhi. Perché era tutto buio? E soprattutto, perché non aveva le bende
addosso? Poi rammentò. L'ultimo respiro, il suono piatto
dell'elettrocardiogramma. Ma allora... perché ora pensava, era sveglia? Perché
non poteva nemmeno morire in pace? Si toccò il viso: uno strato pesantissimo di
trucco era stato messo su tutte le parti scoperte, il resto era coperto da un
vestito di seta. I capelli erano raccolti il alto, in un modo che non le dava
fastidio anche se era distesa. Graffiò via il trucco con le unghie, ma sotto di
esso c'era solo la pelle liscia. Eppure era stata ferita gravemente! Era morta!
Cos'era successo? Perché era viva? Perché non aveva alcuna cicatrice? E
soprattutto, perché ancora non stava soffocando? Tentò di alzare le mani ma
sbatté contro il coperchio della bara. Cominciò a spingere e scalciare, le
scarpe col tacco che facevano rumore contro il legno. Ne tolse una e prese a
battere il tacco contro l'imbottitura finché la ruppe, poi prese a rompere il
legno. L'ultima parte si rivelò più difficile del previsto, non era in grado di
rendersi conto del tempo che passava. Poi però si accorse che le faceva male la
testa. Ad un certo punto dagli occhi e dal naso, poi anche dalla bocca, prese a
colarle un denso liquido freddo. Non smise per quelle che le sembrarono ore, e
lei terrorizzata non era capace a far altro che aspettare che smettesse e
cercare di ripulirsi ogni tanto. Tremava come una foglia, al buio e da sola, e
voleva solo il suo Squall. Voleva accarezzargli il bel viso e i morbidi capelli
castani, voleva farsi stringere dalle sue forti braccia e sussurrargli dolci
parole. Voleva baciare le sue labbra calde e sentire il suo respiro. Piangeva,
ma invece di lacrime dagli occhi le colava quell'orrendo liquido denso e
appiccicoso. Poi, ad un tratto, quando ormai tutto il fondo della bara ne era
pieno, smise. Si sentiva di nuovo bene e sentiva il corpo caldo. Si rese conto
che quella che aveva espulso era la formalina che le avevano iniettato prima di
seppellirla. Quindi adesso cosa aveva nelle vene? Si ferì con una scheggia e si
leccò la ferita, e sentì sapore di sangue, e dolore. Quindi era viva? Ma come
uscire di lì? Riprese a battere il legno con il tacco della scarpa, ma dopo poco
le fecero male le mani, e dovette smettere. Molte volte riprese e dovette
smettere, per non seppe quanto tempo, ma alla fine sentì un crack e il legno si
ruppe. Rapidamente e a scapito delle proprie mani cominciò a sventrare il
coperchio della bara, aiutandosi con le scarpe e usando pezzi del vestito per
impedire alle schegge di ferirla. Dopo molto lavoro il buco era abbastanza
grande da lasciarla passare, ma si chiese come mai il terreno fuori non le era
crollato addosso. Allungò una mano e sentì che era fango compatto, ben
impastato. Prese a scavare con le mani: poco sopra il terreno diventava
friabile, anche se umido. Continuò a scavare fino a che non riuscì a mettersi in
ginocchio, poi in piedi, e poi prese ad arrampicarsi nella terra, con le scarpe
in mano, i capelli sporchi, le mani piene di fango rappreso. Dopo un po',
finalmente, la mano non incontrò più alcun ostacolo. In fretta, spasimando per
l'aria, scavò fino a che la mano emerse, nel terriccio bagnato friabile, in
superficie, e si tirò fuori dalla fossa.
Erano lì che osservavano la tomba, e non sapevano cosa dire. Stavano in piedi,
loro quattro, dietro le spalle di Squall, e i loro volti erano tristi, perfino
quello di Selphie aveva perso l'audacia sensuale e lasciva ed era bagnato di
lacrime. Stavano in silenzio, sentivano la mancanza di Rinoa. Poi, d'un tratto,
videro il terreno in superficie formare una sorta di gorgo, come se quello al di
sotto fosse venuto a mancare. Poco dopo una mano candida e sporca di terra
emerse dal terreno della tomba.
Le ragazze gridarono, i ragazzi stramazzarono a terra, tutti erano bianchi come
lenzuoli. Solo Squall rimaneva in piedi, apparentemente imperturbabile, ad
osservare la mano scavare per tirarsi fuori dalla fossa. Attendeva trepidante,
uno sguardo quasi folle gli accendeva lo sguardo, perché quello era l'avverarsi
del suo sogno.
Poi il volto sporco di Rinoa emerse dalla fossa, e lei si trascinò pian piano
fuori dalla terra, le mani piene di taglietti fasciate di strisce di seta nera,
la pettinatura semi disfatta, le scarpe in mano e i piedi pieni anch'essi di
piccoli tagli, il vestito sporco e lacero. Emanava un fortissimo odore di
formalina e ne aveva la pelle ricoperta, il viso e le mani in particolare.
Si alzò barcollando, sollevò lo sguardo e li vide, terrorizzati, che cercavano
di indietreggiare, inorriditi. Solo Squall le sorrideva, l'attendeva a braccia
aperte. Ma poi si rese conto che non era Squall quello che vedeva. Il ragazzo
che le tendeva le braccia aperte non era il suo Squall: orrende ferite gli
percorrevano la metà sinistra del corpo, e del viso: la carne viva e l'osso si
vedevano attraverso i tagli enormi e profondissimi che lo sfiguravano, e la
pelle era stata praticamente sciolta da gravi ustioni. Rinoa stramazzò, sentì
sorgere i conati. Impallidì, si volse e vomitò un po' di acidi gastrici.
Strisciando cercò di indietreggiare, e a quel punto lo fissò negli occhi,
nell'unico occhio azzurro che era rimasto su quel volto devastato, l'altro
occhio, rosso come il sangue, la terrorizzava. Lo fissò negli occhi, e comprese.
Quello era Squall. Lo Squall che le aveva parlato nei mesi che, cieca e
confinata a letto, aveva trascorso soffrendo nell'infermeria del Garden. Ma come
era possibile che Squall si fosse ridotto in quel modo? All'improvviso rammentò
l'Apocalypse che li aveva centrati. Squall era stato straziato al suo stesso
modo per tutta la parte sinistra del corpo. Rinoa si alzò e correndo si gettò
tra le braccia dell'amato, che la strinse, e piangendo lo baciò, incurante delle
ferite che passavano sotto la mano che tratteneva il viso di lui. Lui la
stringeva con energia, con ardore. Quando si lasciarono, e lei lo fissò di
nuovo, nulla di quel volto la turbava più, solo un sentimento di dispiacere la
animava alla vista dello sguardo che si rispecchiava nei suoi occhi: uno sguardo
arreso. Lui la strinse di nuovo.
-Hyne, pensavo che per quanto lo avessi voluto non sarebbe mai successo- le
bisbigliò dolce
-Non so come sia successo e non voglio saperlo, se sono insieme a te di nuovo-
Si abbracciarono come se fosse la prima volta, ma gli altri più dietro,
nonostante non fossero più tremanti e cinerei, non si azzardavano a muovere un
passo e rimanevano vicini. Solo Quistis aveva l'aria di stare trattenendosi a
fatica dall'interromperli per avvicinarsi e parlare.
Gli innamorati si guardarono negli occhi saziandosi uno dell'altra per lunghi
secondi, poi Irvine si schiarì la voce richiamandoli alla realtà. I due si
voltarono verso gli altri, ancora abbracciati.
Quistis sembrava al settimo cielo.
-Oh, se solo sapessi com'è successo!- disse, quasi gettandosi su Rinoa,
apparentemente in stato ossessivo-maniacale -Sarebbe la scoperta del secolo!- si
gettò correndo verso la tomba e si lasciò cadere in ginocchio, esaminando
terreno, lapide, piante e tutto ciò che la capitava di vedere. Poi vide la
fialetta rovesciata sul terreno.
-E questa? Cosa conteneva?-
Squall sgranò gli occhi -Quella... oh, Hyne!- impallidì -Quistis,
quella...conteneva il tuo Elisir-
Rimasero tutti come fulminati dalla rivelazione, tranne Rinoa che si sentiva
estranea alla vignetta. Al suo solito, come se non fosse accaduto nulla, si fece
prendere da una piccola crisi di gelosia.
-Mi vorreste spiegare?!- si indignò -Non mi piace sentirmi esclusa! Cos'è questo
Elisir di cui parlate? Che c'entra con me?-
-Oh Hyne!- esclamò Quistis, dimentica di tutto, osservando la fialetta come se
fosse stata il Santo Graal -Questa è la più grande scoperta scientifica della
storia dell'umanità! Avrò il premio Nobel!-
-Quistis!- la rimproverò Irvine -Metti i piedi per terra!-
La ragazza, come fulminata, arrossì di botto e si rimise a posto gli occhiali,
che nella foga le erano scivolati sulla punta del naso -Vedi, Rinoa- pronunciare
il suo nome la fece sentire strana -Proprio oggi, ironia della sorte, ho
scoperto un Elisir circa mille volte più efficacie del più potente noto fino ad
oggi. Ha guarito l'osso che Artemisia mi aveva disintegrato, le ossa fragili di
Zell e la spalla di Irvine in circa due minuti. E adesso scopriamo che ti ha
resuscitata e che per di più ha guarito le tue ferite- aggiunse notando i graffi
nel trucco e la pelle liscia e candida che lasciavano intravedere.
-Ma allora io ero davvero...- la ragazza si portò le mani alla bocca e si mise a
piangere, Squall l'abbracciò e la consolò
I sei ragazzi, finalmente riuniti, si avviarono verso il dormitorio dato che si
faceva sera, e visto che non avevano fame risparmiarono un pasto per quando ne
avrebbero avuto maggiore bisogno. Squall portò Rinoa in camera con sé, e la
notte scese su quel mondo devastato, portando il dolce sollievo del sonno.
Quando si svegliarono la mattina dopo, però, pregarono di essere in un incubo.
Come se il giorno prima non fosse accaduto nulla, erano tornati quelli di prima,
di nuovo portavano i segni della battaglia. Quistis si trascinò in carrozzella a
rotelle fino al laboratorio, ma quando assunse l'Elisir questo non funzionò più,
la magia di Artemisia era troppo forte. La ragazza urlò con quanto fiato aveva
in gola, il viso rigato di lacrime.
Squall e Rinoa si precipitarono da lei.
-Quistis ma cosa...Oh, Hyne!- impallidì Squall alla vista della gamba dell'amica
-Ma che è successo?!-
-L'Elisir... non funziona!- Quistis, in preda alla rabbia, rovesciò tutte le
bottiglie sul pavimento, buttò all'aria tutte le scansie e i barattoli,
rovesciandone il contenuto sul pavimento, in mezzo alle schegge di vetro che
erano volate dovunque. Squall aveva spinto fuori Rinoa e cercava di fermare la
furia distruttiva di Quistis, che sembrava inarrestabile. Quando tentò di
afferrarla e bloccarla, Quistis lo urtò con tale forza che lo spedì un paio di
metri più indietro, sulla sedia della macchina per gli innesti. Immediatamente
la macchina si accese, e spessi bracciali d'acciaio avvolsero polsi e caviglie
di Squall, e una morsa gli bloccò la testa. Il braccio con la siringa spinale si
allungò, e raccolse un composto ricombinante color rosso da una delle varie
fiale applicate allo schienale della sedia. Dopodiché si conficcò con rapidità
inusitata nel collo di Squall, che urlò di dolore.
-Quistis!- gridò gemendo, ma la ragazza non lo udiva; troppo tardi la giovane
alchimista si accorse che alcuni reagenti stavano combinandosi ed erano a poco
dall'esplodere. Le fiamme invasero la stanza, ma grazie ad uno Shell lanciato
con rapidità la ragazza riuscì a trattenerle. Ciononostante l'urto fu molto
forte e scagliò la carrozzella fuori dalla stanza, addosso a Rinoa, che all'urlo
di Squall si era precipitata alla porta, lanciando fuori entrambe, a diversi
metri di distanza, stordendole. La macchina ricombinante però non era uscita
indenne dall'esplosione, e invece di spegnersi continuò e prelevare liquidi
dalle varie fiale dei composti ricombinanti e a iniettarle nel midollo spinale
di Squall, che invano tentava di liberarsi tra le urla. Si fermò solo quando le
cinque fiale furono tutte vuote, e la voce di Squall rauca dal troppo urlare. A
quel punto un braccio meccanico portò un bastoncino in gomma alla bocca di
Squall, che poco dopo ne comprese lo scopo. La morsa che gli teneva ferma la
testa la adagiò contro lo schienale, e poi cominciarono le convulsioni, unite a
scosse elettriche diffuse per tutto il corpo, e dolore atroce ovunque.
Il resto del gruppo nel frattempo era accorso, ma ormai era troppo tardi per
tutti. Quistis era finita contro una lamiera, che le si era conficcata nella
parte alta della gamba destra, quella senza ossa nella parte inferiore. Rinoa
era coperta di tagli dopo essere rotolata su un punto pieno di lamine che si
stavano staccando. Squall invece stava lottando per non delirare per il dolore,
e nessuno osò toccarlo da quanto erano forti le convulsioni. Selphie, che aveva
in volto uno sguardo seriamente preoccupato, pur se in qualche modo sempre
folle, fu lasciata a sorvegliare Squall mentre Rinoa e Quistis venivano
soccorse. Rinoa trovò addosso a Quistis una boccetta di Elisir miracoloso e la
utilizzò su entrambe, che guarirono all'istante, mentre Zell dalla sua
carrozzella a rotelle stava cercando un modo per aprire le manette alla sedia
meccanica, che era in tilt. Dopo qualche minuto le convulsioni smisero, e Zell
riuscì a unire i contatti che fecero aprire le maniglie in acciaio. Squall aveva
i polsi pieni di ferite causate dallo sfregamento del metallo, ma Rinoa gli
versò sulle ferite qualche goccia dell'Elisir di Quistis e queste guarirono
all'istante. Squall venne portato a braccia da Irvine, dato che era semi
incosciente. E i ragazzi si allontanarono dal dormitorio. Pioveva di nuovo, così
si rifugiarono alla mensa, chiedendo un po' di cibo e dei sali per Squall.
Era un autentico disastro.
-Quistis, ma che è successo?!- le chiese Zell disperato -Perché sono
tornato...come prima?-
-Non...non lo so!- disse la ragazza, disperata -Non so cosa sia successo! Anche
io mi sono svegliata..così- si prese il viso fra le mani e si mise a
singhiozzare.
-Se permettete, ho la fortuna di sapere cosa è successo- si intromise Irvine
-Allora parla!- gli urlò contro Zell, sull'orlo del crollo nervoso
-Stanotte si da il caso che non riuscissi a dormire- disse -e sia rimasto
sveglio molto a lungo. Ad un tratto la spalla ha cominciato a dolermi, e mi sono
sentito letteralmente sparire l'osso dalla spalla mano a mano, così come era
miracolosamente guarito-
-La guarigione si è ritirata?!- esclamò Quistis -Ma come è possibile?!-
-O tu hai creato una patacca- disse cinico Irvine -cosa che non credo-
sottolineò il "non" -oppure semplicemente nessun Elisir può nulla contro il
potere di Artemisia-
Una velo di tristezza e una certa quantità di terrore presero possesso
dell'animo dei ragazzi al sentir nominare quel nome, e secondariamente quando
presero coscienza della verità.
-Quindi...non guariremo mai- disse Zell, affranto
-Temo di no- rispose laconico Irvine
Rinoa non sapeva che dire, poi, riflettendo, si rese conto di un'agghiacciante
conseguenza del ragionamento di Irvine. Si mise le mani al collo, sentendosi
soffocare, impallidì.
-A-allora...io...morirò di nuovo?!- si alzò tremando, stramazzo a terra,
terrorizzata alla sola idea di tornare in quel buio oblio in cui era stata, per
di più senza il suo Squall.
Gli altri non seppero che dire, Irvine la aiutò ad alzarsi, Squall che giaceva
immobile sulla panca, incosciente.
-E' possibile- fu la risposta di Irvine -Ma dato che la tua resurrezione non ha
a che fare con il potere di Artemisia, probabilmente non ti accadrà nulla-
Solo in quel momento i ragazzi si accorsero dello stato in cui la pelle al di
sotto del trucco era ridotta: cicatrici simili a quelle di Squall si
intravedevano dai graffi nei numerosi strati di trucco. Rinoa inorridì: -No,
no!- urlò, in preda al panico -Non è possibile!- ad un tratto, nel muoversi,
urtò il tavolo, incidendo il cerone e sbucciandosi la pelle. Ma pochi attimo
dopo, un lembo di pelle piuttosto consistente prese a penzolare dal braccio
della ragazza, lasciando scoperta la carne viva. Rinoa urlò.
-Cos'è questo?! Dammi l'Elisir, presto!- Quistis estrasse una boccetta dalla
tasca e la ragazza gliela portò via con una foga disumana, per poi ingerirne in
tutta fretta una parte, pur con parsimonia. Si sedete sulla panca, tenendo al
suo posto la pelle, e dopo poco poté lasciare la presa senza che il lembo si
staccasse. Anche le ferite erano scomparse da sotto il trucco. Rinoa sospirò di
sollievo, poi si dedicò a Squall, che si svegliò pochi istanti dopo, frastornato
e stordito.
-Come stai, amore?- gli chiese Rinoa, molto preoccupata
-Non...non lo so- disse Squall, disorientato -Che è successo?-
-Fuori pioveva e la stanza di Quistis era impraticabile, quindi siamo venuti
alla mensa. Zell ha dovuto fare i salti mortali per sottrarti alle manette in
acciaio della sedia degli innesti. Come ti senti adesso?-
Squall tacque, ben ricordando, nonostante il dolore, il numero di volte che la
punta aveva penetrato il suo collo. Impallidì, ma fu solo per un attimo. Si
massaggiò la nuca dolorante, per ritrovarvi il "segno dell'innestato", la
minuscola ferita circolare dove l'ago si era conficcato nella pelle. Non disse
nulla, ma replicò semplicemente con un laconico:
-Bene-
Piuttosto palesemente nessuno gli credette.
-Le convulsioni sono durate molto... cosa ti è successo?- chiese titubante
Quistis -Mi...mi dispiace, è tutta colpa mia!- continuò poi, e fece per mettersi
a piangere, ma Squall la interruppe:
-Capisco il tuo dolore- si sfiorò con la mano sinistra il viso devastato, chiuse
gli occhi. Per tutta risposta Quistis ritirò le lacrime.
Rinoa lo abbracciò e gli diede un lungo bacio.
-Ero così in ansia!- sospirò, più serena
Finalmente il cibo arrivò: non era molto, ma sarebbe bastato.
Mangiarono con calma, il silenzio regnava incontrastato. Quando ebbero finito,
fecero per alzarsi, ma Squall stramazzò a terra rantolando.
-Squall!- gridò Rinoa, subito al suo capezzale -Amore, che ti succede?-
-La mutazione!- avvertì Quistis -Dovete stargli lontano, o potreste farvi del
male!- tirò via Rinoa prendendola per un polso e la trascinò indietro.
Squall rantolava supino sul pavimento, inarcando la schiena e muovendosi in
maniera convulsa. Se gli fossero rimasti vicino di certo li avrebbe colpiti,
agitandosi in quel modo. Poi, d'un tratto, Squall prese a sanguinare dalla
bocca, copiosamente: il sangue colava giù lungo il viso e il collo, e il ragazzo
prese ad urlare e a contorcersi coprendosi la bocca con le mani, in ginocchio e
con i gomiti poggiati al pavimento. Ormai la pozza di sangue era considerevole
per una perdita orale, e tutti cominciarono a preoccuparsi più seriamente. Di
quel passo sarebbe morto dissanguato in pochi minuti. Poi, così come era venuto,
smise. Subito dopo, però, le ossa cominciarono a produrre uno strano ed
inquietante rumore, come se cambiassero posizione. Il ragazzo si contorse preda
degli spasmi per diversi secondi, mentre il rumore si faceva sempre più forte e
più intenso, poi anche questo smise di colpo. Si accasciò a terra. Per qualche
secondo rimase disteso, ansimando, ma poi la trasformazione riprese: dalle
arterie più in basso, su fino al cuore, i vasi sanguigni divennero violacei, si
ingrossarono, la pelle impallidì. Il ragazzo tirò giù il collo della maglietta,
sentendosi soffocare. Gli occhi divennero scuri, si colmarono di una sorta di
fumo violaceo, che pian piano si daradò, lasciando gli occhi privi di iridi,
luminosi e del colore della lava ardente, quasi liquidi. Come se non bastasse, i
pantaloni del ragazzo vennero tagliati, e ne emerse una coda nera, dalla punta
affilata come un rasoio, poco sotto la zona lombare: come ricoperta di metallo,
era simile ad un'armatura estremamente flessibile, poiché sottili strati
protettivi di metallo le permettevano di piegarsi. La punta aveva la forma
simile alla lama di una spada, triforcuta e lucida proprio come fosse di
metallo. Poi Squall si sdraiò prono a terra, cercando invano di toccarsi le
scapole, gemendo, e a tratti quasi ruggendo con suoni innaturali. La giacca di
pelle e la maglia vennero fatte a brandelli, mentre dalle ossa delle scapole,
sotto la pelle, qualcosa si muoveva e cresceva. Crebbe fino a che lacerò la
pelle, facendo schizzare sangue ovunque, e due enormi ali simili a quelle di un
demone emersero alla luce del sole. Le unghie delle mani si protesero in artigli
lunghissimi e taglienti, le orecchie si allungarono, diventando appuntite, e
tutta la pelle fu percorsa da delle linee luminose, uno strano connubio tra
delle crepe e dei vasi sanguigni, che si ingrossavano prima di riunirsi al
centro del torace formando una sorta di disegno, e salivano poi lungo il collo
fino al mento e al viso, per spegnersi una subito sotto l'occhio destro, una al
centro della fronte e la terza sotto l'occhio sinistro, altre in altri punti del
viso. Infine, gli anfibi in pelle spessa vennero letteralmente lacerati da
artigli affialtissimi. Il ragazzo giacque esausto, e le ali, ciascuna lunga
almeno un paio di metri, crollarono sui tavoli, raccolte. Quando urtarono i
tavoli attorno e il terreno il ragazzo gemette, poi, ancora ansimando e madido
di sudore, svenne.
Gli altri erano immobili, fissavano la scena che si parava loro davanti e non
riuscivano a capacitarsene. Solo Quistis sembrava vagamente rendersi conto che
era tutto reale, con le mani premute contro la bocca e il volto e gli occhi
sbarrati, pallida e sconvolta. Tutti gli altri fissavano Squall, esanime,
disteso sul pavimento, ma sembravano non vederlo: erano cinerei anche loro ma
parevano imbambolati, come fissando nel vuoto. Poi Rinoa allungò titubante una
mano, mentre si portava l'altra alla bocca per frenare i singhiozzi che
sorgevano e spingevano sempre più per uscire. Quasi sperava di non arrivare a
sfiorarlo, di oltrepassarlo come si fa con le illusioni, ma la mano alla fine
sfiorò una pelle gelata come l'acciaio, e come esso leggermente grigiastra. La
ragazza ritrasse bruscamente la mano, le dita arrossate dall'improvviso contatto
con il gelo. Di nuovo, tremando, allungò la mano, stavolta per sfiorargli i
capelli, ma non appena li sfiorò di nuovo dovette tirare indietro la mano, dato
che questi presero ad agitarsi come animati di vita propria, emettendo un rumore
metallico, e ruppero l'elastico che li teneva legati. Sembrava di avere davanti
delle serpi di acciao: mentre si agitavano producendo quell'irritante rumore
vibrante, a partire dalle radici per giungere fino alle punte divennero grigio
antracite, lucidi e metallici, e dopo di questo la pelle prese la stessa
apparenza, e le linee luminose divennero vere e proprie aperture nel metallo
pulsanti di energia. Gli artigli divennero tutt'uno con l'ossatura delle dita,
anch'essi color acciaio.
Il silenzio regnava incontrastato. Non c'era nessun altro oltre a loro nella
sala, e, mentre Zell e Quistis inorridivano seduti sulle carrozzelle, gli altri
tre sedevano a terra, pallidi come lenzuoli e rannicchiati, tentavano di
indietreggiare strisciando sul pavimento scivoloso della sala. Solo Rinoa
rimaneva ferma dov'era, la mano sulla bocca, gli occhi sbarrati, e fissava
l'essere che era disteso sul pavimento davanti a loro, l'essere che fino a pochi
minuti prima era stato la persona che più amava al mondo. Zell cominciò a
muovere la bocca, come volendo parlare ma non riuscendovi, poi infine,
balbettando, urlò:
-Un-un..De-demone Sti-stigeo!- urlò furibondo -Come..come ti è venuto in mente!-
Quistis si volse a fissarlo spaventata -La sedia gli ha iniettato tutte e cinque
le fiale...-
-Che cosa?!-
-Non mi sarebbe mai venuto in mente di creare un Demone Stigeo con una sola
fiala! Ci sarebbero stati troppi alleli da alterare!-
-Ah, adesso li alteri, gli alleli, invece di aggiungerli?- si scagliò contro di
lei il giovane bibliotecario
-Erano fiale sperimentali!- si giustificò lei -Le avevo preparate per studenti
che avevano accettato termini e rischi dell'esperimento!-
-Tu sei pazza! E poi come hai fatto a ottenere i geni di un Demone Stigeo?!-
Quistis, punta sul vivo, tacque per qualche secondo -Mi sono fatta spedire un
cadavere dai laboratori di Esthar-
-Cosa?!-
-Insomma, loro ne sono pieni! Era per amore della ricerca!-
-Come hai potuto! I Demoni Stigei... La più pericolosa creatura che sia nata
dalla Tempesta!-
Questo il nome con cui veniva chiamato il fenomeno che aveva seguito il crollo
del castello di Artemisia, e che aveva oscurato il cielo, reso agitati i mari,
fatto cadere fulmini neri dal cielo, che nemmeno allora avevano smesso di cadere
periodicamente, e che aveva fatto sorgere decine di nuove specie di mostri dalle
più profonde e infestate lande infernali. In molti punti la terra si era aperta
e orde di mostri mangiatori di uomini ne erano fluite come un fiume in piena,
mostruose creature intelligenti che trattavano gli uomini come prede. Dato che
però parevano non essere in grado di attraversare i bacini d'acqua, le isole si
erano salvate. Quelle specie che più somigliavano agli umani, che spesso erano
perfino in grado di parlare, erano state chiamate Demoni, trovati
inquietantemente somiglianti ai demoni descritti dalla mitologia antica. I
Demoni Stigei, in particolare, erano i più intelligenti e quelli che più
somigliavano agli umani: erano dotati di ali, la loro pelle gelida era metallica
e percorsa di venature di energia, gli occhi erano simili al magma, e vedevano
al buio, mentre la coda e gli artigli, taglienti come rasoi, erano in grado di
tagliare anche il diamante senza fatica. I denti, una via di mezzo tra quelli di
una bestia e di un vampiro, erano pressoché indistruttibili e potevano masticare
senza problemi l'acciaio come fosse frutta. Le zampe inferiori, simili a quelle
dei gatti, con l'unica differenza che permettevano la stazione eretta e
ricordavano più quelle di una specie di rettile che di un felino, erano
completate da quattro artigli lunghi ed affilati, che avrebbero tagliato il
granito come il pane. Non c'era arma in grado di fermarli, né metallo che
potesse proteggere l'uomo dalla loro fame. Dove si dirigevano rimaneva il
deserto. Per fortuna per i poveri umani, i Demoni Stigei erano cosa rara, poiché
pareva che ve ne fossero davvero pochi. Di norma si aggiravano intorno a regioni
ricche di attività vulcanica oppure di energia elettrica, dato che, come con i
rettili, il calore sembrava attrarli. Il che naturalmente stava a significare
che, da quando il carburante non veniva più commerciato, gli attacchi agli altri
luoghi era cessati, per concentrarsi su Esthar, che però con la sua tecnologia
riusciva a sconfiggerli: una potente arma batteriologica veniva fatta ingerire a
dei volontari, che venivano mandati in prima fila durante gli scontri. Quando
questi venivano sbranati, i Demoni Stigei ingerivano il batterio, che fermava il
loro cuore entro pochi secondi. Essendo contagioso, e attaccando solo i tessuti
dei Demoni Stigei, la strage era assicurata. Le zone poi venivano accuratamente
trattate con il vaccino e ripulite. Negli ultimi mesi era stato deciso che non
si poteva continuare a mandare al massacro degli abitanti dotati di spirito di
sacrificio, e così intorno alla città era stato costruito un canale in metallo,
nel quale scorreva di continuo una considerevole quantità di composto
batteriologico volatile, fatto evaporare gradualmente con dosi di moderato
calore che il batterio sopportava egregiamente. Di conseguenza la piana di
Esthar era sempre ricoperta di cadaveri di Demoni Stigei, che venivano raccolti
e studiati.
-Io...pensavo solo al bene del Garden!- strillò la ragazza, disperata
-Tu pensavi solo al bene della tua ricerca! Da quando hai preso in mano quei
dannati libri sei diventata matta!- si accalorò Zell -E se adesso fosse
diventato un remnant? Sarebbe solo colpa delle tue follie sulla ricombinazione
genetica! Se volesse ucciderci chi potrebbe impedirglielo? Chi lo fermerebbe dal
fare a pezzi Garden e studenti? Rispondi!-
Quistis tacque, colpita e terrorizzata alla sola idea.
Selphie rise -Avremo la fine che ci meritiamo- si alzò e si sedette su una panca
integra, a gambe larghe, gustandosi il lecca lecca che aveva in bocca.
-Taci, tu!- urlò Zell -E tu- proseguì poi rivolto a Quistis -Prega Hyne che
riusciamo a trovare una soluzione a questo casino! Altrimenti ti assicuro che
non la passerai liscia!-
Quistis si risentì.
-Zell, adesso stai esagerando- si intromise Rinoa, con la voce tremante
-Non...non poteva immaginare cosa sarebbe successo-
Zell si passò le mani fra i capelli, in viso un'espressione di terrore
parossistico.
-Oh, diamine, nessuno di voi li ha mai visti all'opera!- urlò, disperato -Io li
ho visti! L'ultima volta che sono stato sulla terra ferma, hanno fatto a pezzi
quello che restava della mia famiglia... Poi per fortuna qualcuno sparò un dardo
batteriologico a quella...cosa, ma quello che restava di mia madre... le sue
urla... voi non sapete! Non voglio morire in quel modo! Anche se in questa
condizione misera, io voglio vivere! Non voglio che il remnant del mio migliore
amico mi sbrani!- Irvine gli tirò un tremante schiaffo, Zell lo fissò basito
-Ci manca solo che anche tu ti faccia venire le crisi isteriche- disse, secco,
anche se il viso era pallido e gli occhi guizzavano costantemente a quello che
rimaneva di Squall, sdraiato sul pavimento -Smettila-
Zell tacque, lo fissò per un attimo -Ha-hai ragione, scusa, non..non so cosa mi
sia preso-
-Zell, mi dispiace tanto- Rinoa lo abbracciò con calore -Ma non devi avere paura
di Squall-
-Hai ragione-
Eppure la paura regnava in ognuno di loro, che, sospesi sul filo del rasoio,
osservavano la sagoma sul pavimento, attendendo con terrore che desse segni di
vita.
Tic. Fisss.
Lo fissarono : nulla.
Tic. Fisss, fisss.
Eppure era immobile. Poi la coda si mosse.
Tic. Fisss, fiss. Stchak.
La coda conficcò nel pavimento le tre punte che aveva in cima, le unghie
grattarono il piastrellato producendo un stridere insopportabile. I ragazzi si
tapparono le orecchie. Le mani artigliate avevano contratto le dita, le braccia
si sollevavano, le zampe posteriori sfregarono il pavimento stridendo. Le ali si
distesero con foga, creando una folata di vento, gli occhi come vulcani si
aprirono e sbatterono un paio di volte, producendo una sorta di ticchettio. Le
ali si raccolsero, mentre la figura, più alta e imponente di prima, si rimetteva
in piedi con l'ausilio della coda. Brandelli di stoffa e schizzi di sangue erano
sparsi dovunque. I cinque ragazzi restavano immobili, cinerei in volto, e
tremavano come foglie.
Tirò fuori la coda dal pavimento, la mosse un po'. Il mondo era più luminoso del
solito. Abbassò lo sguardo, e per un attimo il mondo parve fermarsi. La parte
sinistra di quel corpo metallico che doveva essere il suo era percorsa di quelle
venature di energia, proprio come le ferite delle ustioni, e di enormi
scanalature, come le ferite. Osservò le scanalature che correvano sulla sua
pelle, grigia e metallica, osservò le ali, la coda, il tutto nel più perfetto
silenzio e nella quasi immobilità Solo dopo si accorse degli sguardi che lo
fissavano. Incrociò quello di Rinoa, gli occhi lucidi, il volto cinereo, la
posizione rannicchiata. Lesse il terrore nei suoi occhi.
Ruggì. Un ruggito metallico che riempì la stanza e ruppe tutti i vetri, che fece
crepare l'intonaco del soffitto, e scaraventò sul pavimento quelli che erano in
piedi, atterriti. Spiccò il volo sfondando il soffitto della sala.
Le macerie crollarono addosso ai ragazzi di sotto, che grazie ad un rapido
Protect di Zell ne uscirono indenni. Rinoa si levò di dosso le gambe di Selphie,
che era stata afferrata da Irvine in tutta fretta, e si alzò, corse a fissare il
cielo attraverso il varco nel soffitto. Gli altri tacevano.
-Dobbiamo trovarlo!- disse determinata voltandosi verso gli altri
-Rinoa, è diventato un remnant- disse Zell, arreso
-No! L'ho fissato negli occhi, ho letto la delusione nel suo sguardo, quando ha
visto il mio terrore...- si mise a piangere -E' colpa mia se è scappato! Non gli
ho dato fiducia, ed ora è sparito!-
Gli altri si guardarono, corrucciati e preoccupati.
-Ne sei sicura?!- le domandò Quistis, speranzosa
-Assolutamente!-
-Rin, perdi pezzi- disse Selphie asciutta, facendo schioccare il lecca lecca.
-Eh?-
-La gamba- indicò con il bon bon
Effettivamente, la gamba di Rinoa stava perdendo diversi lembi di pelle e carne,
così come il braccio, si rese conto. La pelle era diventata cinerea, le unghie
scure sotto lo smalto chiaro. I lividi dei punti in cui erano stati infilati gli
aghi emergevano sulla pelle, il trucco ormai sparito da molto. Sotto la pelle
cominciarono a risorgere le cicatrici.
Rinoa strillò con quanto fiato aveva in gola.
-Che mi succede?!- tentò di muovere un passo ma una scarpa scivolò su un
brandello di stoffa. Cadendo malamente, nella sala echeggiò un inquietante
scrocchio. La gamba di Rinoa, palesemente rotta, aveva preso un'angolazione
orrenda.
-Ommioddio!- gemette la ragazza; il colore della pelle ormai cominciava a
sfiorare il verdognolo, i lividi erano diventati viola, le cicatrici avevano
deturpato la pelle della ragazza, e non era un bello spettacolo. Quistis, con
prontezza di spirito, le versò in bocca dell'Elisir. Pian piano tornò come
prima, senza ferite, la gamba guarita, la pelle liscia e dal colore vivace.
Rinoa però tremava come una foglia, del tutto sconvolta.
-Mi..mi...m-mi stavo...-
-Decomponendo- completò Quistis
Rinoa strillò di frustrazione: -Ma com'è possibile?!- gridò
-Evidentemente la resurrezione non è definitiva... Devi continuare ad assumere
l'Elisir per riuscire a conservare il tuo corpo in buono stato. Non ti
preoccupare, ne posso produrre quanto ne vuoi- prese il capo della ragazza e se
lo posò sulle ginocchia -Su, non preoccuparti. Come hai visto lo possiamo
risolvere, sta' tranquilla. Adesso invece dobbiamo preoccuparci di cercare
Squall-
-Dobbiamo usare la Lagunarock-
-Non c'è carburante!- obbiettò Zell -Tutto quello che abbiamo lo dobbiamo usare
per il Garden!-
-Ho io la soluzione- esordì Quistis -Ma vi avverto, non è collaudato-
-Cosa?- chiese Irvine
-E' un carburante ad alto rendimento, ma funziona solo sulle navi come la
Lagunarock-
-Bé, è la nostra ultima speranza- disse Rinoa -Ah, ricordati per favore di
prelevare una certa quantità di Elisir per me-
-Certo-
I cinque ragazzi si avviarono verso la Lagunarock, negli occhi la
determinazione, sapendo che non si sarebbero fermati fino a che non avessero
ritrovato Squall.
Atterrò su un pezzo di roccia, non sapeva dove esattamente. Probabilmente da
qualche parte attorno a Centra. Da quando Artemisia aveva scatenato la Tempesta,
Centra era la dimora preferita di ogni tipo di mostro o creatura malvagia. Si
abbandonò sulla roccia, osservando il panorama dall'alto del rilievo: qualche
lembo di terra, e poi acqua scura e tempestosa a perdita d'occhio. Le immagini
del Garden gli passarono davanti agli occhi, il terrore nei loro occhi e sui
loro volti. Scosse la testa per non pensarci. Ma non appena abbassò lo sguardo
si vide per quello che era: un mostro. Ruggì al cielo tutta la sua rabbia e la
sua frustrazione, tutto il dolore e la furia.
Poco dopo che l'eco della sua voce metallica era cessato, alle sue spalle
comparve un gigantesco insetto a sei zampe, con due chele davanti alla bocca e
un coda simile a quella di uno scorpione. Faceva uno strano verso, molto
aggressivo, che si sarebbe potuto definire mugghiare, e sembrava che la cosa
fosse diretta a lui. L'insetto si avvicinò, battagliero ma circospetto,
emettendo quel verso a volume sempre più alto. Lui inizialmente non lo badò, ma
dopo un poco il verso si fece talmente assordante ed insistente che perse la
pazienza. Scattò in piedi sulle zampe artigliate, gonfiò i polmoni e aprì le
braccia e le spalle, e ruggì contro il nuovo arrivato, imponente e feroce.
L'insetto fece qualcosa di simile ad un guaito e si levò di torno caracollando
giù per la montagna nella fretta di scappare. La cosa lo stupì parecchio.
Diversi altri mostri passarono di lì entro breve, ma tutti si tennero alla larga
da lui e si guardarono bene dal provocarlo. Infine, dall'alto scese una creatura
alata, una specie di drago dal collo particolarmente lungo e le zampe e la coda
metalliche, e atterrò vicino a lui, piuttosto incurante. Emise alcuni versi
strani, mentre con i denti si liberava di alcune scaglie. Ebbe il serio dubbio
che si trattasse di qualcosa di senso compiuto.
-Ho detto- disse ad un tratto il drago -Che diamine ci fai qui-
Squall sobbalzò -Cosa?!-
-Come hai fatto ad arrivare su un'isola, Stigeo?-
Si rammentò in quel momento che gli Stigei non potevano volare oltre i bacini
d'acqua.
-Lasciamo stare- rispose secco, e si volse, rimproverandosi per aver degnato di
attenzione il Demone Dragonide, per come l'aveva riconosciuto.
Il Dragonide gettò l'occhio ai pantaloni malridotti che il ragazzo indossava.
Sbarrò gli occhi da rettile e per poco non si soffocò con una scaglia -Che
diamine ci fai con dei vestiti?!- sottolineò la parola "vestiti" come se fosse
la più immonda lordura del mondo
-E' meglio se lasci stare anche questo, mi sa-
-Brutta giornata?-
-Orrenda- Squall sgranò gli occhi di metallo fuso -Ma, aspetta un momento! Io
sto parlando con un Demone Dragonide!-
-E allora? Ho capito che voi Stigei non siete molto loquaci, ma non mi pare il
caso di farne un dramma!-
-Bé, comunque sono qui perché posso volare sopra il mare- disse, laconico e
scorbutico
-Accidenti! Sei fortunato! Non so se sia l'adattamento o cosa, ma ti è andata di
lusso! Sarai il primo Stigeo a poter sbranare gli isolani! Ti vedo di cattivo
umore- proseguì poi, indagando -Sei passato da Esthar?-
-Mh, diciamo che non mi piacciono gli umani-
-Se è per questo non piacciono a nessuno, da queste parti! Non fanno altro che
cercare di ucciderci-
-Noi cerchiamo di mangiarli!- si rese conto di essersi incluso nel "noi"
-Bè, ma non è mica cominciata così, sai? Mi sembri giovane, potresti non
saperlo. Quando noi siamo arrivati qui, sono stati gli umani ad attaccarci per
primi-
-Cosa?!- Squall si voltò di scatto verso il Dragonide
-Proprio così! Ah, me lo ricordo come fosse ieri! Gli umani vennero a
sterminarci con eserciti armati di tutto punto, senza alcun motivo-
-Dovevano averne uno-
-Nessuno, ti dico!- si accalorò il Dragonide -Ci attaccarono senza nessun
motivo, e poi ci accusarono di essere assassini quando ci difendemmo. Da quel
giorno è guerra aperta, e quando li vediamo li mangiamo. Questa- indicò con un
artiglio lo sfregio che gli segnava tutto il muso, un taglio profondo -me lo
fecero il mio primo giorno qui-
Squall osservò con attenzione la ferita, poi si passò la mano destra sul braccio
sfregiato.
-Vedo che anche tu hai delle ferite di guerra. Devi essere uno importante-
-Eh?-
-Non dirmi che sei un Solitario-
-Non so di che parli- disse Squall interrogativo
-Bé, più cicatrici hai più sei ammirato e importante, non lo sai? Penso che se
ti trovassi una tribù saresti il capo-
-Dici sul serio?-
-Ehi, mi è venuta una bella idea. Qui a Centra sei il primo Stigeo. Che ne dici
di capeggiare i mostri di qui?-
-Ma che sta dicendo?!-
-Insomma, mi pare tu abbia la stoffa per...- dei versi convulsi e disperati più
in basso attirarono l'attenzione dei due. Una mandria di mostri impazziti passò
loro accanto, fuggendo verso l'interno delle montagne.
-Ma che succede?!- chiese Squall
-Soldati di Esthar- replicò corrucciato il Dragonide -Stanno cercando di
riprendersi la zona, così ogni tanto fanno qualche incursione e ci sterminano un
po'-
-Ma perché?! Non gli abbiamo fatto niente!-
-Oh, non importa, tanto qui non c'erano Stigei a fermarli. Non avranno nemmeno
le armi batteriologiche. Però dato che ci sei tu...- gli fece un sorriso di
incoraggiamento -Non vuoi salvare qualche povero innocente?-
Squall osservò attentamente i musi spaventati dei mostri che gli passavano a
qualche metro di distanza, in fuga precipitosa, e vi lesse lo stesso terrore che
animava gli umani innocenti.
-Mi dai una mano a rompere qualche arto esthariano, allora, Stigeo?- chiese il
Dragonide
La furia crebbe dentro di lui -Eccome!-
Entrambi spiccarono il volo con rapidità disumana e si diressero a est. Dopo
pochi secondi intravidero i soldati di Esthar, armati di mitragliatori e spade.
Scesero in picchiata e atterrarono.
Squall si mise a quattro zampe e ruggì con quanto fiato aveva in corpo. I
soldati si fermarono all'improvviso, e sbiancarono.
-U-un Demone Stigeo!- urlò uno stramazzando a terra -Uccidiamolo prima che che
ci sbrani!-
-Non abbiamo il batterio!-
-Tentiamo!-
Le mitragliatrici fecero fuoco, ma i proiettili rimbalzarono sulla pelle
metallica di Squall, che ruggì ancora.
-Fate fuori quella bestia schifosa!- ordinò il caposquadra
Un soldato dalle retrovie estrasse un bazooka. Il missile centrò Squall in
pieno, spedendolo all'indietro per diversi metri. Il Dragonide lo soccorse.
-Tutto bene?- chiese, preoccupato
-Sì, non preoccuparti- scosse la testa per riprendersi dallo stordimento.
All'improvviso le venature presero a lampeggiare, e la luce che emanavano
divenne più fievole
-Devi mangiare-
-Cosa?-
-Stai esaurendo le energie, devi mangiare. Se non mangi della carne fresca a
breve resterai troppo debole anche solo per cacciare-
I soldati spararono loro addosso di nuovo. La rabbia si stava gonfiando dentro
di lui, e non la trattenne -So già cosa mangiare!- ruggì, piombando verso i
soldati, che avevano invano tentato di attrezzarsi per fermarlo. Trafisse il
primo con gli artigli, inchiodandolo a terra, e quando il sangue gli schizzò sul
volto perse ogni capacita cognitiva. Al secondo soldato portò via la testa con
un morso, mentre un terzo finì infilzato dalle punte della coda. Con le fauci
che grondavano sangue, si gettò infine verso gli altri due, ad uno tagliò la
testa con le lame della coda, il secondo invece finì direttamente sbranato: gli
aprì il ventre e ingerì gli organi interni in pochi bocconi. Subito la
luminosità delle linee divenne molto più marcata.
-Davvero ben fatto, sai combattere alla grande-
Squall si riprese che era ancora chino sulle viscere smembrate del soldato. Fu
sul punto di rimettere, poi si rese conto che la cosa non gli sembrava poi così
sbagliata. Era a quattro zampe sul cadavere, e quando lo osservò di nuovo non si
fece scrupoli, e ne morse via altri pezzi. Il casco ne nascondeva il volto.
-Avevi fame, eh!-
-Shì- rispose bofonchiando Squall, mentre masticava. Sputò un pezzo di stoffa.
-Ecco perché i soldati è meglio evitarli!- rise il Dragonide -Sono pieni di
stoffa e metallo-
Squall per tutta risposta masticò il pezzo d'acciaio che gli capitò tra la
fauci, e lo inghiottì.
-Ah, mi dimentico che voi Stigei mangiate il metallo!- sorrise il Dragonide
Squall per tutta risposta dispiegò le ali e allungò all'indietro una delle zampe
posteriori, poi l'altra. Dopodiché si rimise in piedi sgranchendosi le spalle.
-E' scomodo stare a quattro zampe- constatò
-Per voi Stigei abbastanza, ma ti ci abituerai. Ma da dove salti fuori, tu? Non
Sembri uno Stigeo-
-Sono...nato da poco- rispose Squall evasivo
-Ah, adesso capisco! Bé, se hai voglia di sopportarmi posso farti da mentore,
anche se non sono uno Stigeo- il Dragonide si distese a terra, sbadigliò, e
poggiò la testa sulle zampe anteriori -Mh?-
-Grazie- disse semplicemente Squall
-Dovremmo trovarci un posto dove dormire- disse dopo qualche secondo il rettile,
ad occhi chiusi -Sta per calare la sera-
Squall osservò l'ovest ad istinto, e si accorse che effettivamente il sole stava
per tramontare.
-Hai suggerimenti?- chiese al Dragonide -Io non sono pratico di qui-
-Penso che la piccola caverna sotto la sporgenza dove eravamo prima andrà più
che bene- si alzò pigramente e spiccò il volo, Squall lo seguì. Lo condusse fino
allo sperone di roccia dove si erano incontrati, e poi scese in picchiata fino a
superarlo, e si infilò in un varco nella parete a strapiombo. Squall entrò poco
dopo: la caverna sotterranea era ampia confortevole, fresca e buia, ma lui
vedeva come fosse pieno giorno.
-Trovati una bella stalattite, ragazzo- disse il Dragonide
Squall si chiese come mai avesse detto una cosa del genere. Poi si rese conto
che l'istinto lo spingeva ad appollaiarsi al soffitto a testa in giù, per
dormire. Allora capì. Spiccò un balzo e si aggrappò alla roccia con le zampe
anteriori, poi alzò quelle posteriori, infine si lasciò penzolare, osservando il
Dragonide.
-Domattina mi dirai perché diamine porti dei vestiti- sorrise il Dragonide -se
ne avrai voglia. Ti avverto che sono molto curioso, e ti tormenterò per
saperlo!- rise -A proposito, ragazzo, dalle mie parti mi chiamano Draco-
-Io sono Squall- rispose
-Il piacere è tutto mio, Squall- replicò Draco con tono paternalistico -Ora
dormi, ragazzo, domani avremo di che discutere e il nostro bel daffare- ciò
detto, poggiò il capo sulle zampe anteriori incrociate
Squall si avvolse le ali intorno al corpo e chiuse gli occhi.
Rinoa sbattè i pugni contro lo scafo della nave.
-Non è possibile!- si disperò -Ormai è il tramonto, com'è che non lo abbiamo
ancora trovato! Siamo a corto di carburante, ormai!-
-Calmati, Rinoa- disse Quistis, cercando di placare la furia della ragazza -Lo
troveremo. Siamo vicini ad Esthar, chiediamo aiuto al presidente Loire-
-Buona idea!- assentì Irvine
Virarono verso Esthar e Irvine accese la radio.
-Avioporto cittadino di Esthar, qui Lagunarock, chiedo il permesso di atterrare-
-Qui avioporto cittadio di Esthar- rispose l'altoparlante della radio
-Identificati Lagunarock: quanti passeggeri siete e da dove venite-
-Che storie! Siamo in cinque, veniamo dal Garden di Balamb. Siamo SeeD-
-Favorisci i codici di licenza SeeD-
-Irvine Kinneas, codice licenza 897333, Qustis Trepe 675348, Rinoa Heatilly,
codice onorario 010101, Zell Dincht 387493, Selphie Tilmitt 907362-
-Stiamo verificando i dati, attendi-
Pochi secondi dopo la voce riprese -Dati verificati. Potete atterrare-
La nave atterrò all'avioporto di Esthar. Non appena furono scesi, alcuni soldati
esthariani li accolsero con calorosi inchini e sguardi adoranti; i cinque
relitti dei ragazzi che erano una volta, però, si vergognarono soltanto di
essere fissati in quel modo.
-Benvenuti, Eroi- saluto un esthariano che sembrava di grado più alto.
-Sì, sì, salve- disse Irvine con sufficienza, il braccio invalido appoggiato
inerte lungo il fianco
-Siamo lieti di ricevervi- disse teso il soldato
-Desideriamo conferire con il presidente Loire-
-Non ce n'è bisogno- disse una voce dalle retrovie -Sono già qui-
-Presidente Loire!- esclamò Quistis, riconoscendone la voce
Da dietro i soldati emerse Laguna, il volto giovanile, forse anche più di due
anni prima. Ma quando la sagoma emerse completamente, fu evidente il braccio
bionico che aveva rimpiazzato quello destro.
-Per Hyne, presidente...- Rinoa si portò le mani alla bocca
-Ah, questo?- ci diede una pacca affettuosa con la mano sana -Se n'è andato in
uno dei primi scontri con gli Stigei. E sono stato anche fortunato!- sorrise -Ma
permettemi di darvi il benvenuto!- li abbracciò uno per uno, anche se ai ragazzi
il braccio metalli faceva una discreta impressione.
-Vogliamo dirigerci verso un luogo più tranquillo?- li condusse con sé nelle
sale interne private dell'avioporto, e li fece accomodare.
-Ditemi, sarò ben lieto di aiutarvi-
-Presidente, stiamo cercando Squall- disse Quistis sbrigativa, la preoccupazione
nella voce -E' sparito in circostanze misteriose, e dobbiamo assolutamente
ritrovarlo- spiegò, evitando diverse verità scomode -Siamo riusciti a rimettere
in moto la Lagunarock, ma non solo abbiamo terminato il carburante: la nave è
stata in disuso per troppo tempo. Non terrebbe ancora a lungo, e noi non abbiamo
tempo per fare le riparazioni che servono-
-Vi metterò volentieri a disposizione uno dei miei ricognitori personali. Per il
carburante...-
-Ci penserò io, se permettete- lo interruppe Quistis -Voi procuratemi i reagenti
da una lista che compilerò, e io produrro carburante per ventiquattr'ore di volo
interrotto in sole 3 ore-
-Magnifico! Ma com'è possibile?-
-E' una formula concentrata. Potrei mettervela a disposizione, ma ho il dovere
di chiedervi in cambio alcune provviste per il Garden-
-Certamente! Sarebbe da folli pretendere una simile formula gratis! Avrete tutto
ciò che vi serve, basta che chiediate. Ora, perfavore, permettemi di offrirvi un
pasto caldo e un letto- sorrise e li condusse via con sé, verso la città, lungo
i canali di trasporto elitari di Esthar, gli unici ancora in funzione. Ben
presto furono nei suoi alloggi privati.
-Fate come se foste a casa vostra! Io vado a farvi preparare la cena- si
allontanò
-E' andata a meraviglia!- constatò Selphie saltellando, e facendo di conseguenza
girare gli occhi sia a Irvine che a Zell, vista la generosa scollatura.
-Selphie!- la sgridò Quistis -Moderati!-
-Uff-
-E adesso?- chiese Rinoa, che non riusciva più a trattenere l'ansia -Dobbiamo
sbrigarci a riprendere le ricerche! Potremmo non trovarlo più se tardiamo!-
-Intanto bevi questo- Quistis le allungò una boccetta di IperElisir, come lo
aveva chiamato sbrigativamente. Rinoa bevve e restituì la boccetta.
-Dobbiamo per forza attendere l'alba. Ti ricordo che di notte i Demoni si fanno
più audaci-
-Hai ragione...ma non riesco a starmene qui con le mani in mano! Non riesco a
non pensare a cosa potrebbe succedergli, solo e depresso, sperduto da qualche
parte...- la ragazza trattenne a stento le lacrime -Per colpa mia...-
-Non è colpa tua- disse ferma Quistis, con tono di conforto
-Sì che lo è!- urlò lei, schivando il tentativo di Quistis di abbracciarla -Ho
avuto paura di lui, l'ho abbandonato, anche se per un solo momento!-
Nessuno seppe replicare.
-E' meglio se andiamo a cenare e poi a dormire...- disse Zell -Domattina saremo
più lucidi-
-Hai ragione...-
Si recarono a cena, e il pasto riscaldò i loro cuori. Era proprio vero: Esthar
era l'unica città rimasta dove si potesse mangiare bene. Rimasero svegli per
diverse ore, assistendo Quistis nei procedimenti chimici per creare il
carburante. Ma, stranamente, lei stava lavorando a qualcosa di diverso. Quando
questo fu pronto, fatto interamente da loro, Quistis stava ancora lavorando.
-Quistis, che stai facendo?- chiese Irvine
-Ssh!- rispose, presissima, l'alchimista; si sentì uno sbuffo di fumo, poi in
mano alla ragazza si intravide un'enorme ampolla piena di un liquido
lattiginoso.
-Finito!- esclamò, in volto un'espressione soddisfatta
-Ok, ma che cos'è?- chiese stizzito Irvine
-E' per Squall- sorrise la ragazza, al settimo cielo -E' un siero genetico
destabilizzante: servirà a rendere instabili gli alleli che il siero mutagento
ha alterato. Dopodiché basterà introdurre una qualsiasi cellula con del DNA
nell'organismo, e gli alleli corrispondenti del nuovo codice genetico
sostituiranno quelli vecchi-
-Ossia tornerà normale?- chiese Rinoa speranzosa
-Sì. Inoltre fa moltiplicare le nuove cellule vive: potenzialmente è in grado di
resuscitare un morto- sorrise l'altra
-Magnifico!- Rinoa le saltò al collo abbracciandola
-Qui dentro ci sono tre dosi complete, adesso lo confezionerò- in pochi secondi
tre fiale furono riempite con il liquido e sigillate.
-Adesso possiamo andare a dormire-
Dormirono per poche ore, per ripartire all'alba. Furono scortati all'avioporto
da un corpo di guardie, e si imbarcarono sul ricognitore esthariano.
Zell si mise al posto di pilotaggio, e la nave decollò.
-Prossima destinazione?- chiese Zell
-Tentiamo a Centra- disse Rinoa -Da quando è scesa la Tempesta è un posto molto
solitario. Potrebbe essere andato lì-
-Molto bene-
Il ricognitore puntò verso Centra e partì alla massima velocità.
Squall si svegliò che la luce del sole già filtrava nella grotta. Si sentiva
davvero riposato, come non gli succedeva da mesi. Draco però era sparito. Scese
a terra con un balzo piuttosto rumoroso, e si stiracchiò in maniera simile ad un
gatto.
-Non sei affatto mattiniero, ragazzo- disse la voce del Dragonide; Squall però
non lo vedeva. Poi, all'improvviso, qualcosa gli balzò addosso da dietro,
buttandolo a terra. Usò le ali per scaraventare lontano l'assalitore. Sentì un
ruggito soddisfatto alle proprie spalle.
-Sei poco pronto, ma hai il gusto dell'improvvisazione!- rise il Dragonide -Mi
piace!-
Squall sorrise -Usciamo?- chiese
-Naturalmente-
Con sua somma soddisfazione, Squall si accorse che le venature sul suo corpo
erano anche più luminose del giorno prima.
-Dormire ti ha fatto bene, ragazzo- disse Draco sorridendo
Squall assentì -Che facciamo?-
-Qualche lezione di volo? Mi sembri scarso- ciò detto si gettò in picchiata nel
canyon a strapiombo sotto di loro.
-Ehi!- Squall lo seguì all'istante, ma quando furono vicini al fondo, il
Dragonide virò di novanta gradi verso sinistra. Squall tentò, ma sfiorò la
roccia con gli artigli.
-Queste manovre ti serviranno, quando dovrai schivare un ricognitore esthariano!-
gli disse il Dragonide, ridacchiando -Vedi di impararle!- Squall gli balzò in
spalla dopo un rapido colpo d'ali, e gli si sedette addosso a gambe incrociate.
-Cosa ne pensi, adesso?-
Il Dragonide finse di stare per stramazzare di fatica -Diamine, mi vuoi
uccidere, pesi una tonnellata!- rise facendo finta di ansimare -Comunque non
male, buono per sventrare l'acciaio di una nave volante. Devi sapere usare le
unghie, però!- rise, poi se lo scrollò di dosso. Squall aprì le ali e si lasciò
strattonare dall'aria. Fissò i brandelli di pantaloni che ancora indossava. Le
ultime vestigia della sua umanità. Li lacerò e lasciò che i brandelli volassero
via nel vento.
-Te ne liberi?- chiese Draco, non senza sarcasmo
-Sto molto meglio così!-
-Ora sì che ti riconosco come uno Stigeo! Andiamo!-
Volare era davvero la sensazione più fantastica del mondo. L'aria che soffiava
sulla pelle, le piroette, i panorami spettacolari, il poter sentire sue le ali.
Volare senza uno scafo intorno era... indescrivibile. Per diverso tempo si
lasciò trasportare dalle correnti d'aria insieme a Draco, che gli insegnava
tutte le tecniche di volo più utili e impossibili: virate, picchiate, frenate,
posizioni che favorivano l'attacco.
Ad un tratto, però, udirono il rumore di un motore.
-Che cos'è?- chiese Squall al compagno di volo
-Un ricognitore esthariano. Che dici, ci divertiamo un po'?- sorrise con fare
diabolico
-Non me lo faccio ripetere!- i due piombarono sul ricognitore in pochi minuti.
Squall si gettò sul tetto con una manovra che Draco gli aveva appena insegnato,
mentre il Dragonide sputò fuoco contro il timore, facendolo esplodere. La nave
cominciò a sobbalzare.
-Tanto per rendermi il lavoro più semplice!- scherzò Squall
-Se non è difficile che divertimento c'è?-
Squall iniziò a sventrare il tetto della nave ruggendo.
Blang.
-Abbiamo qualcosa sul tetto!- esclamò Zell; qualche secondo dopo il timone
esplose
-Ma che diamine è?- chiese Irvine irritato, caricando la shotgun e puntandola al
soffitto.
Zell guardò i vari schermi sul piano comandi -Un Dragonide e uno Stigeo- si
sentì un orrendo stridio di metallo lacerato -E lo Stigeo ci sta facendo a pezzi
il tetto-
Irvine caricò una delle canne con l'arma batteriologica di Esthar, e fece fuoco
contro la lamiera divelta, che ora, anche se solo per una frazione, lasciava
intravedere il nucleo delle linee che percorrevano il corpo del demone. L'ago
colpì, ma si spezzò, in cambio la siringa esplose, e il batterio si sparse. Lo
Stigeo però non sembrava indebolirsi, e continuava a sbranare il tetto.
-Ma che diamine?- l'ago lo centrò in pieno petto, però si ruppe. Poi la siringa
esplose. L'arma batteriologica di Esthar contro i Demoni Stigei. Ma,
inaspettatamente, non fece alcun effetto.
-Ragazzo, ti davo per morto!- disse Draco, sollevato -Come hai fatto?-
-Adattamento!- urlò lui, gettandosi dentro l'apertura che era ormai abbastanza
grande da lasciarlo passare.
Atterrò ruggendo ferocemente, in posizione da combattimento.
Quistis e Rinoa si girarono terrorizzate al sentire quel verso metallico.
-Come diavolo fa ad essere ancora vivo?!- chiese Irvine spaventato e irritato
Stava a quattro zampe, e ruggiva contro di loro a volume assordante, mostrando
la fauci in grado di masticare perfino l'acciaio come caramelle.
-Siamo spacciati!- urlò Quistis
Poi lo Stigeo si erse in tutta la sua altezza, gonfiando il torace metallico per
ruggire ancora. Tutta la parte sinistra del corpo era percorsa di venature più
sottili e più vicine tra loro. Proprio come...
-Squall!- Rinoa fissò lo Stigeo con attenzione: non una parvenza di umanità si
poteva scorgere all'esterno, i denti erano macchiati di sangue, gli occhi
bruciavano di ferocia, i vestiti non c'erano più, lasciando scoperto l'inguine,
apparentemente privo di genitali -Squall!- la ragazza urlò, disperata, dato che
sembrava che la creatura stesse per assalire Irvine, che ancora aveva la shotgun
in mano. Lo Stigeo si volse verso di lei, la fissò negli occhi, ma Rinoa a
malapena riconobbe lo Squall che aveva conosciuto: in quegli occhi leggeva solo
istinto ferale e spirito selvaggio, ferocia e libertà. Bramò di riuscire un
giorno ad avere lo stesso sguardo negli occhi.
Irvine sparò, centrando il nucleo nel petto di Squall, che ruggì, volgendosi
verso Irvine.
-No!- urlò lei, certa che lo avrebbe fatto a pezzi
Squall piombò su Irvine, quasi schiacciandogli la carotide con una zampa, e lo
buttò a terra -Ringrazia che sei mio amico o ti farei a pezzi- gli ringhiò
gemendo; Irvine, che non si era accorto di avere davanti l'amico, sbiancò.
-Oh, Hyne! Perdonami!-
Nessuno si accorse che, all'impatto con il liquido denso, il proiettile ne aveva
fatto sollevare uno schizzo. Lo schizzo arrivò fino al tavolo delle provette,
posandosi sul tappo di sughero e sul collo di una delle fiale di ricombinante
genetico. Pulsava leggermente.
Rinoa si rese improvvisamente conto che non avrebbe potuto resistere a lungo in
quelle condizioni. Costretta ad assumete Elisir per non cadere a pezzi, con
Squall in quello stato... Voleva ricominciare daccapo. La sua fragile mente,
provata dalla lunga agonia, stava per cedere. Voleva ricominciare, voleva un
corpo nuovo. Le sarebbe bastata una qualunque cellula umana. Adocchiò le due
fialette di genoma umano che erano state preparate per Squall. Ne afferrò una e
ne inghiottì il contenuto dopo essersi poggiata il vetro alle labbra. Nessuno la
vide nella confusione.
Squall intanto si era rialzato e si era allontanato da Irvine, nonostante stesse
ringhiando di sottecchi.
-Squall?- chiese Quistis, titubante
Squall le ringhiò in risposta, facendola sobbalzare.
-O mio dio!- esclamò la ragazza, sconvolta -Ma come ti sei ridotto?-
-Come mi pare. Non mi pareva moriste dalla voglia di tenermi con voi- disse,
acido
-E' stato solo un momento!- Rinoa si tuffò in mezzo a loro, e abbracciò Squall
senza esitazioni; rabbrividì al contatto con la pelle gelida -Ti amo troppo, non
potrei mai abbandonarti!-
Squall rimase interdetto. Poi Draco si affacciò al buco nel tetto.
-Ragazzo, che combini?- rimase stupefatto nel vedere la ragazza abbracciata a
Squall -Ma cosa...?- un proiettile schivò di poco il suo muso
-Draco, vattene! Ti uccideranno!-
Squall stava facendo dei versi in direzione del Dragonide: poi, all'improvviso,
si volse e fece abbassare a forza la pistola ad Irvine.
-No!- ringhiò, non riuscendo a parlare correttamente -Non lo fare!-
-E' un Demone Dragonide! Dobbiamo ucciderlo!-
-Ti piacerebbe- disse Squall furibondo, sempre mescolando versi alle lettere -se
venissi a casa tua e ti sparassi quando cerchi di difenderti?-
-Ma che dici?- Irvine lo guardò come se fosse matto -I mostri vanno uccisi!-
-Hai cercato di uccidere anche me!- ruggì
-Non sapevo che eri tu!-
-Guardami!- ruggì, costringendolo a fare qualche passo indietro; Irvine distolse
lo sguardo -Guardami!- ripeté; Irvine si volse a fissarlo -Ho qualcosa di umano?
Cosa mi distingue da un mostro qualunque? Mi uccideresti!-
-Non oserei!-
-Nemmeno se ti dicessi che ho sbranato dei soldati di Esthar?- qui sul volto di
Squall si dipinse un ghignò ferino, mentre il Dragonide da fuori faceva una
faccia perplessa
-Hai fatto cosa?!-
-Hanno cercati di farmi fuori-
-Erano esseri umani!-
-Hanno cercato di uccidermi!-
-Avranno avuto un motivo-
-Lo stesso che hai tu!- ruggì, deluso e furente -E si sono meritati la fine che
hanno fatto!-
-Come puoi dirlo? Tu eri uno di noi!- gli altri tacevano, e sbiancavano parola
per parola mentre, Irvine impegnato a discutere e apparentemente ignaro, si
rendevano conto che nulla avrebbe impedito a Squall di sbranarli, non le parole
né niente altro.
Ad un tratto Rinoa stramazzò a terra, urlando e gemendo.
-Rinoa!- Quistis le fu subito accanto, ma si scansò non appena riconobbe le
convulsioni delle ricombinazione genetica -Rinoa! Cos'hai fatto?!-
La ragazza continuava ad avere le convulsioni. Poi, quando queste smisero, prese
a contorcersi come se dei serpenti le si stessero arrampicando sotto la pelle.
Dai piedi fin sul torace presero a salire delle venature gialle e luminose, e
allo stesso tempo la pelle divenne prima grigia, poi dura e metallica. Le
venature formarono un centro all'altezza del cuore, al centro del torace, per
poi salire lungo il viso. Quando giunsero agli occhi anch'essi divennero come
lava fusa, e poi i capelli mutarono diventando simili a cavi di metallo, animati
come serpi. Rinoa sanguinò dalla bocca mentre le due file di zanne le
spuntavano, e poi le unghie di mani e piedi si allungarono, la coda corazzata e
dotata di tre lame lacerò i vestiti, le gambe cambiarono forma mentre le ossa si
riassestavano scricchiolando e provocandole un enorme dolore. Infine, gemendo,
la ragazza si girò prona, per lasciar vedere agli altri la massa animata
crescere sopra le sue scapole, per poi lacerare la poca pelle umana ancora
rimasta e manifestarsi in un enorme paio d'ali. I vestiti furono lacerati
miseramente, le unghie che grattavano il pavimento della nave produssero uno
stridio assordante. Finalmente la ragazza giacque esausta, ansimando ad occhi
aperti. Perfino Squall si era fermato a fissarla.
-Rinoa!- Quistis si precipitò da lei -Tutto bene?-
Rinoa si alzò sulle sue nuove zampe, si osservò attentamente, mosse un po' la
coda, le ali, facendo attenzione a non urtare nessuno. Chiuse gli occhi e sentì
il cuore battere. Era viva. Viva e libera. Avrebbe potuto avere negli occhi lo
stesso sguardo di Squall.
-Mai stata meglio!- rispose con voce metallica: la sua mente aveva ceduto
-Ma.. come?! Adesso ti riporto normale- disse Quistis liquidandola, e si diresse
verso le fiale, ma Rinoa la bloccò
-No! Non ti permetterò di privarmi di questo! E non ti permetterò di toglierlo
neanche a lui!-
Frantumò tutte le fiale.
-Cos'hai fatto! Non potrai tornare normale per molto, e nemmeno Squall!-
-Non ci importa, lo capisci?!-
Il Dragonide disse: -Ragazzo, tu mi devi qualche spiegazio...- venne interrotto
da un proiettile, che riuscì a schivare per un pelo: Irvine aveva riprovato a
fare fuoco, approfittando della distrazione di Squall. Squall si volse
immediatamente verso di lui.
-Ora basta!- ringhiò, piombandogli addosso. Gli infilò gli artigli in gola.
Irvine rantolò qualche istante prima di chiudere gli occhi.
Rinoa rimase sconvolta, ma anche ammirata. Quale scatto, quale potenza...
-Rinoa!- chiamò lui; lei si volse -Cos'hai fatto?-
-Non mi interessa- gli si gettò fra le braccia, e il seni metallici produssero
un rumore tintinnante quando i due corpi si incontrarono. Gli altri sulla nave
erano terrei.
-Addio- disse Squall in modo poco chiaro, e volò fuori dal foro sul tetto,
gridando a Draco di venire.
-Mi devi qualche spiegazione- disse il Dragonide, corrucciato -E direi anche
grossa-
-Le avrai- disse, tendosi stretta contro Rinoa. Ad un tratto la ragazza si
staccò e prese a volare per conto suo
-Chi è quella?- gli sfuggì un sorriso sornione
-La mia compagna- rispose Squall
-Non so cosa sia successo lì dentro...-
-Ho chiuso con il mio passato, tutto qua-
Il ricognitore precipitò poco lontano. Nemmeno vi badarono.
-Ne sei sicuro?-
-Sì- si volse a fissare i resti del ricognitore sparsi sul terreno molto al di
sotto di loro
-Ho sempre saputo che c'era qualcosa di umano in te- disse il Dragonide -Ma non
mi importa-
-Non lo vuoi sapere?-
-Va bene così, ragazzo- sorrise -Sei un ottimo allievo, ti sei trovato una
compagna coi fiocchi- fissò la Stigea che volava -E che vola niente male, e hai
tutta l'intenzione di restare. Non chiedo di meglio-
-Rinoa!- chiamò Squall
Stridendo felice la Demone gli si avvicinò, e mantenne la sua velocità per
ascoltarlo.
-Hai fame?- chiese, notando le venature di lei un po' spente
La ragazza fece di sì con la testa. Poco più avanti un ricognitore estahriano
entrò nella loro linea di volo.
Le tre creature si gettarono stridendo di gioia sulla preda, che già si
preparava a fare fuoco contro di loro, prospettandosi un ottimo pasto di lì a
breve.
Il rumore di metallo lacerato riempì l'aria, i ruggiti annullarono il rombo dei
motori.
Il sangue scorse nella fauci dei due innamorati, che si trovarono per la prima
volta a condividere una sensazione simile. Volarono via abbracciati,
condivindendo qualcosa di nuovo e appassionato, e negli occhi di entrambi non vi
era parvenza di umanità, solo qualcosa di ferino che a qualunque umano sarebbe
sempre sfuggito.
FINE